Prima pagina
Contro la politica antioperaia di tutti i governi della borghesia Per un blocco autonomo di classe Per una vertenza generale del mondo del lavoro
Volantino del mcPCL all'assemblea nazionale contro la precarietà
8 Luglio 2006
Sono ormai nove anni che nel nostro paese si è sviluppata la flessibilità selvaggia con la conseguente precarietà di massa. Fu il cosiddetto “pacchetto Treu” a lanciare questo attacco selvaggio alle condizioni di vita e di lavoro di milioni di giovani (e non solo).
Esso fu il prodotto del primo governo Prodi- Bertinotti. Infatti anche se il Prc non era all’interno del governo con una presenza ministeriale, era tuttavia parte determinante della sua maggioranza. Votò, contro l’opposizione della sua minoranza di sinistra da cui noi proveniamo, il testo del pacchetto e si adoperò per presentarlo ai lavoratori come una conquista titolandone la notizia su “Liberazione” con l’incredibile frase : “sconfitto il lavoro interinale”.
Il pacchetto Treu non è stata che una delle varie misure antioperaie e antipopolari che i vari governi di centrosinistra hanno preso nel corso degli anni ’90, e in particolare proprio durante il primo governo Prodi , cioè con l’insieme delle forze della sinistra all’interno della maggioranza. Senza fare un elenco esaustivo si pensi alle “finanziarie lacrime e sangue” per entrare nell’Euro (che continuavano quelle dei precedenti governi Amato e Ciampi) , alla modifica dell’imposizione fiscale con il vergognoso contemporaneo abbattimento delle aliquote per i più ricchi e innalzamento per i più poveri (metodologicamente nemmeno Berlusconi è riuscito a fare tale capolavoro), all'abbattimento drastico delle aliquote sulle rendite finanziarie dal 17 al 12% (alla faccia della attuale retorica di Prodi e Bertinotti) , all' istituzione dei CPT per gli immigrati, alle privatizzazioni massicce. Il governo Berlusconi ci ha poi aggiunto del suo aggravando ulteriormente in particolare la precarietà con la legge 30, ma dal punto di vista sociale i fatti dimostrano che non c’è differenza sostanziale tra governi di destra e di centrosinistra, in quel gioco di alternanza che è il quadro di dominio politico e sociale del grande capitale e in cui il ruolo del centrosinistra è quello di cercare di fare il “lavoro sporco” con il minimo prezzo sociale; di fare cioè ciò che il cinico Gianni Agnelli disse, in riferimento proprio al primo governo Prodi “a volte per fare una politica di destra ci vuole un governo di sinistra”.
Non c’è alcun elemento per ritenere che il nuovo governo Prodi- Mastella- Rutelli- D’Alema – Bertinotti non continuerà sulla strada dei suoi predecessori, al contrario.
Naturalmente, fatto un pacchetto Treu (e aggiuntasi per di più la legge 30) non si può farne un secondo, ma la precarietà verrà mantenuta e -di fronte al perdurare degli elementi di crisi strutturale del capitalismo e alla sua necessità di salvaguardare i tassi di profitto- si avranno nuove politiche di attacco allo “stato sociale”, al salario e all’occupazione, politiche che del resto già si annunciano dietro la cortina fumogena delle misure contro settori medio-piccolo borghesi, come notai, farmacisti e tassisti.
Solo questo , del resto spiega il sostegno dato al centrosinistra dai vertici della Confindustria (a differenza della loro base) cioè dal grande capitale esportatore e dalle grandi banche. La realtà è che anche qui i fatti dimostrano inequivocabilmente la natura reale delle forze della “sinistra”. Per usare la tradizionale terminologia marxista (di Engels prima che di Lenin) si tratta di Partiti operaio-borghesi, cioè a base e programma astratto operaio, ma i cui dirigenti applico una politica e una prospettiva borghese. Per essere chiari: di quale classe rappresentavano gli interessi i Bertinotti, Diliberto, Mussi e Salvi quando votavano a favore del Pacchetto Treu ? La risposta è evidente.
Comprendere tutto questo è fondamentale oggi non per una astratta polemica politica, ma in funzione della lotta per gli interessi dei lavoratori e dei giovani e in primo luogo per il motivo che ci porta qui, cioè la lotta contro la precarietà. Non basta infatti difendere l’indipendenza del movimento da sedicenti “governi amici”, anche se ciò è evidentemente il minimo necessario. Si tratta anche di saper individuare i nemici. E il governo Prodi lo è certamente. Rompere nella lotta e nell’azione politica con esso è una condizione fondamentale per lo sviluppo della battaglia che vogliamo lanciare. L’ambiguità su questo terreno, cui cerca di portarci con la sua ipocrita politica del “doppio binario” il PRC (del resto quante volte ha già fregato il movimento il vecchio refrain del “partito di lotta e di governo?), sarebbe esiziale. Il movimento in Francia che ha respinto l’inasprimento delle misure di precarietà (CPE) ha potuto sviluppare la sua radicalità anche perché ha potuto individuare chiaramente nel governo Villepin il suo avversario diretto. Anche in Italia esiste questa necessità assoluta , tanto più perché, a differenza della Francia, non si tratta di sviluppare un movimento difensivo contro una nuova legge, ma uno offensivo per ottenere la cancellazioni di norme già esistenti e quindi contro chi ha il potere di cambiarle e non ha alcuna intenzione di muoversi in questo senso, cioè il governo di centrosinistra.
Smascherare la natura confindustriale del governo Prodi, il carattere antioperaio del suo progetto, rivendicare che tutta la sinistra, politica e sociale, rompa con esso e che su queste basi si costituisca un’alternativa indipendente del movimento operaio e di tutti gli altri movimenti e settori sociali oppressi, un polo (o blocco) autonomo di classe su una prospettiva anticapitalistica è una necessità non solo per il futuro del movimento operaio , ma anche per le sue lotte attuali.
Nel contempo proprio la difficoltà della battaglia che lanciamo fa sì che sia necessario per sviluppare un movimento reale e non realizzare solo una inutile “passeggiata di massa di pressione sul governo” allargare il fronte, costruendo una vera piattaforma di lotta, per realizzare una vertenza generale del mondo del lavoro, contro padronato e governo. Una vertenza di lotta che possa coinvolgere il massimo delle forze e su cui riteniamo si debba chiedere un chiaro impegno in particolare a tutte le organizzazioni sindacali qui presenti.
A nostro avviso tale piattaforma dovrebbe basarsi principalmente sui seguenti punti:
- abolizione della legge 30 e delle altre norme di flessibilità, nessun ritorno al pacchetto Treu, ritorno alla chiamata numerica e agli uffici pubblici di collocamento
- trasformazione di tutti i contratti atipici in contratti a tempo indeterminato e pieno, recupero salariale uguale per tutti di 300 euro con salario minimo intercategoriale di 1200 euro
- indennità di disoccupazione per tutti i disponibili all’avviamento al lavoro a partire dai diciotto anni di 800 euro o dell’80% dell’ultimo salario se superiore
ritorno al calcolo pensionistico al 2% annuo col sistema retributivo calcolato sugli anni migliori
- riduzione dell’orario di lavoro a 32 ore a parità di salario, senza annualizzazioni e flessibità.
A chi obbiettasse che la conquista di tali obbiettivi sarebbe pesantissima per il padronato, rispondiamo che ciò è assolutamente vero e che è l’ora che, finalmente, paghi chi non ha mai pagato, ma si è ingrassato sulle spalle dei lavoratori e non solo. Che finalmente paghino i Tanzi i Geronzi e i loro simili ancora in libertà e non i Cipputi.
Come militanti del movimento costitutivo del Partito Comunista dei Lavoratori saremo in ogni caso pienamente partecipi di ogni iniziativa, fosse pure limitata e parziale, che si svilupperà a partire da questa assemblea, ma senza le prospettive che indichiamo sul piano politico, programmatico e vertenziale, riteniamo che le potenzialità esistenti non saranno realmente sfruttate e si rischierà, ancora una volta, di non uscire dal lungo ciclo di sconfitte degli ultimi decenni. Per questo ci batteremo per tali prospettiva e chiediamo a tutti i /le compagne che vogliono lottare conseguentemente contro la precarietà di unirsi a noi in questa azione.








