Prima pagina
Il taxi di Di Maio
Sulle dichiarazioni del vicepresidente della Camera a proposito di migranti e ong
28 Aprile 2017
Nella smisurata ambizione di scalare il governo del capitalismo italiano, il M5S punta a sottrarre voti alla Lega lepenista di Salvini. Nulla di meglio che intestarsi la campagna anti-immigrati.
Le cosiddette collusioni tra “trafficanti” e ONG diventano l'oggetto dello scandalo. “Vogliamo far luce su questi taxi del mare” grida ai quattro venti Luigi di Maio, che già si sogna primo ministro. Citando come proprie fonti il Procuratore di Catania e l'agenzia Frontex.
Sorvoliamo sulle citazioni (Frontex non è forse un'agenzia di quella Unione Europea che M5S formalmente denuncia a fini elettorali? È davvero buffo che il M5S assuma Frontex come testimone affidabile). Andiamo invece alla sostanza. La sostanza non sta nei possibili “contatti” occasionali tra trafficanti e qualche ONG (di cui peraltro nessuno ad oggi ha prove). La sostanza sta nel fatto che l'intera politica dell'immigrazione dell'Italia e della Unione Europea è il vero sostegno ai trafficanti, al loro ruolo, al loro arricchimento. Non è necessario guardare dal buco della serratura di qualche intercettazione riservata. È sufficiente spalancare la porta della pubblica evidenza.
Primo. I trafficanti di qualsiasi merce prosperano se la merce abbonda. La merce umana della disperazione di decine di milioni di persone è stata prodotta da venticinque anni di guerre “democratiche” degli imperialismi, dal saccheggio di immensi territori, dal museo di orrori e di terrore che tutto questo ha trascinato con sé. Non ultimo il peggior fondamentalismo reazionario (Isis) in Medio Oriente e in Africa. La fuga da questa realtà di fame e di morte è il mercato quotidiano dei trafficanti.
Secondo. Gli stessi governi “democratici” dei capitalismi europei, corresponsabili di decenni di crimini di guerra, rifiutano pubblicamente ogni “canale umanitario” di accoglienza delle proprie vittime. “Non possiamo mica incoraggiare le partenze!”. Infatti, avendo colpito con le politiche d'austerità lavoratori, precari, disoccupati europei; avendo perciò stesso alimentato in loro la paura della “concorrenza” dei migranti; avendo così spianato la strada alle peggiori demagogie dei populismi reazionari di “opposizione”, devono fare la faccia feroce contro l'immigrazione per cercare di rimanere in sella. La fine di Mare Nostrum nel 2015 e il suo rimpiazzo con Triton, le cui navi si fermano a 130 miglia dalla costa senza finalità di soccorso, si è posto in questo quadro generale. Il risultato? Non certo la diminuzione delle partenze. Semmai l'aumento delle morti in mare (5.083 nel 2016) e un mercato inarrestabile per i trafficanti, assieme a uno spazio maggiore per le ONG. Il fatto che poi i trafficanti possano contattare una ONG per piazzare la propria merce non può essere escluso. Ma è una normale transazione in un mercato creato dal “democratico” Occidente. Che grida naturalmente la propria indignazione e... “chiede di far luce”.
Terzo. Gli stessi governi “democratici” che respingono ogni canale umanitario, stringono patti coi peggiori governi africani per bloccare alla fonte i flussi migratori. Come? Offrendo soldi a questi governi, attraverso la negoziazione dei loro debiti e dei propri investimenti; offrendo mezzi, addestramento e uomini alle loro forze di polizia. L'accordo di Gentiloni col cosiddetto governo libico è un esempio (come già l'accordo della UE con Erdogan). Il risultato? I funzionari della guardia costiera libica, a corto di stipendi, contrattano con i trafficanti il lasciapassare delle imbarcazioni in cambio di mazzette. I trafficanti pagano il pizzo alla guardia costiera in cambio della salvaguardia del proprio mercato. La guardia costiera prende così le motovedette di Gentiloni e le mazzette dei trafficanti. A proposito di collusioni coi trafficanti.
Conclusione. Il M5S che punta il dito contro le ONG, sulla scia di Frontex e della procura di Catania, rivela una volta di più la propria natura reazionaria e questurina, in totale subalternità al corso generale delle politiche dominanti sull'immigrazione. Il fatto poi che Di Maio affermi che la propria denuncia muove dalla... «preoccupazione per le morti in mare» invece che dalla corsa verso l'elettorato di Salvini, aggiunge solo un tocco di cinismo all'ipocrisia. Francamente rivoltante. Il taxi di Di Maio per diventare premier è pronto davvero a percorrere ogni strada. Anche il fango.