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Confindustria e Landini a braccetto a sostegno dell'Unione Europea

9 Aprile 2019
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La nuova segreteria Landini in CGIL era stata presentata come garanzia di svolta della confederazione. Nonostante il nuovo segretario portasse in dote il peggior contratto della storia dei metalmeccanici pur di accreditarsi agli occhi dell'apparato, questa illusione è stata ampiamente condivisa in ambienti diversa della sinistra, con la immancabile benedizione de Il Manifesto.
Ora parlano i fatti.

L'appello unitario di Confindustria e CGIL, CISL, UIL a sostegno dell'Unione Europea non è un innocuo pezzo di carta, ma un fatto politico di prima grandezza. L'organizzazione dei padroni e le burocrazie sindacali si tengono a braccetto alla vigilia delle elezioni europee. Firmano insieme un appello che esalta la funzione sociale di progresso dell'Unione (salari e pensioni ringraziano), loda la UE come garanzia di pace (e i bombardamenti su Belgrado? E il sostegno al governo di guerra in Ucraina?), e soprattutto rivendica lo sviluppo competitivo delle aziende europee, la massima concentrazione delle imprese europee per consentire loro «di raggiungere dimensioni comparabili a quelle americane», il ruolo di possibile potenza economica della UE per «rispondere alla concorrenza degli altri grandi player mondiali». Per questo invoca una politica estera europea proporzionale al Pil continentale. In altri termini invoca la UE come polo imperialista continentale capace di contendere a USA e Cina fette crescenti del mercato mondiale.

Inutile dire che l'appello ignora inevitabilmente ogni rivendicazione elementare dei lavoratori europei in contrapposizione ai propri padroni. Nulla sull'abbassamento dell'età pensionabile, nulla sulla riduzione dell'orario di lavoro, nulla sugli aumenti salariali, nulla di nulla che possa disturbare Confindustria. L'appello è di fatto un appello di Confindustria firmato da Landini, Furlan e Barbagallo. I lavoratori e le lavoratrici vengono offerti ai padroni non solo sul piano nazionale ma anche sul terreno europeo.

Non si dica che l'appello serve a contrastare le destre nazionaliste nel nome dell'europeismo. Perché è vero l'opposto. Proprio le destre sono le prime beneficiarie dell'appello. Per avvalorare la demagogia reazionaria contro “i sindacati incapaci di proteggere il popolo” cosa c'era di meglio che firmare un appello comune con i padroni che tagliano i salari, allungano l'orario, delocalizzano gli investimenti, chiedono rigore contro pensioni e sanità, lodano la santità della UE? Salvini e Di Maio non potevano sperare in un regalo più generoso.

Europeismo? Certo. Ma a favore di quale classe e contro quale classe? L'Unione Europea non è l'Europa. È l'unione delle classi capitalistiche di tutta Europa contro i salariati di tutta Europa. È l'unione che taglia servizi sociali per pagare il debito al capitale finanziario, che riduce le tasse ai capitalisti per attirare gli investimenti esteri, che aumenta lo sfruttamento dei propri operai per meglio competere, che saccheggia ambiente e territorio per ingrassare i profitti. Questa Unione per sua natura è nemica dei lavoratori e non è riformabile. Il nostro europeismo contro ogni sovranismo nazionalista muove da una angolazione di classe esattamente opposta. Rivendica l'unità di lotta dei lavoratori salariati di tutta Europa contro l'Unione Europea dei capitalisti, e l'unità di lotta dei lavoratori europei coi lavoratori americani e cinesi contro il capitalismo mondiale. Ci battiamo per una Europa socialista: gli unici Stati Uniti d'Europa che abbiano una valenza storica progressiva.

“Proletari di tutti i paesi unitevi” è più attuale che mai. Ma solo se è in contrapposizione ai padroni. Se invece è al loro servizio, nulla di nuovo all'orizzonte. È il film continentale degli ultimi quarant'anni. Maurizio Landini ha semplicemente scelto (e non da oggi) di figurare nella compagnia dei suoi attori. Evidentemente la segreteria CGIL val pure una messa... confindustriale.

Partito Comunista dei Lavoratori

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