Dalle sezioni del PCL

Ricordando l'eroica figura di Marek Edelman

Ebreo socialista antisionista, comandante dell'insurrezione del ghetto di Varsavia nel 1943. Abbasso lo Stato di Israele, viva i partigiani palestinesi!

25 Aprile 2019

In occasione della manifestazione del 25 aprile a Milano distribuiremo, oltre al volantino nazionale sul tema, anche questo volantino, in solidarietà con la resistenza palestinese e contro la sfilata sionista della Brigata ebraica.

Marek_Edelman


Undici anni fa, nel 2008, a Varsavia si commemorava il 65° anniversario della insurrezione del ghetto di Varsavia del 1943, il più significativo episodio della resistenza ebraica ai nazisti. Uno degli invitati alla cerimonia ufficiale, un anziano signore di 89 anni, rifiutò di prendervi parte. Il motivo di questo rifiuto era la presenza alla cerimonia di una delegazione ufficiale israeliana.
Quello stesso pomeriggio andò invece all'ambasciata francese dove, in una cerimonia speciale per lui, il ministro degli esteri francese gli consegnò la Legion d'Onore, la massima onorificenza dello Stato transalpino.

Ma chi era dunque questo signore, così importante da essere decorato al massimo livello e così ostile ad Israele da rifiutare di partecipare ad una importante commemorazione? Si chiamava Marek Edelman; il suo nome figurava sulle liste dei "nemici di Israele" elaborate dai sionisti di destra negli USA. Al contempo la sua foto appariva nei musei dedicati al genocidio degli ebrei, e addirittura nella “galleria degli eroi” dello Yad Vashem, il memoriale dell’Olocausto di Gerusalemme.
Marek Edelman era stato il comandante dell’insurrezione del ghetto di Varsavia del 1943. Dopo settimane di eroica lotta, condotta senza alcuna speranza di vittoria, gli ultimi sopravvissuti, guidati da Edelman, lasciarono il ghetto attraverso le fogne raggiungendo la componente di sinistra della resistenza polacca, continuando poi la lotta armata fino alla liberazione dal nazismo e, in particolare, partecipando all'insurrezione generale di Varsavia dell'estate 1944.
Edelman era un militante del Bund, un’organizzazione socialista di sinistra fortemente contraria al sionismo, a cui apparteneva la maggioranza dei combattenti dell'insurrezione del ghetto di Varsavia e che alle elezioni interne alla comunità ebraica del 1939 prese ben il 62% dei voti, mentre l’insieme delle forze sioniste solo il 20%.

La grande maggioranza del popolo ebraico respingeva la soluzione sionista e diffidava dal mito del "ritorno". Nulla di tutto ciò viene oggi narrato da borghesi e riformisti, nonché dai sionisti di tutti i tipi, in particolare in Italia. Fu il mostruoso genocidio da parte del nazismo e dei suoi complici di 6 milioni di ebrei (insieme a cui non si devono dimenticare gli altri 4 milioni di morti dei massacri e dei campi di sterminio: rom e sinti, omosessuali, antifascisti) che ha creato un argomento cinicamente usato dai sionisti per portare una maggioranza degli ebrei del mondo a sostenere lo Stato sionista, nonostante la sua criminale e razzista oppressione degli arabi di Palestina.

L'eroico Marek Edelman rifiutò di emigrare in Israele e restò in Polonia, lottando contro il regime stalinista, come dirigente della sinistra laica di Solidarnosc, e per questo fu incarcerato per anni. Nel 2002 Edelman scrisse una lettera aperta indirizzata “Ai comandanti delle organizzazioni armate e partigiane palestinesi e ai soldati delle organizzazioni armate palestinesi". Ciò fece letteralmente infuriare i sionisti. In realtà la lettera aperta invitava le organizzazioni palestinesi a non compiere attentati suicidi contro i civili israeliani, ma il fatto che parlasse di partigiani palestinesi e li invitasse implicitamente ad attaccare solo le forze militari israeliane «come noi abbiamo fatto con i tedeschi» non poteva che essere visto come una netta e radicale presa di posizione antisionista.

L'antisionismo di Marek Edelman non costituisce un fatto isolato. Nel mondo, nonostante l'orrendo massacro nazista che distrusse lo yiddishland dell'Europa centro-orientale e le conseguenze dell’antisemitismo staliniano (che si coniugava col sostegno al sionismo: il governo dell’URSS nel 1948 fu il primo a riconoscere lo Stato di Israele), centinaia di migliaia di ebrei nel mondo restano ostili al sionismo. Tra i primi le migliaia di ebrei che militano, spesso con preminenti ruoli dirigenti, in tutti il mondo nelle organizzazioni trotskiste, seguendo la grande tradizione marxista rivoluzionaria di figure come Rosa Luxemburg, Leone Trotsky, Zinoviev, Kamenev, Pjatakov, Radek e migliaia di altri quadri comunisti (il governo bolscevico nel 1918 aveva oltre un terzo di membri ebrei), la maggior parte dei quali finirono vittime del massacro dei comunisti leninisti - centinaia di migliaia di vittime - della controrivoluzione staliniana negli anni ’30.
Perché se il genocidio degli ebrei da parte dei nazisti resta il maggiore e impareggiabile crimine storico, almeno della storia moderna (seguito dal genocidio armeno del 1915/16), altri due “genocidi” antisemiti, certo di un livello di mostruosità inferiore e difforme tra loro, ma purtuttavia gravissimi, si sono sviluppati nel nostro secolo. Il primo è il già ricordato “genocidio” anticomunista ad opera di Stalin e del suo regime. Il secondo è il genocidio della memoria attuato da borghesi conservatori e liberali, socialdemocratici, stalinisti e, ovviamente, in primo luogo sionisti. Quello che ha voluto utilizzare il genocidio nazista e i massacri stalinisti per cancellare la memoria dello yiddishland di prima della seconda guerra mondiale, in cui la maggioranza del popolo ebraico era antisionista e in cui i marxisti rivoluzionari furono parte importante.
Ricordare Marek Edelman significa per noi combattere anche questo terzo “genocidio” antisemita. L’antisionismo non è antisemitismo, ma doveroso antimperialismo, anticolonialismo e antirazzismo. Per una Palestina unita, laica e socialista, nella quale sulla base dell’autodeterminazione del popolo arabo possano vivere insieme arabi ed ebrei.

Partito Comunista dei Lavoratori - sezione di Milano

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