Internazionale

Le unità paramilitari nell’Europa dell’est

14 Maggio 2018
NATO_Latvia


Alla fine del luglio 2017 il giornalista piemontese Tomaso Clavarino fu minacciato di morte per i servizi fotografici sulle unità militari nei Paesi Baltici. Un suo servizio, pubblicato sul giornale olandese De Correspondent (1), fu attaccato dal giornale Postimees e dal ministro della difesa estoni: “un utile idiota al soldo della Russia”. In difesa del giornalista piemontese sono scese in campo l'associazione Stampa Subalpina e la FNSI. Il De Correspondent difese Clavarino. Nessun dibattito, nessuna iniziativa politica della sinistra in Italia.
Le unità paramilitari presenti dalla Polonia ai Paesi Baltici, formatesi nell’est Europa dopo il biennio 1989-1991, hanno aumentato di numero e di mezzi dopo il colpo di stato della NATO a Kiev del febbraio 2014. Tali unità si pongono in continuità con le formazioni armate controrivoluzionarie nate immediatamente dopo la rivoluzione del 1917. Le unità militari sono giustificate dai governi con l’articolo terzo del Trattato Nord-Atlantico del 4 aprile 1949: “Al fine di conseguire con maggiore efficacia gli obiettivi del presente Trattato, le Parti, individualmente e congiuntamente, nello spirito di una continua e effettiva autodifesa e assistenza reciproca, manterranno e svilupperanno la propria capacità individuale e collettiva di resistenza ad un attacco armato.


ESTONIA

La Lega della difesa estone conta 25.400 membri, specializzati nella costruzione di Improvised Explosive Device (IED), gli ordigni esplosivi “fai da te”, che le truppe imperialiste hanno conosciuto, loro malgrado, in Afghanistan. Ogni anno, a gennaio, fanno esercitazioni ai confini con la Russia. I suoi membri rivendicano la continuità con la Omakaitse (Guardia della casa), costituita per combattere la rivoluzione del 1917. Durante l’aggressione dell’imperialismo tedesco all’URSS furono sotto il comando della Wehrmacht.
Anche quest’anno a Vaivara, nel nord dell’Estonia, hanno sfilato i veterani della 20te Waffen-Grenadier-Division der Schutz-Staffeln, componente baltica dell’organizzazione paramilitare del partito nazista. Erano presenti pure veterani delle Waffen SS di Austria e Norvegia. Come ogni anno la stampa dell’imperialismo democratico europeo indignata ricorda i “valori dell’UE” e la sinistra europea non apre bocca, perché presa dai fumi della tesi dell’imperialismo russo.
In Estonia sono presenti, stabilmente, unità di combattimento dei marines USA. Il 30 luglio 2017 il vicepresidente USA, Mike Spence, nel suo discorso tenuto nei pressi del quartier generale dell’esercito ha ulteriormente rassicurato i vertici estoni che la marcia militare per il completamento della restaurazione non si arresta:
«Gli USA sono dalla parte delle nazioni e delle persone degli Stati baltici, e lo saremo sempre. Per gran parte di quest’ultimo secolo, le vostre nazioni erano bloccate dietro la cortina di ferro. Quel regime comunista ha rappresentato tutto ciò che i popoli liberi rifiutano. Ha cercato di sradicare la vostra identità, le vostre tradizioni, la vostra lingua, ciò che voi siete, e i legami con la famiglia e la fede. Ma in tutti questi decenni di brutale occupazione sono orgoglioso di dire che gli Stati Uniti non hanno mai accettato le rivendicazioni illegittime dell’Unione Sovietica sui tre Stati baltici. La vostra perseveranza ha ispirato nazioni libere in tutto il mondo, ed è un onore stare dalla vostra parte». In altre parole, l’imperialismo USA non muoverà un dito per fermare quella che i fascisti dell’Europa dell’Est chiamano “desovietizzazione”.
Nell’ottobre del 2016 Stoltenberg, Segretario generale NATO, a Roma annunciò l’invio di soldati dell’Esercito Italiano nei Paesi baltici ai confini con la Federazione Russa: «Abbiamo triplicato la dimensione della forza di risposta rapida, con otto quartieri generali nell’Europa centro-orientale. Ci sono i quattro battaglioni nelle repubbliche baltiche. Sono difensivi e proporzionati. Però dicono che la NATO c’è e che la risposta, certo limitata rispetto alle divisioni russe, è multinazionale».


LITUANIA

Dal sito Lithuanian Armed Forces: “i rappresentanti delle Guardie nazionali dello Stato della Pennsylvania USA hanno partecipato alle esercitazioni delle forze armate lituane” (2).
L’élite lituana, che può sfruttare il proprio proletariato solo con il sostegno delle armi dell’imperialismo, durante la campagna elettorale per le presidenziali ha ricordato a Trump gli impegni della NATO e la pericolosità della Russia. Nella primavera del 2017, il ministro degli esteri Linkevicius si è vantato di portare nel 2018 la spesa militare del pil secondo le decisioni prese al vertice NATO in Galles del 2014.
Alla domanda di un giornalista, se la nuova amministrazione USA apprezzasse l’impegno del governo lituano, Linkevicius rispose: «Non ne dubito, ma non si tratta di una decisione statunitense. Noi abbiamo deciso in modo autonomo» (3). Gli ascari ci tengono a far vedere al loro padrone che sono capaci di iniziativa propria nella marcia militare per il completamento della restaurazione.
È attiva l’Unione dei fucilieri lituani, fondata nel 1989. Nel 2016 aveva 8000 membri. Dal dicembre 2015 gli sono state date in dotazione armi automatiche. L’Unione è addestrata dall’esercito lituano ed è due volte inferiore alle forze armate lituane. Secondo Adomas Abromaitis, esule lituano in Inghilterra: «uno dei più grandi siti mediatici lituani – 15min.lt – ha pubblicato istruzioni sui “collaborazionisti neutralizzabili” nel Paese. I membri dell’Unione dei fucilieri lituani hanno proposto il proprio metodo per sopprimere i collaborazionisti all’interno del Paese se le azioni militari dovessero iniziare. Gli attivisti dell’Unione propongono apertamente metodi in materia di lotta ai “nemici interni”, basati su molestie e guerra psicologica. Si comportano come se il governo lituano avesse già delegato tale potere all’Unione» (4). Nel gennaio 2015 il ministero della difesa lituano pubblicò un manuale di regole in caso d’invasione russa. Il ministro, alla presentazione del manuale, disse: «gli esempi di Ucraina e Georgia, paesi che hanno entrambi perso parte del loro territorio, ci dimostrano che non possiamo escludere una situazione simile qui da noi, e che dobbiamo essere pronti dopo l'inizio dell'aggressione russa in Ucraina, qui in Lituania abbiamo capito che il nostro vicino non è un paese amico.» (5). Secondo un rapporto della Rand Corporation, la forza paramilitare lituana è di 11300 individui. Dal 2015 la Lituania ha ripristinato la leva obbligatoria. Anche la Svezia, che non vuole rimanere tagliata fuori dal completamento della restaurazione, entro quest’anno introdurrà la leva obbligatoria.


LETTONIA

In Lettonia, subito dopo il colpo di stato a Kiev, fu deciso di portare la Guardia nazionale lettone da 5000 a 8000 membri e di aumentare il numero dell’esercito di professionisti da 5000 a 6000 soldati.
Nel marzo del 2012 il partito nazionalista Tutto per la Lettonia, al governo con due ministri, propose che ai reduci delle Waffen-SS lettoni fosse riconosciuta l’onorificenza di “combattenti della libertà” e un lauto vitalizio. Si tratta delle truppe al servizio diretto di Himmler che hanno straziato i paesi baltici durante l’aggressione dell’imperialismo tedesco all’URSS. Prima che la proposta fosse presentata in parlamento, ci fu la marcia per commemorare il 16 marzo 1944, quando per la prima volta le SS lettoni si scontrarono con l’Armata Rossa nei pressi del fiume Velikaya.
In Lettonia a scuola si viene preparati per aderire alla Guardia Nazionale. È materia d’insegnamento, dal referendum in Crimea, la “difesa dello Stato”: il nazionalismo è istruzione militare.


POLONIA

In Polonia ci sono 120 unità paramilitari. Le organizzazioni maggiori hanno costituito la Federazione delle Organizzazioni di Pro-difesa, dotata di sostanziosi sussidi statali. La più importante e la più antica di queste è l’Associazione dei fucilieri, 2000 membri, fondata nel 1910. Nel periodo che intercorre tra il 1918 e il 1945 raggiunse il numero di 500.000 individui.
Dal reclutamento tra le forze paramilitari nascerà la quinta armata dell’esercito polacco: la Forza di Difesa territoriale: 17 brigate da completare entro il 2019.
In questo contesto politico-militare è da inquadrare la marcia dei sessantamila fascisti a Varsavia l’11 novembre 2017. Fra gli oratori c’era il fascista italiano capo di Forza Nuova Roberto Fiore. Lo slogan della marcia era era il tradizionale motto della Polonia reazionaria: “Vogliamo Dio”, lo stesso presente nel titolo del discorso pronunciato da Trump a Varsavia il 6 luglio 2017, “La Polonia è l’anima dell’Europa: noi vogliamo Dio”: «[...] Nel 1920, con il Miracolo della Vistola, la Polonia fermò l’esercito sovietico lanciato alla conquista dell’Europa… Insieme, con Papa Giovanni Paolo II, i polacchi hanno riaffermato la propria identità di nazione devota a Dio […] In quella vittoria sul comunismo siete stati sostenuti da un’alleanza forte di Paesi liberi in Occidente che ha sconfitto la tirannia. Adesso la Polonia, uno dei membri più convinti dell’alleanza NATO, ha ripreso il proprio posto come nazione leader di un’Europa che è forte, unita e libera».
Questa è la Polonia il cui presidente Andrzej Duda, insieme alla croata Grabar-Kitarovic, ha formalizzato il Trimarium al primo vertice di Dubrovnik del 25-26 agosto 2016. Il Trimarium, un “forum” di 12 membri centro-orientali dell’Unione Europea (Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Cechia, Slovacchia, Ungheria, Austria, Slovenia, Croazia, Romania e Bulgaria), non è che la ripresa del progetto Jozef Piludski, la Miedzymorze.




Note

1) Tommaso Clavarino, Aan de rand van Europa is dit het gevolg van de angst voor Rusland, De Correspondent
2)https://kariuomene.kam.lt/en/structure_1469/national_defence_volunteer_forces_1357/international_cooperation_2819.html
3) http://stradeonline.it/istituzioni-ed-economia/2823-vilnius-la-nato-l-ue-intervista-a-linkevicius-ministro-degli-esteri-lituano
4) http://www.civg.it/index.php?option=com_multicategories&view=article&id=878:emergenza-settore-destro-pravy-sector-in-lituania&catid=27:europa&Itemid=142
5) http://www.adnkronos.com/fatti/esteri/2015/01/15/lituania-pubblica-manuale-con-consigli-per-fare-fronte-una-invasione_QfNESvnSxs9avUmdNNIn3I.html?refresh_ce

Gian Franco Camboni

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