Dalle sezioni del PCL

Un bilancio e una prospettiva per una sinistra rivoluzionaria anche in Sicilia

1 Marzo 2018
bandiera


Informiamo i compagni, i simpatizzanti, amici e amiche, nostri sottoscrittori, che le liste “Per una sinistra rivoluzionaria” in Sicilia, costrette da una legge elettorale antidemocratica a raccogliere le firme, non sono riuscite a superare la soglia minima per la presentazione nei nostri collegi della Sicilia orientale, nonostante a Messina si siano raccolte in maniera compatta 516 firme, abbondantemente sopra la soglia minima richiesta.
A Catania siamo arrivati ad un passo dalle firme stabilite da questa reazionaria legge elettorale, che impone la regola della presenza in almeno due terzi dei collegi delle liste, pertanto l’esclusione del collegio di Catania ha comportato l’automatica esclusione anche di quello di Messina, sebbene quest’ultimo avesse raggiunto la soglia richiesta.
Questo immenso lavoro di contatti ed interlocuzioni non sarà certamente perduto; già nelle telefonate che sono seguite a questo sfortunato risultato (su cui ha inciso anche la condizione di salute e materiale dei compagni) anche l’area dei simpatizzanti, che ci ha aiutato con generosità in questo non semplice lavoro, ci sostiene nella nostra volontà e determinazione di continuare a stare a fianco dei lavoratori, lavoratrici, disoccupati, precari, immigrati, giovani in cerca di occupazione, operatori del cosiddetto mondo della partita Iva, piccoli artigiani e commercianti colpiti e proletarizzati dalla crisi capitalistica.
Così come staremo a fianco dei movimenti di lotta, da quello "No frane" a quello contro le discariche, al No Triv, al No Muos e a tutti i compagni antimilitaristi, che in questi mesi stanno subendo il processo per l'occupazione militare di Niscemi.
Nel ringraziare tutti i nostri sottoscrittori e sottoscrittrici per la solidarietà dimostrata, ricordiamo a noi stessi e a tutti i compagni e le compagne che la lotta continua.
Un breve accenno meritano anche le prossime elezioni amministrative di Messina e Catania, in cui tenteremo di essere presenti, dato che anche a livello locale si combatte il capitalismo. Già in questi giorni abbiamo definito una serie di iniziative che ci permetteranno di parlare con i nostri interlocutori naturali.

Come Partito Comunista dei Lavoratori in Sicilia abbiamo sostenuto con quelle modalità la battaglia politica della nostra lista “Per una sinistra rivoluzionaria” presente su molta parte del territorio nazionale, anche se non saremo presenti in Sicilia nella scheda elettorale. Rispetto all’indicazione di voto, la linea politica generale del partito dà indicazioni di libertà di coscienza per il 4 marzo, per un'astensione o un eventuale voto critico ai candidati a sinistra del PD. Fermo restando questa libertà di coscienza, il coordinamento regionale siciliano inviterà i compagni, le compagne, i cittadini elettori presenti nei nostri collegi ad astenersi, poiché nella nostra isola non esiste nessuna lista a sinistra che ponga in maniera chiara, diretta ed organica quei temi che contraddistinguono il nostro programma, vale a dire la nazionalizzazione delle banche, senza indennizzo e sotto il controllo dei lavoratori, la riduzione dell’orario di lavoro a 32 ore a parità di salario, e la ripartizione di quello già esistente; l’abolizione della legge Fornero e la pensione con 35 anni di lavoro, con un’ulteriore diminuzione per i lavori usuranti; la lotta contro la privatizzazione della sanità e dei servizi pubblici essenziali, la lotta contro la cosiddetta Buona scuola e l’alternanza scuola-lavoro, funzionale al capitale. Ma nemmeno che pongano l’abolizione di tutte le leggi precarizzanti, dal pacchetto Treu di Prodi alla legge Biagi di Berlusconi, al Jobs Act di Renzi e dei vari schieramenti confindustriali (centrodestra, centrosinistra), il salario sociale garantito fino a quando non si trovi un lavoro dignitoso, l’abolizione di tutte le leggi razziste sull’immigrazione dei vari governi di centrodestra e centrosinistra, l’abolizione del debito pubblico con tutte le banche usuraie.

Tutto ciò implica la rottura del sistema capitalistico. Questo processo e questa lotta politica si svilupperanno all’interno della costruzione di una sinistra rivoluzionaria, che metterà in discussione i trattati e le istituzioni internazionali, dal Fiscal compact, all’euro, alla NATO, ponendo la questione del governo dei lavoratori, in un’ottica classista, antimperialista ed internazionalista. Prospettiva antimperialista ed internazionalista che non è presente nei riferimenti internazionali di PaP.
Quando nel 2015 Tsipras ha tradito il voto del popolo greco nel referendum, non solo Rifondazione Comunista, ma - ci risulta - anche i compagni di Je so’ pazzo hanno giustificato quella scelta. Nonostante tre anni di lacrime e sangue al servizio della Troika contro i lavoratori greci, Tsipras continua a presiedere il Partito della Sinistra Europea, cioè il partito di Rifondazione Comunista, colonna di PaP. Neppure le misure di Tsipras contro il diritto di sciopero, neppure gli scioperi dei lavoratori greci contro il governo greco a tutela dei propri diritti democratici e sindacali sono bastati a Rifondazione e PaP per rompere con Tsipras e a denunciare pubblicamente il governo Syriza-Anel. Oggi PaP prende come riferimento internazionale anche Melenchon, che proibisce la presenza della bandiera rossa in ogni suo meeting rimpiazzandola con la bandiera tricolore francese. Respinge la “vecchia contrapposizione tra sinistra e destra” nel nome della nuova contrapposizione “tra oligarchia e popolo”. Rivendica testualmente «la potenza della Francia come seconda potenza marittima» e il proprio attaccamento alla patria. Respinge l'indipendenza delle colonie francesi dalla madrepatria («La Guyane è la Francia», ha dichiarato il 25 marzo 2017). Rivendica il rimpatrio degli immigrati senza contratto di lavoro («non abbiamo la possibilità di occupare tutto il mondo... del resto è la legge e io non so che farci», ha detto a France5 l'11 marzo; «i lavoratori distaccati portano via il pane ai lavoratori francesi che si trovano sul posto», ha affermato il 5 luglio 2016, e sono solo due esempi della retorica populista nazionalista del nostro). Del resto Mélenchon fu ministro del governo Jospin che bombardò Belgrado.

La nostra posizione astensionista in Sicilia è dettata anche dalla alta presenza nei collegi della nostra isola di candidati trasformisti, basti pensare al collegio di Palermo dove Sinistra Comune (Rifondazione più Sinistra Italiana) il giorno prima appoggiava la giunta Orlando-PD-Alfano con pezzi di destra e il giorno dopo, scontenti per non avere ottenuto assessorati, si sono lanciati su Potere al Popolo.
Non esiste un pronunciamento pubblico di rottura con la giunta Orlando (oggi tesserato PD) da parte di quegli esponenti palermitani di Sinistra Comune che hanno aderito a Potere al Popolo. Per non parlare di LeU, i cui massimi esponenti siciliani sono dalemiani e bersaniani, presenti anche nelle giunte trasformiste di Lombardo (centrodestra), che godono dell'appoggio di pezzi di burocrazia sindacale CGIL, insieme ad esponenti di Potere al Popolo.
Inoltre, rileviamo che la consistente presenza burocratica dell'aera sindacale “Democrazia e Lavoro in CGIL” in molte province è di ostacolo alla formazione di una vera sinistra sindacale, che possa contribuire alla nascita di una direzione sindacale alternativa.
Nelle battaglie classiste altra cosa è il fronte unico delle lotte su obiettivi anche parziali, su cui auspichiamo sempre la maggiore unità possibile tra tutti i compagni e le compagne che sono presenti anche in altre liste elettorali. Fronte unico delle lotte, all’interno del quale i compagni siciliani del PCL, sostenitori di un astensionismo attivo in questa tornata elettorale, sono stati sempre presenti. È questo lo spirito con cui siamo e saremo presenti in questa campagna elettorale.

Coordinamento regionale PCL - Sicilia

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