Dalle sezioni del PCL

Amministrative: un'analisi di classe del voto a Pisa

12 Giugno 2018
elezioni


Il primo turno delle elezioni comunali a Pisa consegna alla città uno scenario perfettamente in bilico tra il candidato Conti sostenuto da Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, e il candidato Serfogli sostenuto da PD e varie liste civiche.
Sebbene anche nel 2008 fosse stato necessario ricorrere al ballottaggio (mentre nel 2013 Filippeschi vinse al primo turno), stavolta il quadro è diverso rispetto al passato, sia per il mutamento nella distanza tra gli schieramenti che per i nuovi rapporti di forza all’interno degli stessi.

Il primo dato, inquietante ma prevedibile, è la crescita dei voti per la Lega, divenuta ormai primo partito a livello cittadino. La formazione reazionaria e xenofoba ha cannibalizzato le altre formazioni di centrodestra e ricevuto la preferenza di un votante su quattro compiendo un grosso salto in avanti rispetto alle precedenti amministrative dove aveva raccolto solo lo 0,35%.
Anche a Pisa il partito di Salvini ha costruito il proprio consenso quasi esclusivamente attorno alla questione della “sicurezza”, molto percepita a livello cittadino e pompata a dismisura dalla propaganda securitaria sulla stampa borghese locale e sui social. Il tema ha messo addirittura in ombra tutto il resto del programma del centrodestra ed è stato cavalcato (anche se con molto meno successo) pure da Forza Italia e Fratelli d’Italia.
Il degrado provocato dal capitalismo, sistema portatore di emarginazione e devianza, si conferma ancora una volta un jolly elettorale infallibile delle organizzazioni che sostengono più ferocemente questo iniquo sistema economico e sociale in una sorta di meccanismo che si autoalimenta mentre cresce l’odio tra poveri.

Per comprendere al meglio il risultato di Pisa però non bisogna dimenticare nemmeno gli “autogol” del Partito Democratico e della giunta uscente guidata da Filippeschi: dal PisaMover, classico esempio di grande opera costosa e inutile, alla cattiva gestione della viabilità e della manutenzione delle strutture pubbliche, fino all’incapacità di far fronte all’emergenza abitativa e all’emarginazione ed esclusione sociale. Il tutto ovviamente accompagnato da una serie di esternalizzazioni, privatizzazioni e cementificazioni che hanno assestato un duro colpo ai diritti dei lavoratori, ai servizi e al verde pubblico. Persino il goffo tentativo di rincorrere la destra sul tema securitario (con daspo urbani e sgomberi di realtà autogestite) ha finito per ritorcersi contro il PD che, come a livello nazionale, è ormai un’organizzazione politica al servizio del padronato e lontana dagli interessi dei lavoratori e degli oppressi.

Fuori dal ballottaggio e mai in grado di mettere in discussione il dualismo Conti-Serfogli il Movimento 5 Stelle che non raggiunge nemmeno il 10%. Un dato imbarazzante per il Movimento del Vicepresidente del Consiglio Di Maio che si è presentato agli elettori con un programma insipido paragonabile a quello di una qualunque lista civica. Premesso che a differenza di Livorno a Pisa il M5S non è mai decollato (con i voti di destra monopolizzati dalla Lega e con un PD che tiene meglio che altrove), la débâcle dei grillini in questa tornata elettorale può essere spiegata da un lato con la tenuta dei “capibastone” dei Partiti classici in grado ancora di esercitare a livello locale il proprio controllo sull’elettorato con metodi primorepubblicani e dall’altro lato con il malcontento per l’alleanza di governo con Salvini da parte dei votanti provenienti dal centrosinistra. In generale la deludente performance pentastellata in queste amministrative è la cartina tornasole di come l’abbraccio giallo-verde di governo in termini di consenso stia giovando sopratutto a Salvini a discapito dei pentastellati, schiacciati dalla propaganda leghista come hanno dimostrato gli spregevoli proclami del ministro dell’interno sulla vicenda della nave “Aquarius”.

Nelle settimane che hanno preceduto le elezioni, Pisa è salita agli onori delle cronache anche per il gran numero di liste presentatesi a sinistra del PD. Di queste PSI e PC correvano sole e non hanno raggiunto l’1%. Poco meglio ha fatto Sinistra Italiana.
Si attesta invece al 7,79% la coalizione “Diritti in Comune” guidata dal candidato sindaco Ciccio Auletta comprendente Rifondazione Comunista, Possibile e la lista civica Una Città in Comune. Più che il dato in sé fa riflettere l’alleanza di Rifondazione con Possibile e il suo smarcamento da Potere al Popolo (a Pisa composto prevalentemente da Eurostop) finito totalmente emarginato dopo aver chiesto invano di entrare a far parte di “Diritti in Comune” ma ricevendo solo dinieghi polemici da parte di Rifondazione.
Tutto questo getta ombre sul futuro di PaP e rafforza la nostra convinzione che tutta l’operazione che l’ha messo in piedi sia stata solo un tenativo di creare un carrozzone elettorale per le politiche del 4 marzo scorso senza solide basi e destinato ad avere vita breve.

Come Partito Comunista dei Lavoratori non daremo alcuna indicazione di voto al ballottaggio, così come abbiamo fatto al primo turno, consapevoli che a prescindere dall’esito di queste elezioni il quadro politico che si va delineando a Pisa è a tinte fosche, come del resto in tutta Italia.
Sicuramente ci opporremo con forza a qualunque governo, nazionale e locale, di natura padronale, xenofoba e reazionaria. Auspichiamo che proprio in questi momenti difficili il fronte unico dei lavoratori ritrovi slancio nella lotta per la difesa del lavoro nelle vertenze aperte in Città come nel resto della Regione, contro xenofobia e reminiscenze fasciste, contro la militarizzazione dei territori. La manifestazione unitaria del 2 giugno contro Camp Darby è soltanto il primo passo di questo lungo percorso.

Partito Comunista dei Lavoratori - sezione di Pisa

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