Dalla tragedia alla farsa. Lo stalinismo ieri e oggi

Non diserteremo il fronte della memoria

8 Gennaio 2019
ultimareplica


I tre autori del libro Il volo di Pjatakov. La collaborazione tattica tra Trotsky e i nazisti hanno sentito il bisogno di replicare una seconda volta, con toni stizziti e risentiti, alla nostra confutazione della loro tesi, e in particolare al testo scritto dal compagno Marco Ferrando.

Non sappiamo da dove nasca questo bisogno ripetuto di replica, tanto più verso un partito che dichiarano “irrilevante”, né ci spieghiamo l'affannosa animosità che l'accompagna. Sappiamo invece che questa replica si dimostra clamorosamente incapace di rispondere a ogni questione politica e storica che abbiamo sollevato. Non c'è una sola questione di fondo su cui gli autori abbozzino una risposta: né sulla natura del regime staliniano degli anni '30; né sulle ragioni dei crimini contro centinaia di migliaia di comunisti innocenti; né sulla natura reale dei processi di Mosca; né sulla calunnia staliniana verso tutti i dirigenti della Rivoluzione d'ottobre; né sulle reali posizioni politiche e storiche di Trotsky negli anni '30 (inclusa la difesa dell'URSS dall'imperialismo); né sulla natura e le ragioni del vero accordo tra Stalin ed Hitler fra il 1939 e il 1941... Nessuna di tali e altre questioni da noi sollevate viene minimamente sfiorata dai nostri autori. Nessuna. Questo è il vero silenzio assordante. Invitiamo i lettori a confrontare i testi con serenità e a constatare questa solare evidenza.

Tuttavia, per non sembrare ingenerosi, vogliamo precisare che l'incapacità dei nostri autori a rispondere non nasce da un difetto di conoscenze o di preparazione, ma dall'obiettiva impraticabilità dell'impresa. Riconoscere il massacro di centinaia di migliaia di comunisti innocenti senza dire una parola sulle ragioni di questo crimine, e sul regime criminale che l'ha compiuto, quasi fosse un dettaglio; e al tempo stesso spiegare per 500 pagine la “colpevolezza” di Trotsky usando la stessa calunnia impiegata dallo sterminatore dei comunisti innocenti, era una sfida impossibile non solo alla verità della storia ma anche ai diritti della logica. Non possiamo dunque attribuire ai nostri autori la responsabilità del proprio insuccesso.

L'unica responsabilità è aver cercato di sfuggire alla verità storica rifugiandosi nell'indagine poliziesca, tra lettere fantasma, orari di aeroporti norvegesi e altre amenità... È vero che in fondo l'attitudine poliziesca appartiene al codice genetico dello stalinismo. Ma il ricorso poliziesco poteva funzionare quando disponeva materialmente della GPU, quando dispone solo di una penna non si possono pretendere gli stessi risultati. Nel 1937 a Mosca si poteva confezionare ogni infamia contro i dirigenti della Rivoluzione d'ottobre. Nessuna fatica editoriale può ambire alla stessa efficacia nel 2018. Tanto più dopo che gli epigoni dello stalinismo - quelli che perseguitavano “i controrivoluzionari trotskisti” - hanno (purtroppo) restaurato il capitalismo in URSS. Come Trotsky oltretutto aveva previsto.

Poi, certo, si può dire e scrivere ogni cosa di ogni cosa. Possiamo trovare volumi sull'esistenza delle scie chimiche, sulla inesistenza del viaggio sulla Luna, sulla conformazione piatta della Terra, sulla inesistenza dei campi di concentramento. Ogni volta naturalmente con innumerevoli “prove” inoppugnabili, incluse lettere, fotografie, scartoffie varie. Il volo di Pjatakov cerca di ampliare in fondo questo genere letterario.
Non abbiamo la necessaria competenza per giudicare il risultato sotto il profilo estetico; chiediamo solo di distinguere l'indagine storica dai... voli di Pjatakov. In fondo è una pretesa modesta.

Infine. I nostri autori concludono la propria replica citando Dante (“non ragionar di lor ma guarda e passa”) annunciando (pare) il proprio disinteresse a continuare il confronto. Facciamo nostra la citazione dantesca e ricambiamo. Con una precisazione. La nostra battaglia per la verità sul fronte della memoria continuerà. Non lasceremo campo libero a una seconda edizione dei processi farsa contro Trotsky e i dirigenti della Rivoluzione d'ottobre. Lo dobbiamo a chi ottant'anni fa difese il bolscevismo dai crimini di Stalin pagando con la propria vita, in URSS, in Spagna, in Messico e ovunque. Ma lo dobbiamo soprattutto a chi oggi cerca nuovamente, nonostante tutto, la via della rivoluzione.

Tatiana Smilga, figlia del dirigente bolscevico Ivar Smilga, fucilato dalla GPU staliniana, così scrisse dopo sedici anni di prigione e di esilio:
«La memoria si è conservata. Gli uomini e i libri sono stati conservati, così come l'aria che hanno respirato nell'Ottobre con le loro bandiere. La verità non abbandona la vita. Essa appartiene all'avvenire».
È lo stesso spirito con cui continueremo il nostro impegno.

Partito Comunista dei Lavoratori

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