Dalle sezioni del PCL

Tecnowind licenzia e continua a fare utili

comunicato stampa

22 Maggio 2018
tecnowind


“Ci sono famiglie che non possono vivere con l’assegno della Naspi con mutui arretrati case all’asta, persone che non arrivano a fine mese. Dall’altro canto persone che lavorano e che non hanno perso nulla.”

Questo è un breve estratto della lettera pubblicata dai lavoratori della Tecnowind che hanno perso, ormai da mesi, il loro posto di lavoro.
Non sappiamo chi tra i lavoratori abbia scritto questa lettera, se essa sia espressione allargata del pensiero della maggioranza degli operai, ma come PCL ribadiamo la nostra vicinanza e sostegno anche a questa forma di denuncia e di piccola presa di coscienza del reale stato delle cose da parte della classe lavoratrice.
A quanto sembra, ormai possiamo tranquillamente parlare di un’azienda fantasma: di fatto fallita, ma nella pratica ancora attiva nella produzione e negli utili. Una gestione concessa dal curatore fallimentare, che non rispetta nessuna etica morale nei confronti della forza lavoratrice, ma che invece avalla e sostiene gli interessi dei pochi e soliti referenti del profitto e del guadagno: banche e grandi gruppi creditrici che hanno tutto da guadagnare e recuperare sulle disgrazie degli ex dipendenti.

Questa è l’ennesima e triste pagina di un vecchio copione già visto e recitato, che basa tutta la sua storia sulla favola della concertazione e della collaborazione con le istituzioni. Nulla di più falso, nulla di più surreale!
Non ci interessa entrare nel dettaglio della situazione, ma quello che ci preme sottolineare e condannare è l’atteggiamento inerme e passivo delle organizzazioni sindacali confederali, che dovrebbero opporsi costruendo con i lavoratori una lunga e profonda vertenza di fabbrica che, dal suo piccolo, dovrebbe trasformarsi in un grande momento di conflitto e lotta esteso sul territorio ed in altre realtà lavorative. In questi frangenti la chiarezza dell’intervento politico e sindacale deve essere netto e inconfondibile: o si sta dalla parte dei lavoratori, o si è nemici dei loro diritti e delle loro rivendicazioni. O si gettano le basi per una dura opposizione all’attacco del padronato, o si è complici di esso.
Con questa impostazione, i lavoratori dovrebbero chiedere conto ai propri delegati provinciali, che nella maggioranza dei casi fanno i propri interessi burocratici anche sulle spalle delle proprie RSU di fabbrica. Su questo terreno chiediamo noi conto invece a tutta la CGIL, e in particolar modo alla FIOM locale, su cosa pensa di fare di concreto per difendere i lavoratori ed i loro posti. Nessun tavolo ministeriale potrà risolvere i licenziamenti di massa o le delocalizzazioni all’estero. Nessun riferimento borghese e di governo capitalista e liberale potrà mai tutelare e difendere i diritti delle maestranze.
Solo un'opposizione di classe ed organizzata può effettivamente spostare gli equilibri. Solo la presenza costante e vigile davanti ai cancelli della fabbrica può tenere in vita una situazione cosi grave. Solo mettendo paura ai padroni, e in questo caso al curatore fallimentare, si possono ottenere tutte le risposte alle domande pubblicate sulla lettera. Il confronto con l’attuale gestione va fatto solo in un'unica prospettiva: il recupero del sito produttivo da parte dei lavoratori in forma diversa ed alternativa legata all’autogestione.

Invitiamo tutti i lavoratori ad organizzarsi ed a essere disposti all’occupazione della fabbrica per la tutela dei macchinari e dei materiali; a bloccare eventualmente i carichi in entrata ed uscita che in questo momento gonfiano il portafoglio del profitto a discapito dei salari e dei compensi arretrati.
O il tutto lo si trasforma in una lotta di classe o il destino sarà irrimediabilmente segnato. Su questo terreno proponiamo a tutte le anime della sinistra anticapitalista fabrianese di costruire un momento unitario di vicinanza verso tutte le vertenze aperte nel territorio per unificarle e per farne un'unica rivendicazione generale e di classe: la tutela dei posti di lavoro contro padronato e sfruttamento, qualunque essa sia la forma. Contro il mito della diplomazia, in pieno contrasto con le strutture parassitarie e inquisite dei sindacati confederali che sono a tutti gli effetti il braccio destro del padrone.

Partito Comunista dei Lavoratori - sezione di Ancona

CONDIVIDI

FONTE