Interventi

Israele: Stato assassino

Nel giorno della Marcia del Ritorno: 16 morti e oltre 1.000 feriti

1 Aprile 2018
marcia del ritorno


Nell'occasione della marcia per il diritto al rientro, la cosiddetta Marcia del Ritorno, migliaia di palestinesi hanno protestato ricordando le tragedie storiche del loro popolo legate all'istituzione dello Stato di Israele – la Nakba – che da sempre ha significato l'impedimento e la negazione del loro legittimo diritto all'autodeterminazione con espropri, colonie, epurazioni, militarizzazione, apartheid, uccisioni, massacri e ora una lenta agonia di massa, esemplificata dal campo di prigionia in cui si è trasformata la Striscia di Gaza soprattutto dal blocco economico imposto da Israele dal 2006 – senza luce, acqua, medicinali, servizi, lavoro e tutto ciò che permette una vita dignitosa per milioni di persone.

Il 30 marzo del 1976 l'esercito israeliano, in Galilea, uccise 9 manifestanti palestinesi nelle proteste contro le confische di terre per l'insediamento di coloni israeliani.
Il 30 marzo del 2018 l'esercito israeliano, schierando cecchini e carri armati ai confini - imposti in anni di continuo avanzamento militare e coloniale - contro migliaia di persone disarmate, ha ucciso 16 manifestanti, di cui molti adolescenti, e ne ha feriti oltre 1.000.

La responsabilità di questa ennesima tragedia ricade sul governo sionista israeliano e sui suoi squali al potere – Netanyahu, Liberman etc., lanciato in uno slancio espansionistico contro la Siria e il Libano e in una stretta repressiva interna con nuove e più rigide politiche razziste anche sul tema dei rifugiati. Ricade su tutti i principali partner di questo governo nella spirale mortifera e di sterminio, primo tra tutti il governo statunitense del repubblicano Trump che ha avviato una politica di aperto sostegno al colonialismo sionista dichiarando il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele alla faccia di tutti gli equilibri ipocriti fino ad oggi mantenuti sulla Città santa. Ricade sull'intera comunità internazionale e sul coacervo di governi imperialisti riuniti nell'ONU, che al di là di qualche dichiarazione di carta nulla ha mai agito contro la pulizia etnica e lo sterminio del popolo palestinese per non compromettere gli interessi geopolitici, economici ed energetici con Israele.
Ricade anche sulle dirigenze del movimento di liberazione palestinese, ANP e Hamas in primis. Responsabili di richiudere il movimento palestinese in una lotta senza prospettive, su binari compromissori e capitolardi il primo, su binari islamisti e settari il secondo.

Solo con la ricostruzione di un movimento di liberazione della Palestina, e di tutto il Medio Oriente, rivoluzionario e anticapitalista, è possibile superare l'eterna questione palestinese, come quelle di tutti i popoli oppressi e dominati dai vari imperialismi nel Medio Oriente – a partire proprio dai curdi.
Solo ponendo al centro di questa lotta la classe lavoratrice in quanto tale, rinnegando le divisioni "nazionali" imposte a tavolino dalle potenze imperialiste nella spartizione delle sfere di influenza, e ponendo al centro la prospettiva di una federazione di governi dei lavoratori e delle lavoratrici, laici, internazionalisti, socialisti, sarà possibile ricostruire un movimento di massa capace di abbattere le attuali dirigenze politiche e militari a difesa di interessi di borghesie e gerarchie familistiche e religiose.
Solo con queste coordinate sarà possibile porre al centro le necessità di tutte le masse oppresse e discriminate, affermare il principio dell'autodeterminazione dei popoli e i diritti di tutti e tutte a prescindere dalle proprie appartenenze settario-religiose ed etniche, affermando la comune appartenenza alla classe lavoratrice, il solo e vero motore della storia e di un sempre più necessario processo di ricostruzione di una parte di mondo devastata dalla voracità di capitali imperialistici, nazionali e internazionali.

Cristian Briozzo

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