Prima pagina

Per un antifascismo di classe

Appuntamento a Marzabotto il 22 settembre

19 Settembre 2018

È necessario riprendere, oggi come non mai, il filo dell’antifascismo come lotta di classe del mondo del lavoro contro il padronato.
Appello per una campagna antifascista dalla parte delle lavoratrici e dei lavoratori

antifa_classe


Sono ormai anni che in Italia si assiste ad una ripresa impetuosa di manifestazioni politiche e organizzazioni fasciste, mentre il razzismo e una cultura di destra radicale hanno fatto una breccia enorme nelle classi lavoratrici e in quello che era il blocco sociale di riferimento della sinistra.
Il governo "del cambiamento” di Salvini e 5 Stelle ha fatto sue le parole d’ordine dell’estrema destra, dal razzismo istituzionale contro i migranti che fuggono da guerre e miserie all’omofobia integralista del ministro Lorenzo Fontana, alla sempreverde campagna “antizingaro”.
Ancora una volta razzismo e fascismo vengono utilizzati dalle destre per dividere la classe lavoratrice; ponendo da una parte i cosiddetti lavoratori autoctoni e dall’altra i migranti, si crea un falso nemico contro cui scatenare le proprie frustrazioni e sofferenze. I poveri e i poverissimi diventano i nemici di Stato, mentre il padronato continua indisturbato nei suoi affari.
Esemplare di ciò è la questione dei venditori ambulanti sulle spiagge – in stragrande maggioranza stranieri – attaccati oggi sia dalla destra al governo che dalle bande neofasciste, come fosse questo uno dei “mali” principali per gli “italiani”, a ripetere per l’ennesima volta il copione che vede i fascisti forti coi deboli e deboli coi forti.

Nell’ultimo trentennio la sinistra istituzionale (e i vari centrosinistra) ha contribuito in maniera determinate alla demolizione della coscienza di classe in Italia, alla legittimazione storica e politica del fascismo e delle politiche di destra, a partire dall’inizio degli anni ’90 del secolo scorso col riconoscimento reciproco del diritto a governare tra gli eredi del PCI e del MSI. Le stesse politiche securitarie in fatto di migranti corrono lungo tutta la storia dei governi di centrosinistra: dai primi centri di detenzione istituiti con la legge Turco-Napolitano durante il primo governo Prodi (1996-1998) fino alle recentissime “alleanze libiche” di Minnitti.

Oggi non può bastare un antifascismo di maniera, retorico, delle feste comandate, senza un ritorno alle mobilitazioni di classe.

Così come sono superflue le richieste di applicazione delle leggi Scelba e Mancino contro le organizzazioni neofasciste, che oggi come ieri godono di sostegni e coperture a livello istituzionale. Non si può non vedere che le leggi contro la ricostruzione del partito fascista sono disapplicate, mentre grandi parti delle stesse forze dell’ordine sono egemonizzate dalla destra, a volte dichiaratamente fascista. La stessa magistratura, nelle sue componenti maggioritarie, si è sempre voltata dall’altra parte. E non sarà certo un appello a questo Parlamento e all’attuale governo a cambiare la direzione, quando proprio il ministro leghista Fontana, per legittimare definitivamente i fascisti, chiede l'abrogazione in toto delle su citate leggi. Lo stesso Movimento 5 Stelle si è definito sempre in maniera ambigua rispetto ai temi dell’antifascismo e dell’antirazzismo; definendosi sempre come né di destra né di sinistra, ha nei fatti rivendicato uno degli slogan di sempre dell’estrema destra europea postbellica. Indimenticabile un video del 2013 in cui Beppe Grillo dichiara che l'antifascismo «non gli compete».

È necessario riprendere, oggi come non mai, il filo dell’antifascismo come lotta di classe del mondo del lavoro contro il padronato. In primo luogo recuperandone storia e coscienza. Per questo proponiamo un appuntamento per il 22 settembre a Marzabotto, un momento di incontro e riflessione, aperto a tutti e tutte coloro si vogliano ancora porre sul terreno di un antifascismo di classe. Un appuntamento per ricordare le storie di questa terra, oltre la strage del 1944. Una storia di lotte di classe che comincia prima dell’avvento del regime mussoliniano, fatta di partiti, sindacati e cooperative. Le vicende “normalmente eroiche” di una sinistra di classe che stravinse le ultime elezioni comunali prima della dittatura e che vide l’ultimo sindaco morire nella guerra di Spagna nelle file delle brigate antifasciste. Una lotta che riprende nella Resistenza con la nascita dell’autonoma e autoctona Brigata Stella Rossa e del distaccamento locale della Settima GAP.

Un'iniziativa per segnare la possibilità di una coerente opposizione a ogni destra, di governo o meno, che non deleghi la propria azione a istituzioni screditate nei fatti di oggi come nella storia di ieri. Un punto di partenza, non una commemorazione retorica.

Partito Comunista dei Lavoratori

CONDIVIDI

FONTE