Dalle sezioni del PCL

Mafia e sfruttamento a Vittoria (Ragusa)

26 Dicembre 2017
mafiaRG


Proseguono a Vittoria le operazioni antimafia. Sono 8 gli ultimi arresti per associazione mafiosa finalizzata all'acquisizione di posizioni dominanti nel settore della realizzazione degli imballaggi (destinati al mercato ed alla produzione ortofrutticola a Vittoria nel ragusano), intestazione fittizia di imprese e traffico illecito di rifiuti. Sei le aziende sequestrate, per un valore di 15 milioni di euro, intestate a dei prestanome nel tentativo di evitare l'applicazione di tali misure.
Le indagini, oltre ad accertare il coinvolgimento di alcune aziende, ritenute dagli inquirenti vicine a Cosa Nostra, hanno delineato un complesso sistema di stoccaggio illecito di rifiuti, all'interno del quale operano le cosche della zona. Gli indagati si sarebbero imposti attraverso il controllo esclusivo di settori di rilievo, quali la produzione di imballaggi, facendo uso di intimidazioni. Le aziende sotto indagine avrebbero ottenuto preminenza in questo campo, facendo fuori dal mercato quelle che non si piegavano alle condizioni imposte, mettendosi in tal modo a capo dell'intera filiera commerciale.

Come avviene spesso, se non sempre, in questi casi, la politica borghese interviene per mettersi in mostra e provare a rifarsi un'immagine, squalificata com'è dagli atti amministrativi e legislativi che ha prodotto in questi anni. Stavolta è toccato al sindaco di Vittoria, Giovanni Moscato (centrodestra), il quale ha espresso apprezzamento "per l'operazione che ha permesso di liberare la città da una pericolosa cappa di malaffare". Ha anche dichiarato di aver denunciato pubblicamente il pericolo che la criminalità organizzata si innestasse anche nell'imprenditoria e nei settori economicamente più remunerativi, come l'indotto agricolo, e come questo pericolo fosse fondato. Ha poi continuato, asserendo che la sua amministrazione avrebbe «messo in campo nuovi strumenti per ripristinare la legalità nel settore agricolo e che il mercato ortofrutticolo vada difeso e tutelato» e preannunciato che «il comune, in qualità di gestore del Mercato ortofrutticolo, si costituirà parte civile nel procedimento penale».

Insomma, le solite parole vuote, che sentiamo da decenni, da parte di tutti i sindaci durante il loro mandato. La realtà dei fatti però dimostra come nessun sindaco (tutti di sinistra tranne quello attuale) sia mai riuscito a rompere l'intreccio tra cosche mafiose, politica ed imprenditoria nel comune di Vittoria. Gli ultimi arresti fanno seguito a quanto avvenuto intorno alla metà di settembre scorso sempre a Vittoria. In quella vicenda emerse un imponente giro di estorsioni ai danni di imprenditori, commercianti ed operatori del settore ortofrutticolo locale, il più importante nel meridione d'Italia. Allora furono 15 le ordinanze di custodia cautelare emesse dal GIP, su disposizione della procura distrettuale antimafia di Catania, a carico degli appartenenti alla cosca riconducibile alla "Stidda". Finirono sotto sequestro diversi beni, tra cui un'azienda per la produzione d'imballaggi. Le accuse nei loro confronti riguardavano il reato di associazione mafiosa, estorsioni e fittizia intestazione di beni, aggravate dalle modalità mafiose. I proventi derivanti dalle estorsioni venivano reinvestiti in attività legali, e a completamento di questo circolo vizioso i suddetti signori del malaffare erano soliti pagare per mezzo di assegni postdatati mai coperti, ma nessuno di chi li riceveva ha mai osato protestare. I motivi sono facilmente intuibili. Il livello di paura ed omertà è molto alto e si è potuto squarciare in questo caso solo grazie alla testimonianze di alcuni collaboratori di giustizia ed alle denunce di alcune vittime che hanno deciso di alzare la testa contro la criminalità organizzata. Le intercettazioni telefoniche ed ambientali hanno poi fatto il resto. A capo di questo movimento vi era la cosca dei Ventura, la quale, secondo gli inquirenti, operava prevalentemente a Vittoria ed era vicina a quella Carbonaro-Dominante.

Queste vicende mostrano ancora una volta come malaffare e criminalità organizzata siano ancora ampiamente diffusi nel territorio siciliano e in gran parte d'Italia, e come questi riescano ad infiltrarsi e sottomettere ai loro interessi gran parte delle attività lavorative. Non una semplice richiesta di pizzo, quindi, ma interi settori (quelli più remunerativi) alla mercè di Cosa Nostra. E ad andarci di mezzo sono sempre lavoratori, giovani, immigrati e piccoli esercenti, lasciati sempre più soli dalle istituzioni borghesi, che solo dinnanzi a situazioni insostenibili (e non sempre) si decidono ad agire.

Va inoltre ricordato come quello vittoriese sia un territorio dove il vero volto del capitalismo viene fuori in tutta la sua ferocia: migliaia di lavoratori, soprattutto braccianti agricoli, vivono in condizioni di totale sfruttamento. Centinaia di famiglie rumene e magrebine costretti a vivere in tuguri tra le serre, in condizioni igieniche ed abitative pessime, lavorando 10/12 ore al giorno per una paga giornaliera di 20-25 euro. Questo sfruttamento ha permesso alla borghesia imprenditoriale di arricchirsi negli anni, fino alla fine degli anni '90, e a poter competere con i mercati stranieri anche negli anni della crisi economica. Un'intera economia che si basa sullo sfruttamento dei lavoratori migranti e italiani. In questo contesto si inseriscono i clan mafiosi che si arricchiscono e a loro volta fanno arricchire imprenditori e politici compiacenti. A farsi carico della lotta alla mafia sono come sempre le classi lavoratrici, i giovani, i migranti e tutto il meglio che la società possa offrire. Ma perché questa possa avere successo vi deve essere un fronte unico dei lavoratori, degli studenti e degli immigrati che si coordini costantemente e prenda in mano il proprio destino. Solo una forte ribellione contro queste condizioni di sfruttamento e di malaffare potrà rompere le catene.

Partito Comunista dei Lavoratori - sezione di Ragusa

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