Dalle sezioni del PCL

Vittoria (RG), sciolti giunta e consiglio comunale per infiltrazioni mafiose

2 Agosto 2018
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È durata solo due anni la prima esperienza ufficiale della destra a capo della città delle primizie, e non sarà certo ricordata dai suoi abitanti per la buona amministrazione, ma per il suo pressapochismo; uno stallo continuo che vede le emergenze aumentare di ora in ora, per non parlare degli scandali di mafia e affaristici vari. Per la prima volta nella sua storia il comune di Vittoria è stato sciolto per infiltrazioni mafiose dal Consiglio dei ministri. Assieme alla giunta, sono decaduti anche il sindaco Giovanni Moscato e il Consiglio comunale. Una triade prefettizia sarà chiamata a prendere in mano le disastrate sorti del comune per almeno 18 mesi, prorogabili fino a 24. Non si tornerà alle urne quindi, prima dell'inizio del 2020.

Una commissione prefettizia si era già insediata nel mese di settembre dello scorso anno, a seguito degli arresti per scambio politico-mafioso dell’ex sindaco Giuseppe Nicosia e di suo fratello Fabio (entrambi esponenti di rilievo del PD) nell'ambito dell'inchiesta denominata "Exit poll" sulle infiltrazioni dei clan mafiosi nei più importanti settori economici della città. Oltre ai Nicosia finirono in manette altri quattro, tra cui importanti esponenti delle cosche mafiose e un intermediario. Lo stesso Moscato comparve nel registro degli indagati per il reato di corruzione elettorale, mentre per i fratelli Nicosia, finiti ai domiciliari, ci ha pensato il Tribunale del Riesame a rimetterli in libertà pochi mesi or sono. La chiusura delle indagini è stata notificata pochi giorni fa agli interessati da parte della Direzione distrettuale antimafia, con l'ex sindaco Nicosia che è stato accusato di corruzione elettorale e non più di scambio politico-mafioso, come Fabio Nicosia. Ma evidentemente la vicenda è tutto fuorché chiusa, se ha spinto il governo borghese a compiere un atto simile.

Secondo l’accusa, i fratelli Nicosia, tra le altre cose, avrebbero fatto convergere nel turno di ballottaggio i voti su Moscato. In cambio, Moscato avrebbe portato avanti la stabilizzazione di 60 dipendenti della ditta Tekra che si occupava dello smaltimento dei rifiuti (azienda che ha avuto molti problemi per dimostrare la sua estraneità nei rapporti con clan mafiosi). Dopo sei mesi di indagini, la Commissione prefettizia ha presentato la sua relazione al Consiglio dei Ministri, dalla quale è emerso come a Moscato venga contestata la proroga del servizio di raccolta dei rifiuti, effettuata proprio dalla Tekra. D'altronde il quadro delle vicenda era fin dall'inizio ben chiaro: grazie alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia alla Procura di Catania emerse con chiarezza l’intreccio affaristico-politico-mafioso che a Vittoria ha condizionato per anni le scelte elettorali e politiche, in un quadro ben delineato, che evidenziò come i fratelli Nicosia abbiano ricevuto il sostegno elettorale della cosca Stidda sia nelle elezioni amministrative del 2006 e 2011 sia in quelle politiche/regionali del 2008 e 2012. Il convogliamento dei voti veniva ripagato dal sindaco attraverso l’assegnazione di appalti e posti di lavoro a favore degli intermediari. Il collaudato sistema clientelare si reggeva anche sui voti degli operatori ecologici, ai quali venivano promessi in cambio posti di lavoro, col beneplacito della criminalità organizzata. Per cui a fronte di tutto ciò è davvero difficile capire come i Nicosia possano essere stati rimessi in libertà e l'inchiesta posa essere evaporata come una bolla di sapone, ma questo è un classico nelle democrazie borghesi: gli intrecci politico-mafiosi ed affaristici sono all'ordine del giorno e parte fondamentale del sistema istituzionale ed economico in un sistema capitalista. Vengono sottaciuti finché possibile, e spesse volte le inchieste (quando vengono svolte) finiscono nel nulla per non destabilizzare troppo gli equilibri.

Non si sono fatte attendere le reazioni da parte degli esponenti di governo, come quella di Di Maio, che non ha perso tempo per farsi pubblicità, dichiarando con un tweet di «dedicare lo scioglimento per mafia del comune di Vittoria al giornalista Paolo Borrometi, che con le sue inchieste ogni giorno combatte la mafia. Questo è il giornalismo che ci piace e di cui c’è bisogno».

Questa crisi istituzionale senza precedenti è legata a doppio filo alla crisi economica di questa città. Le organizzazioni padronali, soprattutto in agricoltura, e il movimento di sostegno agli agricoltori (una versione più reazionaria del movimento dei forconi) non a caso proprio in questi giorni stanno inscenando dure azioni di protesta nei confronti della regione e in particolare del presidente Musumeci, reo, secondo i padroncini, di non aver rispettato gli impegni presi a difesa degli agricoltori della zona.
Alcuni mesi fa, infatti, era stato saldato un asse tra i movimenti degli agricoltori, la giunta locale di centrodestra e il governo regionale, che aveva come obiettivo quello della detassazione dei prodotti locali e la difesa delle migliaia di imprese locali. Imprese locali che, soprattutto in agricoltura, non sono famose solo per le primizie, ma soprattutto per l'altissimo livello di sfruttamento che esercitano nei confronti dei lavoratori stranieri e locali che vi lavorano. Naturalmente, sullo sfruttamento lavorativo né la destra né i movimenti degli agricoltori proferiscono parola. A loro interessa solo la difesa delle aziende, che negli anni hanno permesso l'accrescimento dei profitti di un'intera classe sociale, a discapito dei lavoratori naturalmente.

Questi lavoratori non possono certo essere tutelati da chi si pone al servizio degli sfruttatori e del crimine economico organizzato, o nel migliore dei casi lascia correre, né dalla giustizia borghese. A maggior ragione visto che l'annoso fenomeno del lavoro nero, che coinvolge non solo le campagne ma quasi tutte le attività commerciali ed imprenditoriali (dove le vittime sono soprattutto lavoratori extracomunitari e rumeni) ha subito anch'esso un'impennata, senza che nessuno nelle istituzioni facesse niente.

Serve un fronte unitario che aggreghi le forze sociali migliori della città, dai lavoratori locali e stranieri alle realtà di lotta ai movimenti spontanei, agli studenti, ai veri attivisti contro la criminalità organizzata, che controlli in prima persona e dia impulso alle dinamiche sociali, economiche e politiche, le ponga di volta in volta all'attenzione di una città troppo spesso menefreghista, e lotti contro le troppe distorsioni, cercando di fornire protezione sociale per le fasce deboli della popolazione.
Se i padroncini bloccano il mercato ortofrutticolo di Vittoria (il secondo mercato più grande in Italia) per chiedere altri soldi allo Stato borghese, i lavoratori devono essere in grado di autorganizzarsi e bloccare tutte le aziende e le serre, per imporre il rispetto del contratto lavorativo (e che sia esteso a tutti i lavoratori), il rispetto dell’orario di lavoro, e per ottenere condizioni abitative degne di un essere umano, costringendo le istituzioni a farsi carico dei tanti, troppi minori che oggi lavorano nelle serre, senza andare a scuola.
Per fare questo serve un vero protagonismo popolare, che è l'arma fondamentale per combattere mafia, malaffare e capitalismo, e che non può che avere impulso dalle masse lavoratrici.

Partito Comunista dei Lavoratori - sezione di Ragusa

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