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La lezione di Torre Maura

5 Aprile 2019
torre_maura


«Nessuno deve restare indietro, sia esso italiano, nero o rom». Un ragazzino di quindici anni, figlio di un licenziato di Almaviva, ha fronteggiato da solo i fascisti nella borgata di Torre Maura a Roma, la sua borgata. Lo ha fatto dopo che ha visto i fascisti calpestare il pane destinato ai rom, sospinto da un senso elementare di umanità e di giustizia.

La stampa borghese di impronta progressista ha dato ampio risalto all'episodio, rappresentandolo in termini di contrapposizione simbolica di valori (antirazzismo contro razzismo). Ma l'episodio dice assai più di questo, soprattutto da un punto di vista politico. Soprattutto a sinistra.

La prima cosa che dice è che è possibile contrastare i fascisti, anche sui temi più impervi. Possibile e necessario. Organizzazioni fasciste in 24 ore centralizzano la propria azione squadrista in un quartiere di Roma abbandonato al degrado aizzandolo contro i rom: “Via da qua, dovete morire di fame”, “ Scimmie, vi bruciamo vivi”. Un vero e proprio inizio di pogrom. E la sinistra romana dov'è? Dove sono le organizzazioni antifasciste, le organizzazioni sindacali, le formazioni della sinistra? Il fatto clamoroso non è stato l'azione dei fascisti, che fanno appunto i fascisti. È stata l'assenza di ogni contrasto, di ogni contro mobilitazione. È la misura di un arretramento che regala ai fascisti nuove praterie, e nuovi successi. Ciò che resta dei fatti di Torre Maura è che “Casa Pound e Forza Nuova hanno cacciato i rom”, con la connivenza supina della sindaca Raggi. Hanno imposto la propria legge, cioè la legge della forza squadrista. Ora la loro vittoria rischia di propagare l'esempio in altri quartieri e città, offrendo una bandiera miserabile a settori popolari immiseriti e declassati. È necessario allora recuperare, prima di tutto, l'iniziativa antifascista attraverso il fronte unitario più largo e determinato. Non solo a Roma ma ovunque. Non si può abbandonare l'antifascismo alla solitudine di gesti esemplari.

La seconda cosa che l'episodio coraggioso richiama è il contenuto dell'azione di contrasto. “Nessuno deve restare indietro, italiano, nero o rom” è la cifra semplificata di una possibile piattaforma di mobilitazione. Possibile e necessaria. Una piattaforma che va ben al di là della solidarietà ai rom e agli immigrati oggetto di aggressioni odiose, ma lega invece la solidarietà a un piano di rivendicazioni comuni capaci di unire tutti gli sfruttati al di là di ogni steccato etnico. Le parole d'ordine di una casa dignitosa per tutti anche attraverso l'esproprio di grandi proprietà immobiliari, di un lavoro per tutti anche attraverso l'investimento pubblico nel risanamento di case fatiscenti e strade disselciate, di un sistema di servizi sociali, a partire dagli asili, che dia supporto alle famiglie povere... sono parole d'ordine da incorporare alla iniziativa antifascista. I fascisti occupano spazi che la sinistra politica ha abbandonato e tradito. Solo rioccupando quegli spazi è possibile tagliare l'erba sotto i piedi dei fascisti. Ma rioccupare quegli spazi non significa tenere convegni sull'abbandono delle periferie, magari sotto elezioni. Significa organizzare gli sfruttati e la loro lotta contro il loro vero nemico. Che è il capitalismo, innanzitutto quello di casa nostra.
L'antifascismo, più che mai, o è anticapitalista o non è.

Partito Comunista dei Lavoratori

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