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Sul voto alle europee del 26 maggio

27 Maggio 2019
europee


Le elezioni europee segnano complessivamente, al di là delle specificità nazionali, l'indebolimento dei partiti tradizionali PPE e PSE, a vantaggio o delle destre reazionarie (Gran Bretagna, Francia, Italia) o dei cosiddetti partiti verdi, che conoscono quasi ovunque una forte affermazione (a partire da Germania e Francia). Le formazioni a sinistra delle vecchie socialdemocrazie registrano ovunque una flessione o marginalizzazione. È un dato d'insieme che riflette l'arretramento dei livelli di mobilitazione e coscienza della classe lavoratrice, di cui portano primaria responsabilità i gruppi dirigenti della sinistra politica e sindacale, in ogni paese, e su scala continentale.

In Italia questo scenario europeo conosce la traduzione peggiore.
Il governo reazionario M5S-Lega stabilizza complessivamente il proprio consenso, mentre il ribaltamento dei rapporti di forza tra Lega e M5S premia la componente più reazionaria del governo stesso. Lo sfondamento della Lega di Salvini attorno alla bandiera “legge e ordine” e alla esibizione del rosario (Dio, Patria, Famiglia) ha una dimensione nazionale impressionante. Il netto rafforzamento di Fratelli d'Italia completa il quadro. A sua volta, il PD liberale di Zingaretti ha fatto leva sulla contrapposizione a Salvini per recuperare settori di elettorato di sinistra allontanati dal renzismo e rilanciare una prospettiva di ricomposizione del centrosinistra sotto la propria egemonia. La pesantissima sconfitta del M5S, con perdita elettorale in tutte le direzioni (Lega, PD, astensione in particolare al Sud) è la risultante di questa dinamica generale.
Il governo Conte è per un verso rafforzato dal voto, ma per un altro è minato dall'obiettivo restringimento dello spazio negoziale tra M5S e Lega.

A sinistra del PD, si registra la clamorosa débâcle della lista La Sinistra, che ha subìto il duplice effetto del voto utile contro Salvini andato al PD e dell'attrazione della lista Verde a livello di opinione. La rimozione del riferimento classista, le perduranti compromissioni col PD (nelle amministrazioni locali), la compromissione continentale della bandiera di Tsipras sotto il peso delle politiche di austerità, hanno indebolito la linea di demarcazione della sinistra riformista dalla borghesia liberale e dall'ambientalismo progressista. Il voto ha registrato questo fatto. Mentre il PC stalinista di Marco Rizzo ha capitalizzato abusivamente il richiamo comunista in settori di avanguardia, nel momento stesso in cui le leggi elettorali reazionarie hanno impedito la presenza del Partito Comunista dei Lavoratori.

Lo scenario italiano ripropone una volta di più due esigenze complementari.

La prima è la ricostruzione e rilancio di una opposizione di classe e di massa che possa unificare le lotte di resistenza (sociali, antirazziste, antifasciste, femministe, ambientaliste) contro la deriva reazionaria in atto e dare ad esse una rilevanza politica. Contro ogni logica di frammentazione, occorre lavorare in ogni sede per il fronte unico contro la reazione, a partire dall'ingresso sulla scena del movimento dei lavoratori, su base di massa, attorno a una propria piattaforma di lotta riconoscibile. Gli appelli congiunti di CGIL-CISL-UIL con Confindustria a favore dell'Unione Europea, la revoca confederale dello sciopero della scuola del 17 maggio, sono stati non solo un tradimento delle ragioni del lavoro ma un regalo politico al governo e a Salvini. Solo la ricostruzione di un fronte sociale di massa può alzare un argine contro le forze reazionarie. Solo l'esperienza di una lotta generale può liberare i lavoratori stessi dall'influenza delle suggestioni populiste.

La seconda esigenza è la costruzione di un partito indipendente dell'avanguardia di classe attorno a un programma anticapitalista e rivoluzionario. Un partito che sappia trarre un bilancio dell'esperienza fallimentare delle sinistre riformiste, che rompa con ogni pratica o progetto di compromissione coi partiti liberali borghesi, costruisca in ogni lotta la prospettiva della rivoluzione e del governo dei lavoratori, quale unica vera alternativa. Proprio la radicalità della deriva reazionaria richiama la necessità di una alternativa radicale al capitalismo, alla sua crisi, alla sua barbarie. I settori d'avanguardia non hanno bisogno dell'ennesima riproposizione di cartelli riformisti senza futuro, o di finzioni movimentiste, o delle cariatidi ideologiche dello stalinismo. Hanno bisogno di un partito di classe rivoluzionario. La costruzione controcorrente del PCL si muove ostinatamente in questa direzione.

Marco Ferrando

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