Dalle sezioni del PCL

Colpevoli di omicidio

14 Giugno 2018

Mentre il Governo imbonisce gli italiani per convincerli che il nemico da combattere sono i disperati che fuggono dalle distruzioni operate dagli imperialismi mondiali ed europei, la borghesia italiana, in casa propria, continua a mietere vittime tra i lavoratori di ogni nazionalità

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Ieri, 13 giugno, Salvatore Lombardo di 43 anni, lavoratore di una ditta in appalto di Fincantieri, è morto precipitando dall'impalcatura di una nave. Sempre ieri altri cinque lavoratori sono morti, in Veneto, in Sicilia, al Brennero, in Piemonte e in Puglia.
Dal 1° gennaio di quest'anno 328 lavoratori e lavoratrici non sono più tornati a casa. Dopo lo sgomento iniziale e lo sciopero di prammatica tutto torna come prima. Le responsabilità sono chiare, ma nessuno se ne preoccupa, tanto meno questo nuovo governo giallo-verde, e si preferisce concentrare l'attenzione di massa sul “pericolo” migranti.
Mentre il governo imbonisce gli italiani per convincerli che il nemico da combattere sono i disperati che fuggono dalle distruzioni operate dagli imperialismi mondiali ed europei, la borghesia italiana, in casa propria, continua a mietere vittime tra i lavoratori di ogni nazionalità. Di fronte a questa strage di classe, Di Maio, il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, non sa promettere altro che regalie e agevolazioni alle aziende che dicono di rispettare le norme di sicurezza. Quindi chi fa ciò che dovrebbe, almeno fino a che i controlli fasulli non incappino in nuovi morti e “incidenti”, ottiene dei premi; chi invece risparmia sulla vita, sulla salute e sulla sicurezza dei propri lavoratori e lavoratrici può considerarsi assolto, semplicemente non vince il premio per il “buon padrone” e regolarmente finisce impunito nei processi che si osa avviare.
Una strage annunciata, conseguente a scelte politiche ed economiche di governi complici che hanno creato precarietà e ricattabilità, che hanno dato carta bianca al padronato, che hanno garantito assenza di controlli reali e una normativa sulla sicurezza che è solamente adempimento burocratico e formale.
Un sistema che produce lavoro sempre meno garantito, ostaggio di una giungla di appalti e subappalti al ribasso, fonte di corruzione ed infiltrazioni mafiose, di lauti profitti sulla pelle e la vita stessa di lavoratori sottopagati e supersfruttati. Questi sono i morti della classe lavoratrice, di coloro che per vivere devono accettare di lavorare senza sicurezza e senza garanzie, con la paura del licenziamento o del mancato rinnovo se provano ad aprire bocca, a denunciare condizioni di rischio o a mobilitarsi.
Noi non dimentichiamo Salvatore Lombardi, né tutti gli altri morti, perché dietro ai numeri spaventosi ci sono persone, famiglie e colpevoli impuniti. Pretendiamo la convocazione di uno sciopero generale contro gli assassinii sul lavoro nel nome del profitto e della produttività. Pretendiamo la nazionalizzazione sotto il controllo dei lavoratori delle aziende che licenziano, tagliano, uccidono, precarizzano e non rispettano le norme sulla sicurezza. Solo il controllo diretto dei lavoratori e delle lavoratrici sui processi produttivi e sui luoghi di lavoro può garantire la piena assunzione di norme di sicurezza e di ritmi di lavoro che non si trasformino in perenni tragedie nascoste.

Partito Comunista dei Lavoratori - sezione di Genova

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