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Il M5S dà il benservito ai lavoratori Alitalia
27 Aprile 2017
Nel lungo processo di crisi Alitalia i lavoratori della compagnia sono stati più volte fatti oggetto di attenzione da forze populiste a fini esclusivamente elettorali. Nel 2008 fu il caso di Di Pietro, che provò ad atteggiarsi a difensore dei lavoratori contro Berlusconi, salvo avallare la liquidazione della loro lotta. In anni più recenti è stato il caso del M5S, ed in particolare della deputata romana Lombardi, interessata a coltivare il proprio feudo elettorale locale.
Tuttavia, oggi come dieci anni fa la stretta drammatica dello scontro sociale fa giustizia delle finzioni. Il candidato premier Luigi Di Maio ha pubblicamente respinto ogni ipotesi di nazionalizzazione di Alitalia: «Con un buon piano industriale e una spending review non sarà necessario alcun intervento pubblico». Il deputato M5S Paolo Romano aggiunge: «I vincoli europei non consentono la nazionalizzazione e la gente del resto non capirebbe. Alitalia deve mantenersi da sola. Va trovato un buon commissario che tagli sprechi e rilanci l'azienda. Alitalia va ripulita cambiando il management e poi venduta. Certo un compratore non sarà tenero...».
Tutto chiaro. Altro che pose anti-UE e difesa dei lavoratori! Lo stesso M5S che si presenta “antisistema” accetta in tutto e per tutto la soluzione di sistema del caso Alitalia: un commissario che “risani” l'azienda e la venda all'ennesimo squalo (prevedibilmente Lufthansa) che porrà come condizione d'acquisto il taglio (ulteriore) di lavoratori e diritti. Non c'era bisogno della proposta M5S. È il piano operativo già predisposto dal governo Gentiloni e dagli azionisti e creditori della compagnia, a partire da Unicredit. Il M5S si è semplicemente accodato come ultima ruota del carro all'unità nazionale contro i lavoratori Alitalia.
L'episodio è interessante perché rivela una volta di più la logica cinica dei pentastellati. Mentre la deputata Lombardi non si contrapponeva pubblicamente alla rivendicazione della nazionalizzazione della compagnia sostenuta dai lavoratori, perché temeva di perdere i loro voti, Di Maio privilegia con la stessa logica il voto dei “cittadini italiani” che "non capirebbero" la nazionalizzazione. Ciò che conta per questi cialtroni non è mai l'interesse di chi lavora, ma solo la propria ambizione elettorale di scalare il governo del capitalismo italiano. Coi voti dei lavoratori ma contro i lavoratori. Offrendo loro il reddito miserabile di 750 euro (la “cittadinanza”) in cambio del licenziamento. Del resto il professor De Masi, riferimento del M5S in fatto di politiche del lavoro, ha già pubblicamente esposto il proprio programma: lavorare gratis per lavorare tutti, per contrapporre i disoccupati ai diritti di chi lavora. Un eccellente ministro del lavoro del governo Di Maio.
Solo un partito di classe che si batta contro il capitalismo può difendere gli interessi dei lavoratori e delle lavoratrici. In Alitalia, come ovunque. I cialtroni stanno sempre dall'altra parte della barricata.