Dalla tragedia alla farsa. Lo stalinismo ieri e oggi

La verità sui processi di Mosca

Dalla tragedia alla farsa

13 Ottobre 2018

Perché riciclare le calunnie staliniane contro i comunisti?

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Comunisti militanti dell'Opposizione di sinistra del Partito bolscevico esiliati in un campo di detenzione festeggiano i dieci anni della Rivoluzione di ottobre. Sullo striscione centrale si legge: "Viva la dittatura del proletariato"


Prima di dedicarci volentieri a Il volo di Pjatakov ci siamo imbattuti nuovamente nel volo di Rizzo. Con la differenza che mentre il primo, come vedremo, non è mai esistito, se non nelle carte della GPU, il secondo ha potuto levarsi nel cielo della fantasia attraverso le pagine di un libro dedicato, purtroppo, all'Ottobre (URSS. A 100 anni dalla rivoluzione sovietica, i perché della caduta). La differenza naturalmente non ci sfugge: il primo fu lo strumento di un crimine di Stato, il secondo è il marchio identitario di un partito. Ciò che li accomuna tuttavia è la difesa di Stalin e dello stalinismo. E siccome la difesa di Stalin è inseparabile dalla difesa dei suoi crimini, Marco Rizzo ha sentito il bisogno di non limitarsi alla rivendicazione dell'assassinio di Trotsky, su cui già abbiamo detto (1), ma di legittimare l'intero periodo del terrore. Non senza qualche spericolata acrobazia.

«[...] Il dibattito in URSS durante la direzione di Stalin era tutt'altro che ingessato o pervaso dal “terrore”. Il processo a Bucharin e ad altri leader, così come la detenzione di decine di migliaia di comunisti di base, in parte non colpevoli, avevano molto a che fare con l'accerchiamento delle forze imperialiste [...] ma anche con la durezza dei tempi, e con la necessità di portare un Paese semifeudale tra le prima file delle nazioni industrializzate. Per un approfondimento sul tema delle cosiddette “purghe” consigliamo di leggere il fondamentale testo di Ludo Martens “Stalin, un altro punto di vista”, in cui ad esempio si descrive come le repressioni del 1937 furono guidate da Ezov, allora a capo del NKVD, poi smascherato come trotskista e spia, e sostituito nel 1938 da Beria, che mise fine a quel terribile periodo in cui si sovrapposero giuste condanne a ossessive persecuzioni, volute appositamente per creare una condizione opprimente di caos [...] In realtà l'ascesa di Beria a capo della polizia politica significò la fine degli eccessi di Ezov [...]»

E quanto a Beria:

«Nonostante le accuse infamanti di essere una spia da lungo tempo dell'imperialismo britannico e quelle poi rilanciate da Kruscov, Beria aveva posto fine alla ventata di repressioni avvenute in Urss nel 1937 ad opera di Ezov. Contrariamente ai processi di Mosca che condannarono il blocco costituito da Bucharin, Zinoviev e Kamenev dopo processi dettagliati di cui si ha ampia documentazione, le prove delle accuse di Beria non furono mai esposte».

Da qui l'affondo contro Krusciov.


LA TESI DI RIZZO

La tesi di fondo di Rizzo - se le parole hanno un senso - è dunque la seguente: le repressioni staliniane degli anni '30 erano giustificate dalla «durezza dei tempi» e dall'accerchiamento dell'imperialismo. Da qui i giusti processi di Mosca. Ma Ezov ha esagerato nel '37, in quanto trotskista e spia. Fortunatamente Stalin l'ha rimpiazzato con Beria, poi infamato dopo la morte di Stalin da Kruscov. Prima e dopo Ezov, e la sua infelice parentesi («terribile periodo»), il socialismo regnava evidentemente indisturbato (…a parte i “complotti dei trotskisti”, naturalmente).

È necessario stropicciarsi gli occhi di fronte a questa rappresentazione grottesca.
Non c'è una sola parola di verità in questa incredibile dissertazione. C'è invece un tentativo temerario: attribuire... ai trotskisti persino i crimini di cui furono vittime, con una cinica offesa non solo alla storia ma alla logica. Se Ezov era trotskista e spia (!!??) per quale ragione avrebbe sterminato prima di tutto i trotskisti, in URSS e nel mondo, incluso Sedov, figlio di Trotsky? Stalin aveva nominato... un trotskista a capo della polizia politica? Un esule perseguitato e senza potere poteva addirittura reclutare il capo della Polizia politica di Stalin? Il capo della polizia politica (nel 1937!) era in grado di pianificare 750.000 esecuzioni all'insaputa di Stalin o addirittura contro la sua volontà?

Basta porsi queste domande elementari per vedere crollare il castello di queste menzogne. Il fatto che Ludo Martens le riprenda - pari pari - dalla stampa staliniana dell'epoca, successiva alla fucilazione di Ezov, non le trasforma certo in verità. Ezov fu il braccio armato di Stalin che lo mise al posto di Jagoda, già usato dal Capo nella prima ondata repressiva e poi da questi scaricato e condannato (con l'accusa naturalmente di essere anche lui... “agente di Trotsky”, in realtà in quanto scomodo testimone). Ezov fu sicuramente il più grande macellaio della polizia politica stalinista. Ma tutte le operazioni di Ezov avvennero, naturalmente, su mandato di Stalin. È Stalin stesso a rivendicare apertamente la grande macelleria del 1937 nel suo testo sulla storia del Partito bolscevico, Storia del Partito Comunista (bolscevico) dell'URSS, stampata in quaranta milioni di copie (...ma Rizzo l'ha letta?)


PAROLA DI STALIN

«L'anno 1937 apportò nuove rivelazioni sui mostri della banda buchariniana e trotskista. [...] Il processo contro Pjatakov, Radek ed altri, il processo contro Tkhacevsky, Iakir ed altri, ed infine il processo contro Bucharin, Rikov ed altri - tutti questi processi mostrarono che i buchariniani e i trotskisti formavano già da lungo tempo una sola banda di nemici del popolo. [...]
I processi stabilirono che questi rifiuti del genere umano, insieme coi nemici del popolo Trotsky, Zinoviev e Kamenev, avevano tramato un complotto contro Lenin, contro il partito, contro lo Stato sovietico, fin dai primi giorni della rivoluzione d'Ottobre. Tentativi provocatori di far fallire la pace di Brest-Litovsk all'inizio del 1918; scellerato colpo di rivoltella contro Lenin, che rimase ferito, nell'estate del 1918; complotto contro Lenin e collusione coi socialisti rivoluzionari “di sinistra” nell'estate del 1918; provocato aggravamento delle divergenze in seno al partito nel 21 per indebolire e abbattere la direzione di Lenin; tentativi di rovesciare la direzione del partito durante la malattia e dopo la morte di Lenin; tradimento dei segreti di Stato e informazione ai servizi di spionaggio stranieri; scellerato assassinio di Kirov; sabotaggio, atti di diversione, esplosioni; scellerato assassinio di Menginsky, di Kuibyscev, di Gorki; tutti questi delitti e gli altri crimini commessi erano stati perpetrati, come si seppe più tardi, durante venti anni con la partecipazione e sotto la direzione di Trotsky, di Zinoviev, di Kamenev, di Bucharin, di Rykov e dei loro satelliti, per incarico dei servizi di spionaggio borghesi all'estero. I processi rivelarono che i mostri trotskisti e buchariniani, per ordine dei loro padroni [...], si erano proposti di distruggere il partito e lo Stato sovietico [...], di restaurare la schiavitù capitalistica nell'URSS. [...] Questi pigmei controrivoluzionari [...], questo putridume di guardie bianche [...], questi miserabili lacchè dei fascisti [...], avevano dimenticato che al popolo sovietico bastava muovere un dito perché non rimanesse nessuna traccia di loro. Il tribunale sovietico condannò i mostri buchariniani e trotskisti alla fucilazione [...].
» (Storia del Partito Comunista (bolscevico) dell'URSS, pag. 449)

Queste le parole di Stalin sui processi del 1937. Torneremo più avanti sul contenuto farneticante delle accuse, ma quelle parole rivelano intanto un'assoluta evidenza: Ezov fu l'organizzatore dei processi e l'esecutore delle sentenze volute da Stalin. E quei processi furono solo la punta dell'iceberg del terrore. Fu Stalin a chiedere ad Ezov di aumentare da 0,5 a 47 la percentuale di “nemici del popolo” da condannare a morte e non ai lavori forzati. Fu Stalin a chiedere a Ezov di allargare il perimetro del terrore, coinvolgendo assieme ai comunisti delinquenti comuni e criminali ordinari in una sola grande mattanza, per favorire il consenso del popolo (duecento fucilazioni a notte nella sola Leningrado nel corso del 1937). Chi può seriamente dissociare le responsabilità di Ezov da quelle di Stalin?


JAGODA, EZOV, BERIA: UN'UNICA LINEA DI SANGUE

Né si può separare l'anno 1937 dal prima e dal dopo. Perché la precipitazione repressiva dello stalinismo iniziò nel 1934, dopo l'assassinio di Kirov, proseguirà nel 1938 con l'ultimo dei grandi processi, quello che mandò a morte Jagoda, e continuerà in forme diverse con Beria, succeduto a Ezov, assassinato nel frattempo anche lui in quanto... “trotskista”, proprio come Jagoda.
Fu Beria a portare a termine le purghe avviate da Ezov. Fu Beria a concordare con Stalin la legalizzazione del metodo della tortura sui prigionieri (gennaio 1939). Fu Beria, soprattutto, a realizzare per conto di Stalin l'obiettivo centrale - l'assassinio di Trotsky - grazie alla preziosa eredità che Ezov gli aveva lasciato: un pugno di avventurieri della guerra civile spagnola, pagati per l'operazione con 300.000 dollari. È forse per questa insigne onorificenza che Rizzo esalta la figura di Beria?

Quanto alla fine di Beria dopo la morte di Stalin, nella guerra per bande che si aprì al Cremlino, perché meravigliarsi: ha fatto la stessa fine di Jagoda e di Ezov, suoi degni predecessori, sotto il peso della stessa inverosimile calunnia (“agente dell'imperialismo inglese” e similia) che lui e Stalin avevano usato contro tutta la vecchia guardia bolscevica. I boia dello stalinismo furono a turno le sue stesse vittime. Il XX Congresso del PCUS non porrà fine al potere della burocrazia, semplicemente cambierà spalla al fucile. La cosiddetta destalinizzazione sarà, in altre forme, la continuità dello stalinismo senza Stalin.


UNA CALUNNIA CONTRO LA RIVOLUZIONE D'OTTOBRE

Ma è la lunga citazione di Stalin tratta dalla (sua!) Storia del Partito Comunista (bolscevico) dell'URSS a fornire tutti gli elementi necessari a capire la grande menzogna dell'intero corso staliniano.

Trotsky, Zinoviev, Kamenev, Bucharin, e con loro decine di migliaia di vecchi bolscevichi, dirigenti del partito e dello Stato, sarebbero stati dal 1917 agenti e spie dell'imperialismo impegnati a restaurare il capitalismo in URSS?
Trotsky, dirigente dell'insurrezione di Ottobre e capo dell'Armata Rossa nei tre anni della guerra civile contro le guardie bianche e l'aggressione imperialista, avrebbe rappresentato in realtà un agente dell'imperialismo stesso?
Zinoviev, presidente prestigioso dell'Internazionale Comunista nei suoi primi anni, nel nome del programma della rivoluzione mondiale, avrebbe operato in realtà sin dall'inizio per la restaurazione del capitalismo in URSS?

È sufficiente riassumere il senso delle accuse per capire la loro totale assurdità e la loro infamia. Il fatto che nei processi fossero formulate da Vysinskij, che nel 1917 era menscevico e controrivoluzionario dichiarato, le rende ancora più grottesche. Non solo. Se quelle accuse avessero un fondamento, si dovrebbe trarne l'unica possibile conclusione logica: la rivoluzione d'Ottobre fu voluta e diretta da potenze straniere attraverso i loro agenti prezzolati. È l'accusa rivolta contro Lenin e i bolscevichi (“agenti dei tedeschi”) sin dalle giornate del luglio 1917, e ancor più dopo l'Ottobre. Ma come possono dei compagni che formalmente difendono la rivoluzione d'Ottobre riprendere di fatto, attraverso Stalin, le calunnie di Miljukov e Kerenskij?


LA “DUREZZA DEI TEMPI”?

Né vale giustificare la repressione con la «durezza dei tempi» e «l'accerchiamento delle forze imperialiste». Non solo perché condannare a morte centinaia di migliaia di comunisti innocenti è, in sé, un crimine orrendo contro la rivoluzione, e non a sua difesa. Ma per una considerazione elementare. Tra il 1918 e il 1921 l'URSS di Lenin e di Trotsky non visse forse tempi ancora più duri, aggredita da ben quattordici armate straniere, dopo gli anni della Grande guerra e in un dissesto economico pauroso? Eppure erano gli anni in cui il bolscevismo dibatteva liberamente, teneva liberi congressi ogni anno, con piattaforma di maggioranza e minoranze, e così facevano l'Internazionale Comunista e i suoi partiti. La dittatura del proletariato, severissima con la controrivoluzione borghese, riconosceva in quanto tale un regime democratico all'interno del partito che la guidava. La stessa proibizione delle frazioni nel 1921 era assunta come misura temporanea, e in ogni caso rispettava il diritto di tendenze e piattaforme. Perché ciò che valeva nell'URSS di Lenin non valeva nell'URSS di Stalin? Perché non solo si soffocò progressivamente la libertà nel partito ma si organizzò lo sterminio della generazione dell'Ottobre, al punto da fare dell'URSS un enorme cimitero di comunisti?

La spiegazione possibile è una sola: il regime di Stalin era altra cosa dal regime bolscevico. Esprimeva la ragione sociale di un apparato burocratico che si appoggiava sull'economia pianificata, e dunque sulle trasformazioni dell'Ottobre (era la ragione per cui Trotsky difendeva l'URSS), ma che aveva distrutto gli organismi della democrazia rivoluzionaria (i soviet e il partito bolscevico), dunque il potere dei lavoratori. I processi di Mosca segnarono il compimento del bonapartismo staliniano. Dopo aver colpito in rapida successione la sinistra e la destra del partito bolscevico, Stalin concentrò nelle proprie mani il potere assoluto con i metodi criminali della GPU. La calunnia contro i "nemici del popolo" serviva solo a richiamare il consenso del popolo al terrore.


IL DESTINO DEL COMITATO CENTRALE

Peraltro la rottura dello stalinismo col bolscevismo è documentata drammaticamente, e in modo inequivocabile, dalla composizione negli anni del Comitato Centrale del partito.

Il Comitato Centrale eletto nell'agosto del 1917, che diresse la rivoluzione d'Ottobre, era composto da 21 membri. Nel 1939 solo uno di essi figurava ancora nel Comitato Centrale: Stalin.
Il X Congresso del 1921 elesse un Comitato Centrale (CC) di 24 membri. Il 62% di essi furono sterminati come “nemici del popolo”.
Il XIII Congresso del 1927, quello che espulse “i trotskisti”, elesse un CC di 71 membri. Nel 1939 solo 10 erano sopravvissuti nei ruoli di direzione, gli altri (il 76%) erano stati assassinati o rinchiusi nei Gulag.
Il XVII Congresso del 1934 (il cosiddetto congresso dei vincitori) elesse un CC di 71 membri. Solo 16 sopravvivevano nel 1939, il 67,6% era stato annientato.

Cosa ci dicono questi dati inconfutabili? Ci dicono due cose.
La prima è che lo sterminio dei comunisti ha coinvolto progressivamente non solo gli oppositori ma anche quelli che li avevano espulsi e condannati. Anche loro... "trotskisti", “nemici del popolo”, “agenti dell'imperialismo”?
La seconda è che lo sterminio non poteva essere deciso dal CC, visto che la maggioranza dei suoi membri ne è stata ogni volta la vittima: il potere reale sulla vita e sulla morte si concentrava nelle mani di Stalin e dei vertici della GPU (Jagoda, Ezov, Vysinskij). Gli organismi del partito erano ormai pura coreografia.

È possibile allora continuare a vedere il partito di Stalin come continuità del partito di Lenin? Non è forse evidente che tra bolscevismo e stalinismo è passato un fiume di sangue?

Considerare la dittatura staliniana come “dittatura del proletariato” è la più grande calunnia che si possa rivolgere contro il comunismo e la rivoluzione d'Ottobre.


IL PLAUSO DELL'IMPERIALISMO AI PROCESSI DI MOSCA

Infine, sarà bene ricordare che mentre Stalin e i suoi boia sterminavano la vecchia guardia bolscevica accusandola di essere agente dell'imperialismo, i governi e la stampa imperialista applaudirono i processi di Mosca e coprirono le calunnie di Stalin.

Storici, giuristi, diplomatici occidentali assicurarono all'opinione pubblica europea che i processi si erano tenuti nel rispetto della legalità. L'ambasciatore americano Joseph Davies informò il proprio governo che «le prove a sostegno del verdetto di colpevolezza vanno oltre ogni ragionevole dubbio» (!). Il grosso della socialdemocrazia internazionale seguì a ruota. Il democratico imperialismo inglese negò l'editore alla Fattoria degli animali di Orwell, per salvaguardare i buoni rapporti con Stalin. Il grande scrittore George Bernard Shaw sentì il bisogno di rassicurare il mondo sul “buon carattere” di Stalin. Larga parte della stampa borghese francese offrì ai processi di Mosca la patente di processi antifascisti (!). Mentre a Trotsky fu impedito di fare causa ai quotidiani europei che pubblicarono le calunnie enunciate da Vysinskij nei processi.

Perché tutto questo? Per la ragione più semplice. Stalin aveva inaugurato dal 1935 la politica di fronte popolare con le borghesie liberali e democratiche, nel segno della cosiddetta alleanza antifascista. L'imperialismo francese aveva stretto nel 1935 un accordo politico militare con l'URSS. La Gran Bretagna aveva un interesse analogo. La politica di Stalin in Spagna contro la rivoluzione spagnola, e il rifiuto del governo repubblicano di garantire l'indipendenza al Marocco, aveva rassicurato le “democrazie” dell'Occidente sulla lealtà di Stalin. Perché allora compromettere i rapporti con Stalin per difendere la verità e la vita dei dirigenti odiati della rivoluzione d'Ottobre?

Di più. Tutta la vecchia emigrazione bianca russa esultò per l'assassinio di Zinoviev e Kamenev, non solo perché rivoluzionari ma anche perché ebrei. Mentre la stampa di Mussolini acclamò le fucilazioni di Mosca come prova della conversione di Stalin a idee compatibili con il fascismo italiano. Il Popolo d'Italia, per ovvie ragioni di propaganda interna, giunse a chiedersi se Stalin non fosse per caso diventato in segreto un fascista.

Dunque tutte le potenze capitaliste, per ragioni diverse, trovarono un proprio interesse nello sterminio dei comunisti per mano di Stalin.
Marco Rizzo vuole continuare a difendere quello sterminio nel nome del comunismo?

Ora passeremo a Il volo di Pjatakov. E vedremo chi e perché si alleò davvero con i nazisti, e a quale prezzo.
Perché la verità è rivoluzionaria, la menzogna non può esserlo mai.



Note:

(1) vedi: Cos'è la verità per Marco Rizzo?, in questo sito

Partito Comunista dei Lavoratori

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