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Il prode Turigliatto e il governo Prodi

A proposito del "trotskista" che non silurò il centrosinistra

28 Gennaio 2018
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Sul Corriere del 26 gennaio è uscito un pezzo dedicato a Franco Turigliatto, il principale dirigente di Sinistra Anticapitalista. Come i nostri lettori sanno bene, Sinistra Anticapitalista, dopo mesi di avanti e indietro, a volte ridicoli, rispetto alla prospettiva di blocco elettorale di organizzazioni di estrema sinistra che ha poi dato vita a "Per una sinistra rivoluzionaria", ha subìto immediatamente il "richiamo della foresta" riformista, mascherato da movimentista, aderendo dalla sera alla mattina a Potere al Popolo.

Questo dimostra che l'evoluzione parziale di Sinistra Anticapitalista, in conseguenza della rottura della vecchia Sinistra Critica, se mai è esistita non si è consolidata, e SA è rimasta in pieno un'organizzazione opportunista che col trotskismo reale, cioè col suo metodo e programma, non ha niente a che fare.

Franco Turigliatto viene presentato nell'articolo come «il trotskista che silurò Prodi». Si tratta di una fantasia sostanziale, da cui, del resto, lo stesso Turigliatto cerca - molto cautamente - di smarcarsi un poco.
E tuttavia tale caratterizzazione, o analoga, è stata ripetuta molte volte dal 2008 ad oggi. Poiché la verità è rivoluzionaria ed ha una grande importanza politica, noi abbiamo alcune (poche) volte deciso di mettere i puntini sulle "i". Ci sembra questo il caso, oggi. Per questo ripubblichiamo un testo di alcuni anni fa riferito ad un'intervista del nostro a La Repubblica. Naturalmente, non essendoci stata ancora la scissione di Sinistra Critica, si fa riferimento al nome di quella organizzazione. Come detto, materializzata nella persona di Turigliatto, la continuità di SA con SC è totale.
Buona lettura.



Il “rivoluzionario Turigliatto” e le 23 fiducie a Prodi
a proposito di disinformazione “democratica” de La Repubblica

La Repubblica di giovedì 9 agosto ha pubblicato una breve intervista col compagno Franco Turigliatto, dirigente di Sinistra Critica ed ex senatore all'epoca del governo Prodi, dal titolo «Torna il rivoluzionario Turigliatto: “Monti il peggiore, va fermato”».
Nel soprattitolo lo presenta come “l'uomo che fece cadere Prodi”.
A dire il vero il buon Turigliatto nega questa falsità, accusando politicamente della caduta di Prodi le manovre di Veltroni.

L'intervistatore, per replicare a questo diniego, afferma: «lei ha votato per un anno contro tutte le fiducie a Prodi», e qui la risposta è ambigua.
Rimettiamo in ordine le cose.

Turigliatto non fece assolutamente cadere il governo Prodi. Fu Mastella a ritirargli la fiducia, anche in riferimento alle sue vicende personali-familiari-giudiziarie. Che dietro questo ci possano essere state anche le manovre di un Veltroni, desideroso di primeggiare, è del tutto plausibile.
Quanto alla fiducie, Turigliatto (e il suo compagno Cannavò che sedeva alla Camera) ne ha votate 23, fino alla vigilia della caduta del governo, con le elezioni anticipate.

Turigliatto non ha votato la fiducia del febbraio 2007 rispetto al rifinanziamento della missione in Afghanistan, cosa per cui aveva precedentemente votato. Lo fece solo dopo che il relatore D'Alema aveva respinto la sua richiesta di adoperarsi per una futura e generica “conferenza di pace”, cui Turigliatto condizionava il voto al proseguimento della guerra imperialista. Ma anche in quel caso il governo non andò in minoranza a causa di Turigliatto, il quale non votò contro, ma proprio per non mettere in questione l'esecutivo si limitò a non partecipare al voto. Furono due senatori a vita, che fino ad allora avevano sostenuto il governo, a votare contro: il padrone Pininfarina (che si sbagliò) e Belzebù Andreotti (che votò contro per dare un segnale al governo, per conto del Vaticano, rispetto alle aperture sulle unioni civili).

Da quel momento in poi il buon “rivoluzionario” riprese a votare tutte le fiducie a Prodi, a partire da quella di reinsediamento del suo governo, nell'aprile 2007, su basi dichiaratamente ancora più reazionarie di prima. Turigliatto era già stato espulso da Rifondazione Comunista per la reazione isterica dei poltronieri del partito, che temevano ogni possibile disturbo alla loro collaborazione di classe col centrosinistra. Ed infatti presentò nella dichiarazione parlamentare il suo voto favorevole al governo come espressione dell' “appoggio critico” non del PRC, ma di Sinistra Critica.

L'atteggiamento di collaborazione di classe di Turigliatto - e di Cannavò alla Camera dei deputati: non c'è una responsabilità individuale, ma quella di Sinistra Critica - arrivò fino al punto di votare, giusto alla fine del 2007 e quindi alla vigilia della caduta di Prodi, per una riduzione di imposte a banche ed assicurazioni di tre miliardi di euro annui (che si aggiunsero ai 7 miliardi di riduzione, sempre annua, ai capitalisti dell'industria che i due “anticapitalisti” di SC avevano votato in precedenza).
Altro che non votare fiducie per un anno.

Diciamo però che non riteniamo responsabile di questa totale falsità il moderatissimo ma onesto Turigliatto.
Come detto, la sua risposta a La Repubblica è ambigua, ma non sembra proprio confermare il suo presunto voto contrario alle fiducie «per un anno». Ecco le parole di Turigliatto: «Sulla guerra, sul precariato, sulle pensioni proponevano progetti di destra. Soffrivo. Prodi mi diceva di portare pazienza, prometteva, ma poi non succedeva mai niente».

Benché non ci sia il no chiaro all'ipotesi di un passaggio al voto negativo, pare evidente che Turigliatto si riferisca alla sua costante sofferenza nel votare le schifezze di destra del governo, che però, evidentemente uso ad obbedir tacendo, il nostro accettava, sperando nel conforto di... Romano Prodi (eccezionale!).

In realtà è probabile che, come spesso capita - anche a noi - il giornalista di Repubblica abbia fatto una chiacchierata telefonica con Turigliatto e poi l'abbia ricostruita come una vera intervista a domande e risposte, con una costruzione funzionale al suo argomento: Prodi è caduto per responsabilità della "sinistra radicale”.
In realtà questo è lo schema che tutta la stampa e gli altri organi di informazione e dibattito politico accreditano costantemente. Il messaggio che tutti questi veicolano alle masse è che il centrosinistra è stato vittima delle sue contraddizioni, in particolare delle costanti resistenze della “sinistra radicale”. Ora, chiunque si ricordi o ricostruisca con esattezza e onestà quel periodo sa che la verità è esattamente opposta. Il PRC e il PdCI accettarono tutto senza fiatare, cercando solo, agli occhi delle masse, di stravolgere la realtà (il famoso “Anche i ricchi piangono” in un manifesto di Rifondazione, riferendosi ad una finanziaria assolutamente a vantaggio di capitalisti e ricchi).

L'elenco fatto nella frase riportata dal sofferente Turigliatto, con l'aggiunta della già ricordata riduzione delle tasse a capitalisti e banchieri, è indicativo dei temi principali del controriformismo del centrosinistra “organico”.
Ma allora, perché il ricordato schema falsificatorio di tutti i media e le forze politiche? Perché, come dicevano sia Gramsci che Trotsky, la verità è rivoluzionaria. Presentare i fatti come sono andati significherebbe mettere in questione il teatrino della politica borghese. La destra può contare sul voto di piccolo-borghesi e anche lavoratori sciocchi e reazionari perché presenta il PD e il centrosinistra come post-comunisti innamorati delle tassazioni alla proprietà. Il PD e amici devono presentarsi come amici dei lavoratori, che cercano di creare una situazione di sacrifici “equi”, di fronte ad una realtà oggettiva immodificabile. Il PRC, SEL e PdCI devono far credere di aver tentato di difendere gli interessi dei lavoratori e dei movimenti (magari riconoscendo a parole che il governo Prodi è stato un errore, come ha detto recentemente l'ex ministro Ferrero, che sarebbe come se Al Capone avesse detto - e forse lo ha fatto - che c'era troppa violenza nella Chicago fine anni '20). Sinistra Critica (che cerca costantemente di nascondere di aver sostenuto il Prodi) deve presentarsi come “anticapitalista”.

Questo scenario fittizio, introiettato dalle masse e anche da molti dei suoi presentatori, serve al dominio del capitale. Se no apparirebbe ai lavoratori che la destra non ha ragione di esistere, il PD è un partito organicamente borghese, la sinistra “radicale”, al momento della prova (perché quando le condizioni non ci sono è facile fare demagogia e presentarsi come anticapitalisti) si subordina al capitale; moltissimi di loro cercherebbero, quindi, un'alternativa realmente anticapitalistica. Potendo trovarla, nel caso concreto, nel partito che giustamente unico può rivendicare di non aver mai tradito, cioè il nostro PCL (non pensiamo, ovviamente, che ad oggi ci sia un complotto specificamente contro il nostro piccolo partito, ma lo scopo della falsificazione della realtà è preventivo contro ogni sviluppo realmente antisistema).

Smascherare il teatrino dell'informazione borghese e dell'autorappresentazione bugiarda della sinistra opportunista è un compito fondamentale nella battaglia per la prospettiva rivoluzionaria.

Per cui, per tornare all'oggetto principale di questa nota, quando saremo chiamati, come militanti, aderenti o sostenitori del PCL, a chiarire ciò che ci differenzia da Sinistra Critica, dovremo ricordare che non si tratta delle pur importantissime e profondissime divergenze teoriche con il revisionismo di SC, e neppure le pur fondamentali differenze di prospettive e di metodo (obbiettivi minimi contro obbiettivi transitori, utopiche 'Europe sociali' contro l'Europa socialista dei lavoratori), ma in primo luogo del fatto che, in un momento topico come quello del governo Prodi, SC si è schierata contro gli interessi dei lavoratori, appoggiando (con un'ottica tutta politicista, alla faccia del movimentismo) le schifezze del centrosinistra, in particolare con 23 voti di fiducia.

Dimenticavamo: mentre i Bertinotti, Ferrero e Vendola appoggiavano quanto sopra godendo per le poltrone ottenute, il buon Turigliatto (e anche il duro Cannavò? attendiamo lumi) lo faceva soffrendo. Poverino, e povera anche Sinistra "Critica".

FG

Partito Comunista dei Lavoratori

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