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La battaglia della minoranza del PCL e le falsificazioni
1 Maggio 2017
Del presente testo sono disponibili, a fondo pagina in formato pdf, le traduzioni in spagnolo ed in inglese.
Dopo il CC dell'aprile 2017 e la scissione della FIR un documento politico per ristabilire la verità di ciò che è avvenuto e il rilancio delle ragioni fondanti la Ex-Piattaforma B, per un partito marxista rivoluzionario, centralista-democratico, internazionalista, militante.
DALLA CONFERENZA DI FIRENZE: IL DOCUMENTO DELLA FIR E LA CONNOTAZIONE DI UNA FRAZIONE PUBBLICA
La conferenza della minoranza di Firenze dell'11-12 marzo ha segnato uno spartiacque non indifferente dentro il Partito Comunista dei Lavoratori e dentro la stessa minoranza emersa dalla Piattaforma B del IV Congresso del PCL.
Una netta cesura che ha sancito la nascita di due percorsi di opposizione su basi nettamente differenti, mettendo in mostra i metodi e gli atteggiamenti di una parte della minoranza che, non solo ha mostrato il fianco, ma ha da sempre interpretato la battaglia politica non tanto come una "battaglia nel e per il PCL" quanto come una "battaglia contro il PCL".
Il documento costitutivo della FIR, che oggi ha dato vita alla scissione di gran parte di quella minoranza dal Partito Comunista dei Lavoratori, impostava lo scontro politico su di un piano che, né i compagni attualmente costituenti la Tendenza né i compagni e le compagne che in quella conferenza si sono astenuti, hanno mai accettato o condiviso, mostrando fin da principio tutte le critiche di merito e di metodo che nel CC dell'8-9 Aprile 2017 sono state esplicitate, coerentemente e senza alcun doppio gioco di cui ci si vorrebbe accusare sottotraccia, dalle nostre posizioni, dai nostri interventi e dai nostri voti.
Le differenze non stavano solo sulla carta ma anche sul metodo politico con cui si voleva affrontare una battaglia interna al partito. Differenze che sono emerse fin da principio negli atteggiamenti tenuti tanto in Comitato Centrale, quanto e soprattutto in Segreteria. Ma su questo torneremo dopo.
Il documento costitutivo della FIR, in primis, ritratta e mette in discussione la risoluzione votata all'UNANIMITÀ, nel CC di gennaio, mettendo in mostra un metodo politico capace di riadattare nell'immediato e senza motivazioni reali il proprio atteggiamento, solo ed esclusivamente in funzione dell'opportunità contingente della propria compagine. Risoluzione che impegnava maggioranza e minoranza "contro ogni forma di intolleranza verso il dissenso interno e i suoi diritti democratici, così come contro ogni forma di frazionismo pubblico o di negazione del comune carattere marxista rivoluzionario del partito".
Ma vediamo il perché. Pur rivendicando una continuità con le posizione della ex-Piattaforma B, i compagni e le compagne della FIR si sono lanciati in una serie di balzi in avanti rispetto a quelle posizioni, del tutto finalizzati alla sclerotizzazione e esacerbazione dello scontro, ma andiamo per ordine per mettere in mostra chiaramente i termini di questi salti e delle posizioni che mettono in chiara luce le dichiarazioni di costruzione di una frazione pubblica e della negazione del PCL come di un partito marxista rivoluzionario:
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Sia in CC che nelle relazioni tra membri della segreteria i compagni della maggioranza hanno più volte ribadito la possibilità, qualora lo si ritenesse opportuno, di pubblicare sul giornale Unità di Classe un bilancio del IV Congresso ad opera della Piattaforma B. Il documento della FIR invece dichiara che "il bilancio della Piattaforma A pubblicato sul numero di febbraio di "Unità di Classe" presenta una visione del congresso falsa e superficiale. Innanzi tutto perché identifica la discussione tenutasi con una "battaglia interna nella comune tradizione leninista", quando, invece, non ci si è preoccupati di far pubblicare alla piattaforma B un proprio bilancio del congresso".
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In più passaggi si denuncia la campagna del "pericolo della scissione" omettendo completamente che, la sezione napoletana del partito, all'oscuro degli stessi compagni della Piattaforma B, aveva inviato al centro del partito un resoconto dettagliato del congresso territoriale in cui si riportavano interventi a sostegno della battaglia proprio in quei termini. Un atto politico non indifferente e non certo un semplice scivolone, dato che durante tutta la battaglia congressuale, più o meno pubblicamente, quei metodi e quei termini venivano regolarmente fatti emergere nonostante la contrarietà della gran parte dei membri della Piattaforma B;
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Si dichiara come "un blocco senza principi" la scelta di adottare il doppio tesseramento, militante-sostenitore, nonostante i documenti della Piattaforma B rivendicassero e difendessero quel metodo di costruzione pretendendo una maggior chiarezza e determinatezza politica, economica e organizzativa del "militante", proprio per valorizzare quello strumento;
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Viene dichiarato che i militanti del PCL si trovano di fronte "un quadro complessivo che ha politicamente invalidato nella sostanza il IV Congresso", determinando così gli attuali organi dirigenti e la stessa struttura politica e organizzativa del partito come abusiva e non valida. Il tutto mesi dopo il IV Congresso del PCL e dopo che, entro la Piattaforma B, si era comunemente adottata la linea della critica alla preparazione organizzativa e politica di tutto il partito ad un congresso di quel tipo, denunciando come la vaghezza del concetto di militante avesse chiaramente permesso un quadro non del tutto coerente con il reale dibattito entro il partito, ma non certo sufficiente per dichiarare "invalidabile" il IV Congresso. Da una parte la dichiarazione di "nullità" del momento congressuale, dall'altra la dimostrazione della necessità di una battaglia sul concetto di militanza e sulla formazione.
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La connotazione dell'intervento sindacale nella Opposizione CGIL passa dall'essere considerata uno, se non l'unico, esempio di una battaglia di tendenza classista, ovviamente da migliorare, perfezionare, centralizzare e su cui formare meglio i militanti, ad un esempio di metodo "economicista e tradeunionista. (...) Il gruppo dirigente del PCL non forma rivoluzionari che intervengono nel sindacato, al contrario si circonda di sindacalisti che fanno riferimento ai dirigenti del Partito", tacciando sostanzialmente di burocraticismo la linea del PCL in quel contesto.
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Nella parte sull'internazionale la FIR compie uno dei più grandi salti politici rispetto proprio all'emendamento al documento internazionale di maggioranza proposto al IV congresso.
In quest'ultimo i compagni e le compagne della Piattaforma B rilanciavano, in linea con il documento approvato dal CC del maggio 2016, la necessità di una battaglia per la rifondazione della IV Internazionale, dichiarando il CRQI sostanzialmente abortito. Tale battaglia era però caratterizzata tanto dalla necessità di rapporti concreti con la FT-CI e di una risposta al "Manifesto per un movimento per un'internazionale della rivoluzione socialista" della stessa, quanto dalla necessità di un reale lavoro di raggruppamento dei marxisti conseguenti proprio in linea con quel documento del maggio 2016. Documento che prendeva in considerazione la necessità di un confronto con FT, UIT, LIT e altri raggruppamenti come la sinistra dell'ex SU e la CWI. La FIR, oggi, vuole ricondurre tutto l'asse della rifondazione della IV Internazionale in un rapporto con la sola FT-CI, unica organizzazione che sulla base dei loro ragionamenti sarebbe priva di peccati e errori, arrogandosi proprio su questa linea una sorta di continuità inesistente con quel documento, mostrando, piuttosto, un opportunistico spostamento verso una sostanziale mistificazione e adulazione della FT perché possibile aggancio internazionale per una propria costruzione indipendente e slegata dalla battaglia interna al PCL. Una sorta di nuovo matrimonio con cui sostituire quello con il fallito CRQI e da mettere in competizione con quello perseguito dall'ala destra della maggioranza con la sinistra dell'ex SU, secondo noi fallimentare se considerato sufficiente e già maturato per una sua dichiarazione ufficiale. -
La negazione del carattere marxista-rivoluzionario del PCL e la descrizione di un partito organicamente, storicamente e complessivamente burocratico, centrista e opportunista. Sono molte le citazioni del documento della FIR che si potrebbero fare su questo punto, ma tutte caratterizzano un ulteriore "salto in avanti", se così si può definire, assolutamente incoerente con l'impostazione della Piattaforma B, con cui si criticava e condannava la tendenza, di una parte della sua dirigenza, al centrismo e all'utilizzo di metodi burocratici nei rapporti interni, oltre che una linea di costruzione non coerente con le posizionie le dichiarazioni marxiste rivoluzionarie dei propri documenti e del proprio programma. "Il PCL eredita dal lambertismo soltanto il metodo di costruzione politica nazionale e internazionale, cioè l'adesione a pochi punti di principio larghi ed astratti e il raggruppamento per sommatorie locali e spartizione di aree di influenza tra gruppi dirigenti contrapposti. Tale metodo favorisce l'ingresso nel partito di burocrazie, opportunisti ed elementi piccolo borghesi di ogni provenienza, in quanto non fondato su una vera e progressiva assimilazione dei sunti teorici del marxismo e di una prassi di metodo inerente alla tradizione rivoluzionaria"; "È il riflesso di una concezione teorica ben precisa. È un'idea di partito che possa tenere dentro, in un blocco senza principi, linee politiche differenti per garantirsi un minimo di adesione larga(...), è sempre stata la metodologia utilizzata dai gruppi opportunisti"; "Preferisce formare con comunicati i propri militanti su un impianto fortemente identitario, su una retorica ortodossa, ma opportunista nella pratica"; "Tale impianto caratterizza come pienamente centrista il profilo politico del PCL. La sua particolarità è una apparente retorica fortemente trotskista, che nella teoria difende il programma transitorio, ma che nella pratica sostituisce la classe operaia con il popolo della sinistra, cancellando tutto il patrimonio del marxismo come base di riferimento per il superamento del capitalismo", "a ennesima conferma del totale rigetto di una politica bolscevica da parte del gruppo dirigente del partito"
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"L'agenda politica dei compiti immediati". Il nodo sicuramente più discutibile di tutto il documento. Perché se le posizioni precedentemente esposte sono sostanzialmente estremistiche e in buona parte falsificatorie, comunque possono essere legittimamente sostenute e trovavano spazio entro le logiche del centralismo democratico e della massima libertà di dissenso interno, ovviamente non senza aspettarsi una conseguente battaglia politica della controparte (la maggioranza), come uno smarcamento di chi non ne condivide il salto (compagni della tendenza e astenuti). Di diversa entità e peso sono le proposte che connotano la volontà dell'immediata costruzione di una struttura politica in aperta violazione dello statuto e delle ovvie concezioni del centralismo democratico.
Partiamo dal principio. Lo Statuto del PCL concepisce, ovviamente, il diritto di costituirsi in tendenza e in frazione (art. 4.3 e 4.4) con una particolare definizione che troppo spesso è stata dimenticata e deformata: "Non è comunque consentita un’attività politica indipendente esterna all’organizzazione (frazione pubblica)". Altro passaggio non meno importante e sicuramente da citare per esteso è l'art.4.8: "Fermo restando l’obbligo di adeguarsi alle regole del centralismo democratico nell’applicazione della linea del partito, l’espressione di una posizione particolare o di un dissenso politico, individuale o collettivo, all’esterno del Partito (interventi in assemblee, siti internet, mailing list, articoli, riviste, ecc.) è necessario sia caratterizzata da un criterio di prudenza e accortezza per non danneggiare l’immagine e l’azione del partito. È comunque fatto obbligo a tutti gli iscritti e militanti di esprimere prima nelle strutture del partito (cellula, sezione, organismi dirigenti a seconda del proprio luogo privilegiato di militanza) le proprie posizioni politiche particolari."
In questo senso, fin dalla Conferenza di Firenze, i sottoscritti denunciarono l'operazione che si tentava di nascondere con le parole e i voli retorici ma che stavano scritti nero su bianco sull'agenda politica della FIR al punto 3 "La FIR si impegna nel lancio di un sito di informazione ("giornale on line") che funga da organizzatore collettivo della FIR stessa, che le permetta un migliore intervento e collegamento con le avanguardie politiche e di classe, e che amplifichi la diffusione delle sue prospettive di fondo sfruttando le capacità di penetrazione che Internet offre. Tale sito sarà un organo aperto alla collaborazione delle avanguardie politiche e di classe nazionali e internazionali(...)", il tutto giustificando tale atto con presunte pubblicazioni simili in passato di altri militanti, paragonando il giornale o il bollettino di una sezione, a pieno titolo organo del partito nel suo complesso e non di una sua frazione politica. Al punto 4 si impegna a elaborare "una risposta al "Manifesto per un movimento per un'internazionale della rivoluzione socialista" (...) da proporre innanzitutto al PCL perché l'adotti come risposta ufficiale di partito da inviare alla FT stessa" lasciando intendere, quindi, un'azione autonoma ed indipendente, da porre "innanzitutto" al PCL, riservandosi però, qualora non lo adottasse, di pubblicarla autonomamente, con ogni probabilità sul proprio sito, "organizzatore collettivo". -
La questione della firma di Marcoflavio Cappuccio. Troppo spesso si sono accusati anche i compagni e le compagne della Piattaforma che hanno "osato" criticare i metodi e il merito delle scelte politiche di un compagno che da sempre si è posto e riconosciuto come dirigente della Piattaforma B, così come fu dirigente dello stesso Partito Comunista dei Lavoratori. Mentre per i dirigenti della maggioranza è possibile utilizzare qualsiasi etichetta che vada dall'insulto più becero alla deformante accusa di "riformismo", per il compagno Cappuccio vigeva una sorta di aurea di indiscutibilità. Così che dopo il CC di gennaio egli si è potuto permettere di compiere un'uscita plateale dal PCL priva di qualsiasi metodo di disciplina bolscevica e centralista democratica. Non solo non ha comunicato alcunché in termini formali agli organi dirigenti del PCL e al complesso degli eletti al CC della Piattaforma B, ma la sua comunicazione di uscita è stata un "post" su Facebook, con tanto di tag di singoli dirigenti a cui seguivano righi di insulti, calunnie, accuse. Una chiara dimostrazione di "accortezza" e di rispetto dell'immagine del Partito. Il tutto giustificando questa scelta con la deformazione dei fatti di quel CC, successivamente messa in calce nel documento della FIR, presentando come "provvedimento disciplinare" una risoluzione politica scaturita da atteggiamenti e metodi a dir poco discutibili, che coinvolgevano tanto lui quanto il compagno Giacomo Turci, nei confronti di compagne dirigenti della Piattaforma A e tirando in mezzo una compagna esterna al Partito Comunista dei Lavoratori.
Il compagno Cappuccio, così come a metà gennaio usciva dal partito platealmente, pubblicamente e con i metodi che conosciamo, così rientra nel Partito, pretendendo che il suo reingresso potesse essere legittimato da un semplice confronto con la sezione di Napoli (interamente sostenitrice della Piattaforma B e della FIR) e da una lettera di rivendicazione dei propri metodi inviata esclusivamente ai militanti sostenitori della Piattaforma B. Così come se nulla fosse il compagno, nonostante le critiche di tutti i militanti e le militanti che non sosterranno la FIR e di alcuni di quest'ultima compagine, viene legittimato in tutto e per tutto come militante a pieno titolo e nuovamente dirigente della FIR, con la propria firma in calce al documento e senza che il suo rientro sia mai stato comunicato ufficialmente neppure alla Segreteria politica o al Comitato Centrale. Il tutto nel giro di 2 mesi e mezzo. Alla faccia dei zig-zag di cui si accusa la maggioranza di questo Partito e della totale sordità alle critiche non solo dei propri avversari ma anche di coloro con cui si è portata avanti una battaglia che si è voluta far credere comune.
DAI DOCUMENTI AGLI ATTEGGIAMENTI E AI METODI POLITICI DEL CONFRONTO INTERNO (AL PARTITO E ALLA MINORANZA)
Già dalla conclusione della Conferenza di Firenze alcuni atteggiamenti sembravano riproporre, in maniera più netta e marcata, atteggiamenti già tenuti in passato, che corrispondevano sostanzialmente allo schema del prendere accordi formali e informali, poi, regolarmente disattesi o ritrattati unilateralmente, senza neppure la possibilità di esprimere delle critiche rispetto a questi cambi di direzione improvvisi se non affrontando fiumi di critiche e rielaborazioni nei vari canali di comunicazione interna.
Così se, da un lato, all'interno della minoranza si riproponeva il modello secondo cui chi non era perfettamente allineato a chi si poneva in maniera più "intransigente", magari esprimendo dubbi rispetto a salti o interpretazioni estremistiche, tendenzialmente veniva escluso e tenuto all'oscuro di alcuni passaggi (la riunione con alcuni dirigenti della FT, il primo confronto su come porre la discussione alla Conferenza di Minoranza ecc.), dall'altro si continuava, in particolare da parte del compagno in Segreteria, Turci, a prendere accordi con la maggioranza o con gli altri membri della minoranza che poi venivano disattesi (come era avvenuto sulla questione di una presa di distanza dall'atto di Cappuccio, poi completamente mancato e accompagnato da una abiura della presa di posizione nel CC di gennaio, o sulla questione di un primo confronto informativo con la sezione di Napoli rispetto alle prese di posizione espresse nel documento congressuale, sul rifiuto dei giornali e della stampa di partito in seguito al congresso e sulle scelte riguardanti l'uscita di Cappuccio).
Innanzi tutto la questione del report della Conferenza di Minoranza. Da quel consesso si uscì con la comune posizione di inviare alla Segreteria, e quindi al corpo del partito, un report breve dell'andamento della conferenza e i documenti, così come erano stati votati, con l'indicazione che sarebbero stati presentati nei termini definitivi per il Comitato Centrale di aprile. Immediatamente dopo, però, i compagni della FIR comunicarono l'intenzione di modificare e migliorare il loro documento per poi richiederne la pubblicazione sul sito, cambiando gli accordi e con una prima opposizione dei compagni della Tendenza a questo atto, che si riteneva poco limpido e scorretto nei confronti di un compagno che aveva deciso di ritirare il proprio documento per motivi legati alla condivisione nel corpo del partito così come era stato votato e discusso.
Si giunse così alla mediazione di optare per un invio alla Segreteria del report e dei documenti originali votati con la richiesta di attendere le modifiche per renderli pubblici al Comitato Centrale. Le carte, però, cambiano di nuovo, e il compagno Turci girerà all'intero Comitato Centrale i documenti con la richiesta di una immediata pubblicazione a tutto il corpo del Partito bypassando così il nuovo accordo preso e la necessità di un confronto al CC di Aprile prima della condivisione con tutto il corpo del partito.
Nel giro di qualche giorno, elaborate le opportune modifiche per "limare" alcuni passaggi, evidentemente riconosciuti dagli stessi membri della FIR come "rischiosi" per la propria immagine ed operazione, la richiesta si trasforma in immediata pubblicazione sul sito del documento rivisto della FIR e di quello della Tendenza, il tutto prima del confronto in CC sui documenti nonostante l'evidente problematicità della riconferma all'unanimità di tutta "l'agenda politica immediata" della FIR che veniva considerata, tanto da noi (dirigente della Tendenza e dirigente della ex-Piattaforma B astenuta alla Conferenza di Firenze) quanto dai membri della segreteria in quota Piattaforma A, costituente una frazione pubblica, quindi antistatutaria.
Da questo passaggio un’ulteriore pagina grigia dei rapporti interni. In Segreteria si giunge alla mediazione di un comunicato sul sito del Partito Comunista dei Lavoratori sulla continuazione del dibattito interno post-congressuale a cui allegare i 3 documenti (quello della FIR, quello della Tendenza aggiornato e la dichiarazione dei membri di maggioranza della Segreteria). Sebbene in sede di riunione di Segreteria il compagno Turci, espressione della FIR, avesse espresso il solo dubbio riguardante la presenza in allegato della dichiarazione di maggioranza, alla pubblicazione del comunicato suddetto risponde con la pubblicazione sul sito dei tre documenti separati per ben due volte fino a che l'attuale responsabile del sito non ha bloccato l'accesso del compagno Turci per impedire la continuazione di un tira e molla incomprensibile e in contrapposizione alla decisione definita in Segreteria. Da qui le ulteriori denunce, da parte dei componenti della FIR, della "repressione" della maggioranza e della mancata reazione dei dirigenti della Tendenza che, a loro detta, andava a indicare un sostanziale riassorbimento di questi alla maggioranza.
A questo fece, quindi, da contraltare la pubblicazione del documento della FIR sul blog della sezione napoletana e sui social, con tanto di tag a tutti i dirigenti di varie organizzazioni della sinistra anticapitalista nazionale ed internazionale.
Per essere chiari, il documento che veniva pubblicato non era comunque il documento reale della FIR, ma quello limato, nonostante fosse stato dichiarato e rivendicato come condiviso quello scritto con toni e dichiarazioni ben più "radicali" e nette e con un'agenda politica ben più dettagliata, il vero "casus belli" in termini statutari e di centralismo democratico. In definitiva, una ulteriore deformazione dei termini.
Tutto questo, dal punto di vista dei dirigenti della FIR, sarebbe stata la dimostrazione della repressione e della censura della dirigenza, che mettendo i documenti in allegato, quasi non fosse stata una decisione concorde e di un organismo dirigente del partito, voleva impedire la "visibilità" del documento della frazione.
IL C.C. DELL'8-9 APRILE E L'AUTO-ESPULSIONE
Il Comitato Centrale dell'8-9 aprile ha rappresentato il momento di confronto decisivo. La maggioranza era chiaramente divisa tra una componente oltranzista disposta ad una espulsione immediata e una componente intenzionata ad un ulteriore ultimatum, con la definizione di un dispositivo che avrebbe previsto la delega alla segreteria per l'espulsione nel caso in cui si sarebbero attuati i punti dell'agenda politica della FIR che caratterizzavano la costituzione della frazione pubblica, in primis il giornale on-line come “organizzatore collettivo della frazione”. Ma gli atti e le scelte dei compagni e delle compagne della FIR avevano, nel frattempo, spinto ad una maggiore compattezza il fronte di maggioranza. Non ultimo l'assenza mai giustificata, nonostante le richieste di una motivazione e le esortazioni alla presenza, del compagno Turci alla riunione della Segreteria Politica preparatoria del CC in cui, al primo punto si sarebbero affrontati i rapporti tra maggioranza e minoranze e, in particolare, quelli tra Partito e FIR.
Già nella suddetta Segreteria, il compagno Briozzo (uno dei sottoscriventi), dichiarò i propri dubbi rispetto a quel tipo di dispositivo, riservandosi la possibilità di ipotizzare un dispositivo differente a qualsiasi forma di espulsione "automatica" della FIR.
Impostazione che nel CC di aprile venne confermata dall'emendamento finale alla risoluzione della maggioranza, in cui, in seguito al dibattito franco e netto, si poneva la necessità di convocare un nuovo Comitato Centrale urgente nel caso in cui la FIR avesse attuato i punti della propria agenda politica che avrebbero caratterizzato e confermato una costruzione autonoma ed indipendente dal Partito Comunista dei Lavoratori e dal suo centralismo democratico, definito dalle regole statutarie, per valutare la definitiva possibilità o meno di una permanenza dei membri della FIR nel partito, attraverso un ulteriore e finale confronto politico.
Tale emendamento era l’unica reale possibilità per evitare un meccanismo di automaticità di espulsione dei membri della FIR, dati i reali rapporti di forza e le reali dinamiche del confronto, in cui non possono non esser prese in considerazione anche le scelte e le forzature della FIR stessa e le responsabilità di chi ne aveva assunto la dirigenza.
Questo emendamento ha visto il voto favorevole dei soli sottoscrittori e l'assurda e settaria opposizione dei membri della FIR, con la sola astensione di uno di loro.
Atto che, assieme ai confusi e contraddittori interventi nel dibattito dei membri della FIR, lasciano intravedere il reale intento di quella battaglia e di quelle scelte. Spingere il Partito Comunista dei Lavoratori ad una espulsione con cui potersi porre, di fronte alla sinistra rivoluzionaria e anticapitalista e al proletariato (se mai fosse interessato a queste dinamiche così criptiche), come vittime e martiri della repressione di una "burocrazia antidemocratica" e di una "finta opposizione" capitolarda e succube di questa.
Il dibattito non è stato sicuramente un passaggio indifferente. Da una parte i sottoscrittori hanno portato avanti una netta e coerente critica delle scelte e dei metodi dei compagni della FIR, critica che non sbucava di sicuro dal nulla, ma che era la naturale riproposizione delle posizioni e dei dubbi già espressi nella Conferenza di Firenze. Da una parte la compagna Guardigli esprimeva i propri dubbi e le proprie critiche rivendicando la propria scelta di astensione rispetto ai due percorsi delle minoranze, dall'altra Briozzo rivendicava la continuità della linea della Tendenza con la battaglia espressa nei documenti della Piattaforma B e le critiche condivise con la compagna Guardigli sull'antistatutarietà delle posizioni della FIR e sui metodi poco chiari e ambigui tenuti con gli stessi membri della ex-Piattaforma B durante tutto il percorso.
Dall'altra parte, invece, le dichiarazioni dei compagni e delle compagne della FIR, che in parte negavano ciò che stava impresso nero su bianco, negando che la FIR configurasse l'intero PCL come partito centrista, burocratico, opportunista e non marxista-rivoluzionario e, per buona altra parte degli interventi e dei termini, lo riconfermavano. Ciò che più stupiva, sicuramente, era la sostanziale reticenza rispetto alle questioni poste sul tavolo del dibattito, dal compagno Turci, che tanto nella relazione, quanto nella replica impegnava il tempo minimo per poter confermare l'impostazione della FIR, affermando che tutte le critiche politiche e statutarie mosse all'impianto della FIR non fosse, per lui, affrontare le questioni politiche poste dal documento della FIR. Vuota retorica per coprire una strategia di azione troppo lineare e, in realtà, già svelata dagli strappi e dalle fughe in avanti di singoli militanti e dirigenti, da rendere imbarazzante il tentativo di negarne l'esistenza.
In seguito alla bocciatura dell'emendamento da noi sostenuto, senza neppure l'appoggio dei membri della FIR che avrebbero sicuramente potuto giovarne dimostrando anche l'intenzione di ulteriori confronti e di una gestione di un percorso di rottura con termini e modalità differenti rispetto ai precedenti, si passa alla votazione della risoluzione della maggioranza così come è possibile leggerla sul sito del nostro Partito.
A quella risoluzione ci siamo astenuti, una posizione chiaramente differente da quella con cui ci si accusa in molte espressioni pubbliche dei militanti e dei dirigenti della FIR.
In primis, in una risoluzione che richiede il 50+1 dei favorevoli in seno al CC per la sua approvazione, l'astensione corrisponde ad un'opposizione alla risoluzione così come viene formulata, ma non in un voto di contrarietà, condividendo i presupposti logici e politici su cui si condanna l'agenda politica di costruzione di una frazione pubblica, pur non mettendo in discussione la legittimità delle posizioni politiche e delle critiche espresse, nonostante fossero considerate estreme e falsificatorie.
Tutto questo viene tacciato di essere un "atto squalificante", una sostanziale condivisione dell'espulsione dei membri della FIR, un gesto opportunista, una capitolazione alla maggioranza.
Secondo noi le cose stanno in termini completamente differenti. Crediamo che fin dal principio di questa battaglia politica, su cui molti compagni e compagne hanno impegnato la loro esperienza militante e le proprie analisi e sforzi, gli intenti fossero ben differenti dallo sviluppo di un'opposizione coerente e chiara, ferma e intransigente sulle questioni politiche ma al tempo stesso disciplinata e rispettosa del centralismo democratico e del patrimonio accumulato nel PCL; netta e decisa sul merito ma flessibile e dialettica nel metodo e nella tattica.
Ciò che si è portato avanti da alcuni e alcune è stato, fin da principio, un percorso a linea retta verso l'auto-espulsione, in cui il metodo stava al centro e il merito diveniva l'elemento flessibile da adattare all'opportunità del momento per rompere, spaccare, demarcare sulla base di un "o con noi o contro di noi", estremizzare e sclerotizzare lo scontro su questioni di forma facendo finire in secondo piano quelle di sostanza. Un sostanziale percorso per arrivare all'auto-espulsione pretendendo di poter attuare un'agenda politica chiaramente anti-statutaria, portando avanti in maniera incoerente una farlocca battaglia per il centralismo democratico, utilizzando il metodo della rottura dello stesso centralismo democratico, pretendendo un partito centralizzato utilizzando metodi federalisti per imporre i propri interessi di parte, utilizzando un approccio idealistico rivendicandolo come materialista-dialettico.
Il fatto che due giorni dopo il CC, senza neppure l'attesa e il contributo alla definizione del resoconto del CC stesso, senza che militanti e dirigenti non presenti in CC potessero avere gli strumenti oggettivi per comprendere i termini del confronto e delle decisioni, i membri della FIR hanno dichiarato la loro sostanziale uscita dal PCL e la conferma della volontà di attuare l'agenda politica immediata, rendendola concreta con il lancio del sito della Frazione Internazionalista Rivoluzionaria, “LaVoceDelleLotte". Con questo ulteriore atto hanno mostrato come tutto fosse già pronto e costruito ad arte per rompere, uscire, martirizzarsi mantenendo un profilo di vittime aggressive, colpite perché "realmente bolsceviche" a differenza di tutti gli altri, compresi i compagni e le compagne con cui quella battaglia la si era costruita e che quella battaglia l'avevano già anticipata con la storia della loro militanza nella base e negli organi dirigenti del PCL, unico partito in cui, tutt'oggi può avere un senso la prospettiva della costruzione di una linea e di un'organizzazione conseguentemente e fattivamente marxista-rivoluzionaria, centralista democratica, militante, internazionalista, protagonista della lotta di classe e della sua proiezione politica, negli interessi del proletariato italiano e mondiale.
Il tempo e la lotta di classe potranno dimostrare da che parte sta la ragione, speriamo che questo documento aiuti, per lo meno, a ristabilire la verità con cui i fatti si sono consumati contro ogni mistificazione e deformazione, quelle sì, opportunistiche e finalizzate ad una affermazione narcisistica di sé e del proprio seguito.
POSTILLA SULLA QUESTIONE DI GENERE: Segnaliamo inoltre che la totalità delle compagne che hanno attivamente portato avanti la linea della minoranza nella questione di genere e che hanno scritto la relativa parte nei documenti della Piattaforma B sono rimaste all’interno del partito e proseguono la battaglia nel solco tracciato. La FIR ha tentato di rilanciare sul suo sito alcuni dei contenuti scritti da tali compagne e anche da compagne esterne al partito, in un caso rifiutandosi persino di citare la fonte. Rimarchiamo quindi il fatto che il lavoro sulla questione femminile verrà portato avanti dalle compagne di minoranza in modalità totalmente diverse da quelle adottate dalla FIR.
Primi firmatari membri del CC
C. Briozzo, CC e Segreteria politica (Tendenza)
M. Guardigli, CC (Astenuta)
Sottoscrittori
S. Faini, (Tendenza)
S. Falai, (Astenuto)
S. Lo Galbo, (Tendenza)
L. Debenedetti, (Tendenza)
A. Ricchi (Tendenza)
C. Pannullo, (Tendenza)
M. Aprea (Tendenza)
M. Castellini (Astenuto)
G. Rizzo (Astenuto)
A. Casti (Tendenza)
N. Lomabrdini (Tendenza)
L. Brunello (Tendenza)
F. Vacca (Tendenza)
M. Piccardi (Tendenza)