Rassegna stampa

FERRANDO: NON E' CREDIBILE QUESTA SINISTRA ARLECCHINO

Dal Secolo XIX, Intervista a Marco Ferrando, 10 dicembre 2007

10 Dicembre 2007

ROMA. Non teme «la sinistra arlecchino» che all'assemblea fondativa di Roma «ha perso non solo il simbolo della falce e mar­tello ma anche qualsiasi contatto con quel mondo delle fabbriche al quale pretende ancora di rivolgersi». Marco Ferrando, portavoce nazionale del Partito comunista dei lavoratori che nascerà ufficialmente il prossimo 3 gennaio a Rimini, lancia così la sfida agli ex compagni.

È' proprio convinto che una sinistra che si ricompatta, prendendo le distanze dal Pd, non tolga spazio e visibilità al suo progetto politico?

«Semmai lo rafforza. I lavoratori non si lasciano ingannare dalla "cosa rossa". Guardano ai fatti: è i fatti dicono che Prc, Pdci, Verdi e Sd sono i partiti che hanno votato il protocollo del 23 luglio che è addirittura peggio della ri­ forma Maroni. Non solo: sono i partiti che sostengono la famigerata legge 30. Sono forze politiche ormai logore, sempre più invise al loro stesso elettorato di riferimento. Noi ci contrapponiamo a loro come sinistra che non tradisce».

Una sinistra che però, con la prossima legge elettorale, rischia di non superare lo sbarramento?

«Lo sbarramento è antidemocratico. Del resto, sarebbe bene ricordare che il modello tedesco a cui vogliamo ispirarci nacque in Germania proprio per fare fuori i comunisti dal Parlamento. Ma noi siamo pronti a tutto: le battaglie si possono fare anche al di fuori del Parlamento».

Bertinotti ha detto che il governo di centrosinistra ha fallito la sua missione: non la ritiene un'ammissione comunque coraggiosa?

«La ritengo una frase grave, perché Berti­notti non ha aggiunto che ha fallito anche lui e il gruppo dirigente che volle quell'accordo di governo funzionale ai poteri forti del no­stro Paese. Sapete qual è il vero motivo del suo strappo? Le ragioni dei lavoratori non c'entrano affatto. A Bertinotti interessa solo una legge elettorale fatta ad uso e consumo della cosa rossa. E per raggiungere l'obiettivo ha persino detto di essere pronto ad un accordo di governo con Ber­ lusconi».

Facciamo un'ipotesi estrema: il Partito comunista dei lavoratori al governo. Come affronterebbe la piaga delle morti sul lavoro?

«Abolendo subito tutte le leggi di precarizzazione del lavoro, che la sinistra di governo mantiene in vita nascondendosi dietro ad una recita collettiva. I precari sono ricattabili per definizione, non possono pretendere il rispetto delle norme di sicurezza e così si espongono a rischi elevatissimi. E poi le morti bianche si combattono anche affidando il controllo delle fabbriche diretta­mente ai lavoratori, con poteri di decisione e di veto».

Lei trasformerebbe tutti i precari in lavoratori a tempo indetermi­nato. Ma con quali soldi?

«Con i 23 miliardi di spese militari, ad esempio, aumentate del 15 per cento con le ultime due finanziarie. O con i 44 miliardi di trasferimenti pubblici alle imprese, elargiti dal 2002 al 2007. O ancora, con i 41 miliardi di profitti netti realizzati dalle venti più grandi imprese italiane, dal 2005 ad oggi».

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