Interventi

Nuove macchine da censura. Wikipedia bloccata per protesta

Sulla riforma europea del copyright

3 Luglio 2018
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LA RIFORMA EUROPEA SUL COPYRIGHT

Wikipedia oggi è bloccata in segno di protesta. Il 20 giugno è stata approvata la riforma europea sul copyright (1), da parte del Comitato Affari Legali del Parlamento UE. Se confermata in assemblea plenaria, si aprirà una nuovo scenario per la condivisione di contenuti in rete.

La riforma presentata dalla Commissione Europea si focalizza sulla necessità di tutelare i business esistenti dall’impatto delle nuove tecnologie, considerando il copyright l’unico modo possibile per garantire la creatività e l’innovazione. Una posizione non sostenibile e nemmeno più sostenuta (se non dall’industria del copyright che, ovviamente, lo fa per i propri interessi). Ma soprattutto rivolge poca attenzione ai diritti fondamentali (democratici-borghesi) dei cittadini, nascondendo inoltre una delle caratteristiche della nuova era tecnologica, dove ognuno riesce ad essere produttore di contenuti (User-Generated-Content, ovvero qualsiasi tipo di contenuto creato dagli utenti e pubblicato in internet).

È una proposta che considera il cittadino esclusivamente come consumatore, dove internet è il canale di distribuzione tra consumatore-cittadino e produttore. Ovviamente il cittadino, pagando i contenuti, consente ai produttori di sostenersi economicamente. Secondo la Commissione in questo modo l’ecosistema sopravvive, ma non è così.

Le proposte tendono prevalentemente a tutelare i produttori di contenuti (coperti da copyright), concentrandosi sull’obiettivo di ridurre l’impatto dello sviluppo tecnologico sui modelli di business dei grandi editori. Il risultato sarà imporre ulteriori freni all’innovazione tecnologica. Naturalmente questa è una contraddizione tra lo sviluppo delle forze produttive i rapporti di produzione capitalistici. Soltanto una svolta anticapitalista, che abolirà il copyright, consentirà di incrementare ancora di più lo sviluppo tecnologico senza entrare in contrasto con gli interessi di chi produce.

Inoltre si andranno riducendo anche gli spazi per la libertà di parola e di informazione.

Infatti l’articolo 13 della proposta di riforma direttiva copyright prevede per le piattaforme web l’obbligo di sistemi di filtraggio dei contenuti caricati on line dagli utenti, che bloccano i contenuti, ritenuti non conformi, prima ancora di essere pubblicati. Oltretutto il costo per l’inserimento di questi sistemi è rilevante, e soltanto le grandi piattaforme possono affrontarlo, creando così un monopolio di mercato.

Sono macchine da censura che nel nome della tutela del diritto d’autore costruiscono un meccanismo per cui ogni contenuto deve prima passare una serie di algoritmi, creando una sorta di barriera di accesso alla rete. Questi algoritmi agiranno su tutti i dati, a partire dai video, foto, audio e anche testi.

La normativa europea ovviamente non lo chiama così, ma è in tutto e per tutto un sistema di filtraggio, pericoloso per il fatto che è un controllo effettuato a priori e per nulla trasparente, che non fornisce agli utenti strumenti di appello, in caso di rimozione automatica, di materiale perfettamente lecito.


I PROBLEMI RIGUARDO L’USO DI ALGORITMI

Ci sono delle imperfezioni nei processi di automazione per tutelare il copyright, per esempio non comprendendo essi l’ironia e la semantica delle situazioni. E questi sono solo alcuni dei problemi cui deve andare incontro l’intelligenza artificiale.

Nell’atto pratico ci sono altri errori commessi dagli algoritmi.
Alcune testimonianze delle atrocità compiute in Siria sono state rimosse confondendole con propaganda terrorista. In un giorno 900 profili di gruppi e individui che documentavano la guerra sono spariti (2).

Un altro caso - un errore di una traduzione automatica - ha portato all’arresto di un palestinese da parte della polizia israeliana: l’uomo pubblica una foto che lo ritrae a lavoro, a fianco di un bulldozer, con scritto “buongiorno”, che viene tradotto con “attaccali” (in ebraico) e “colpiscili” (in inglese). L’uomo, per fortuna, è stato rilasciato dopo che le autorità ebbero compreso il malinteso.

I filtri algoritmici diventano legge: Facebook, per esempio, sotto la minaccia di multe salate, preferisce eliminare un contenuto in più rispetto a pagare diversi milioni di multa. Naturalmente è la legge del profitto. È il caso della Germania, con la contestatissima legge “anti-fake news”, che impone la rimozione entro poche ore dei contenuti ritenuti illeciti. Ed ecco quindi che pagine con posizioni politiche “estreme”, o pagine satiriche ritenute non conformi, possono sparire senza troppe spiegazioni.


L’EVOLUZIONE DELLE PIATTAFORME

In parallelo si sviluppa una nuova considerazione delle varie piattaforme: da strumenti proclamati “neutrali”, o intermediari della comunicazione, ora (come gli stessi fondatori, come Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, concordano) le piattaforme sono responsabili dei contenuti. Essi diventano quindi agenti attivi delle sorti collettive. Questo alimenta soltanto manie di censura. È una logica assolutamente da contrastare.

Fare delle piattaforme editori non risolve i problemi dell’editoria.
Le richieste di rimozione di alcuni contenuti, per esempio, si possono trasformare in uno strumento di censura. Il ministro della giustizia di Israele Ayelet Shaked afferma: «un anno fa, Facebook ha rimosso il 50% dei contenuti da noi richiesti. Oggi Facebook ne rimuove il 95%» (3).

Una combinazione che rischia di essere micidiale per la libera espressione e informazione. Internet sta diventando uno spazio controllato e censurato (da privati) ancora di più di quanto oggi non sia manipolato.

In sostanza, si sta imponendo un monitoraggio generalizzato, o meglio una vera e propria sorveglianza di massa.


SORVEGLIANZA DI MASSA

La sorveglianza di massa entra in contrasto persino con i diritti concessi dalla democrazia borghese.

Nell’attuale quadro normativo il primo strumento dove si trova la difesa di tali diritti è la "Convenzione per la protezione degli individui", con riferimento al trattamento automatico dei dati personali (emanata dal Consiglio d’Europa nel 1981).

Sulla base di questo la "Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali" ha espresso in varie sentenze dei requisiti necessari per considerare legittimo il monitoraggio degli individui, che sono riassumibili nelle seguenti norme:

- La misura restrittiva deve essere prevista espressamente da una legge

- La misura deve essere necessaria in una società democratica per raggiungere degli scopi legittimi previsti e deve essere l’unico mezzo possibile per raggiungere tale scopo.

- La misura di sorveglianza deve essere mirata e non può riguardare un insieme indiscriminato di individui.

- La legge deve prevedere criteri oggettivi con i quali determinare i reati che giustifichino una tale vasta interferenza con i diritti fondamentali.

- L’accesso ai dati conservati, da parte della autorità nazionali competenti, deve dipendere da un esame preliminare effettuato da un organismo indipendente.

- Il periodo di conservazione dei dati deve essere graduato in base alla possibile utilità per gli scopi conseguiti.

- Devono essere fornite garanzie sufficienti contro il rischio di abusi e di accessi non autorizzati e utilizzi illegittimi dei dati conservati Il soggetto posto sotto sorveglianza dovrebbe ricevere una comunicazione del fatto di essere stato sorvegliato, nel momento in cui tale comunicazione non pregiudica più la sorveglianza.

- Il soggetto posto sotto sorveglianza deve avere la possibilità di rivolgersi ad un organismo indipendente per far valere i propri diritti.


La CEDU infine evidenzia il fatto che siano necessarie ed essenziali delle garanzie contro ogni forma di abuso, per contrastare sistemi di sorveglianza in grado di distruggere le libertà democratiche, ottenute fino ad ora, nel nome della loro difesa.

Di certo va fatta pressione per non far passare la legge - come stanno facendo molte campagne (4) - ma è necessario organizzare il più ampio fronte unico di massa di opposizione ai governi borghesi di qualunque natura essi siano, i veri distruttori di libertà.

Il M5S si oppone alla legge del copyright: gli stessi ipocriti che agiscono su una piattaforma a presunta democrazia diretta (plebiscitaria) per nulla trasparente manipolabile facilmente.

La legge del profitto, soprattutto in un periodo di crisi capitalista, rende ogni abuso lecito (per esempio da parte degli stessi organismi governativi, come l’NSA americano). Essa va contrastata con una misura anticapitalista, che metta in discussione le radici dello sviluppo di manovre liberticide nei confronti della maggioranza della popolazione, contro tutti i sistemi di controllo (a scopo di censura, ricatto o sfruttamento) e manipolazione dell'informazione, e per una totale trasparenza della gestione dei dati sotto il controllo sociale.



Note:

(1) https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:52016PC0593&from=EN - https://juliareda.eu/2018/06/not-giving-up/

(2) https://theintercept.com/2017/11/02/war-crimes-youtube-facebook-syria-rohingya/

(3) https://www.aljazeera.com/programmes/listeningpost/2018/03/deleted-suspended-demoted-censorship-silicon-valley-style-180317111051502.html

(4) ad esempio: https://www.saveyourinternet.eu/

Luca Gagliano

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