Interventi

Elezioni in Francia: incertezze e confusioni

La sinistra francese alle elezioni

23 Aprile 2017
poutouArthaud



Tra poche ore si sapranno i risultati delle elezioni in Francia. Tante sono le incertezze e le confusioni sopra l’argomento. Le incertezze riguardano i risultati elettorali, le conseguenze che potrà avere il recente attentato islamista, gli effetti elettorali della lotta contro la legge El Khomri. Le confusioni, soprattutto nel campo della sinistra, del trotskismo, e in alcuni casi del nostro partito, riguardano la natura delle candidature a sinistra: Melenchon, Poutou e Arthaud.


LE CONSEGUENZE DELLA CRISI DEL CAPITALISMO E DELLA UE

Per colpa delle contraddizioni dell’Unione Europea - una scarsa e labile unità politica e una completa dispersione economica, con regimi fiscali, bilanci e livelli di spesa pubblica differenti - la crisi del capitalismo mondiale ha colpito più duro i paesi dell’Unione e in particolar modo dell’eurozona. La depressione economica ha creato deflazione e disoccupazione, il salvataggio delle banche, un aumento generale dei debiti pubblici, che girano intorno al 100% del PIL – e nonostante questo i sistemi bancari del Portogallo e dell’ Italia sono sull’orlo del baratro. Questo contesto generale colpisce in particolar modo la Francia, che sta vivendo una vera propria deindustrializzazione, con il suo settore chiave, l’industria automobilistica, che perde il 50% della produzione (da quasi 4 milioni di unità a 2), anche per effetto della delocalizzazione della Renault in Spagna; con la disoccupazione sopra il 10% (senza contare i lavoratori occasionali e gli inoccupati), la bilancia commerciale che è passata in deficit e il debito pubblico in forte aumento.
I partiti che hanno governato in questi anni sono stati erosi dalla crisi, e dalla conseguente crescita del malcontento popolare. Il Partito Socialista sta vivendo una vera e propria “pasokizzazione”, con i sondaggi che lo danno sotto il 10%, a causa delle doppia concorrenza: Melenchon a sinistra e Macron al centro. Macron, che è il candidato della borghesia: europeista, banchiere, figlio dell’establishment, e allo stesso tempo giovane rampollo dagli occhi azzurri estraneo alla “casta”.
Ma non è solo il Partito Socialista a subire le conseguenze della crisi. Anche I Repubblicani, lontani dall’approfittare della crisi socialista, come nel più classico degli esempi, nei sistemi bipartitici basati sull’alternanza, rischia seriamente di non raggiungere il ballottaggio per colpa delle sue precedenti corresponsabilizzazioni di governo e degli scandali di corruzione di Fillon.


LUNGA PASSIVITÀ E CICLO DI LOTTA, LA CRESCITA DI LE PEN E MELENCHON

In questi anni la Francia ha vissuto un lungo periodo di passivizzazione e reflusso. Un periodo segnato dalla sconfitta del movimento operaio contro il governo Sarkozy e la sua riforma pensionistica, da esplosioni di lotta rimaste isolate dal movimento generale (sequestro dirigenti Goodyear), dalle leggi speciali contro le manifestazioni e dal clima di terrore per gli attentati islamisti. Questo cocktail di arretramento del movimento operaio unito alla crisi del capitalismo ha spinto la crescita elettorale del Front National di Le Pen. Milioni di lavoratori disillusi e passivi hanno abboccato alla propaganda anti-immigrati e anti-tecnocrati dell’Unione Europea, il tutto favorito dalla paura degli attentati. Però in questi ultimi mesi c’è stato un fattore di controtendenza: le grandi mobilitazioni e le giornate di sciopero contro la legge El Khomri. L’esplosione di larga parte del movimento operaio, la ripetizione delle giornate di protesta, l’irruzione della gioventù nello scenario politico hanno sedimentato un cambio nello scenario politico francese.
Melenchon, ex ministro socialista, candidato per la lista “Francia Indomabile”, è riuscito a diventare l’espressione, per quanto distorta, di quel movimento. Capitalizzando tutti i suoi aspetti: il carattere anti-PS del movimento, che lo ha favorito ad emergere come unica alternativa a sinistra del PS; il protagonismo giovanile, che lo ha fatto diventare il primo candidato tra i giovani (dai 24 anni in giù). Contro ogni schematismo, questi due aspetti si tengono l’un altro, in un equilibrio instabile che favorisce sia Melenchon che la Le Pen.


PER L'UNITÀ DEI MOVIMENTI OPERAI, SENZA ALCUNA ILLUSIONE IN LORO

In questo scenario di crisi, con la manifesta incapacità della borghesia di avere una stabilità politica ed un proprio candidato forte, manca solo una cosa: una forte presenza della sinistra rivoluzionaria. Non che ne mancasse la possibilità: vista la forte tradizione delle estrema sinistra in Francia, in particolar modo trotskista, in termini di forza militante, di presenza nei sindacati e anche in termini elettorali. Peccato che il settarismo e l’opportunismo delle due principali forze che si richiamano al trotskismo, Lutte Ouvriere (LO) e il Nouveau Parti Anticapitaliste (NPA) non abbia permesso questo. L’unità di questi due partiti operai sarebbe stata un avanzamento per l’intero movimento operaio, nonostante le criticità – su cui poi torneremo – di entrambe le forze. Avrebbe segnato un campo: da una parte i candidati della borghesia (e della piccola borghesia), dall’altra i candidati operai. Non solo. Per milioni di lavoratori e giovani la candidatura unitaria LO-NPA avrebbe potuto significare un alternativa “rivoluzionaria” alla sinistra riformista e nazionalista di sinistra di Melenchon.
Tutto questo non avviene. Sia Lutte Ouvriere che l’NPA ne pagheranno le conseguenze.


IL SETTARISMO DISTRUTTIVO DI LUTTE OUVRIERE

In realtà Lutte Ouvriere già paga le conseguenze del suo settarismo. Molto probabilmente avrà un risultato elettorale sotto l’ 1%. Questo non è il riflesso della sua debolezza, o della mancanza di uno spazio (anche elettorale) per i marxisti rivoluzionari in Francia, perché la stessa LO in anni precedenti (’95 e 2002) raggiunse il 5% dei voti, con una forte concentrazione nella classe lavoratrice. Ma nonostante questo, invece di investire nella costruzione di un partito rivoluzionario dei lavoratori, rimase nella semplice difesa della propria piccola organizzazione. Piccola organizzazione per di più centrata su se stessa, con logiche da setta e completamente estranea ed ostile a qualsiasi movimento non propriamente proletario, come il Nuit Debout recentemente o il movimento no global quindici anni fa.


IL TROTSKISMO "CONSEGUENTE" ALLA CORTE DI POUTOU

L’ NPA di Poutou è per molti aspetti l’esatto opposto di LO, ma allo stesso tempo ugualmente opportunista. Invece della difesa conservativa della propria piccola organizzazione, la teoria (e purtroppo anche la pratica) di costruire “partiti amplii” con correnti riformiste, cosa che li ha portati ad appoggiare Syriza e Podemos; invece di una eccessiva autocentratura, un eccessivo codismo verso le altre correnti del movimento operaio e della sinistra, come quando rivendicava la Tobin tax a ruota del movimentismo; invece di un rapporto settario verso i movimenti non proletari, un’eccessiva enfatizzazione dei movimenti progressisti (No global, Nuit Debout), che vengono slegati dalla centralità del movimento operaio.
Però la campagna di Poutou va oltre a questo elemento. È anche una campagna elettorale basata su un programma riformista: riduzione dell’orario di lavoro, aumento dei salari, e tutta una serie di misure minime slegate dalla prospettiva di un governo dei lavoratori. Ma è anche un programma che invece di rivendicare gli Stati uniti socialisti d’ Europa, rivendica un'Europa sociale e democratica con proposte degne dei populisti di sinistra: rifiuto del libero scambio, rifiuto delle regole di bilancio europee e per il controllo del movimento dei capitali.
In continuità con questo programma riformista e populista, la campagna elettorale di Poutou invece di basarsi sulla denuncia di questa società fondata sullo sfruttamento e che rivendichi un governo - e quindi il potere - dei lavoratori, si basa sulla semplice denuncia dei privilegi della “casta politica” e dei pregiudizi reazionari: il sessismo, l'omofobia e tutte le forme di razzismo. Ovviamente i marxisti rivoluzionari devono denunciare questi “mali” della società borghese, però contestualizzandoli, spiegando che sono il prodotto della società divisa in classi, e che l’unica soluzione per superare il costo dell’apparato statale e la cultura razzista è la rivoluzione socialista, il potere dei lavoratori. Cosa che Poutou “dimentica” sistematicamente di fare.
Il fatto che grande parte del trotskismo “conseguente” (FT e LIT) sostenga entusiasticamente Poutou, definendolo un candidato “operaio e anticapitalista”, mostra i limiti di queste forze, il manovrismo e l’impressionismo tipico delle forze moreniste. Sarebbe un tragico errore del Partito Comunista dei Lavoratori aggiungersi a questa campagna di appoggio entusiastico a Poutou. Per questo come PCL dobbiamo rivendicare il voto a Poutou o alla Arthaud (LO) perché sono gli unici candidati che rappresentano forze operaie, ma allo stesso tempo deve essere un'indicazione di voto critico, che denunci il loro settarismo ed opportunismo.


POSSIBILI BALLOTTAGGI: SEMPRE CONTRO LE PEN, MAI CON I CANDIDATI BORGHESI

Essendo Le Pen la candidata favorita per questo primo turno elettorale, molto probabilmente si ripeterà lo scenario elettorale delle elezioni del 2002, con un ballottaggio tra una forza populista reazionaria (FN) e un candidato liberale di centro (Macron) o centrodestra (Fillon). Di fronte ad un eventuale ballottaggio di questo tipo è giusto sostenere l’astensione. Questa astensione non va motivata dalla “indifferenza” tra i candidati, ma al contrario da una vera battaglia contro il lepenismo. È evidente che di fronte a un ballottaggio di questo tipo, la sconfitta elettorale della Le Pen è assicurata. Il punto è che un forte sostegno della sinistra a un candidato borghese, rappresentante dell’establishment, darebbe al populismo lepenista l’immagine di essere l’unico voto - e partito - antisistema (oltre a rafforzare la già scontata vittoria di Fillon o Macron e dunque l'impatto dei loro programmi antioperai).
Però c’è un’altra opzione: il ballottaggio tra Le Pen e Melenchon. In questo caso sarebbe giusto dare indicazione di voto critico al candidato della sinistra. Perché rappresenta un candidato piccolo-borghese (e non borghese), con un forte peso nel movimento operaio e nella gioventù, con un programma nazionalista di sinistra e di riforme sociali (molto moderate) a favore dei lavoratori. Mantenere un rapporto con i lavoratori e giovani che votano Melenchon, indicando di votarlo, e criticando allo stesso tempo il suo programma, oltre a favorire la sconfitta di Le Pen favorirebbe la battaglia dei rivoluzionari per l’egemonia sulla classe.
In ogni caso non ci si può limitare a considerazioni di carattere elettorale. Il populismo lepenista va sconfitto nelle piazze con il fronte unico di classe. Cosa che sta già avvenendo con la manifestazione di ieri convocata dalla CGT e Solidaires (sindacato di base), con la presenza di tutta la sinistra politica. Estendere e continuare la mobilitazione contro le politiche di rapina sociale e il populismo reazionario di Le Pen può sconfiggere entrambi e dare una vera alternativa per i lavoratori


PER UN VERO PARTITO RIVOLUZIONARIO

La crisi del capitalismo mondiale, europeo e francese; la conseguente crisi dei partiti della borghesia; i limiti dei partiti riformisti (Melenchon) e centristi (LO e NPA) dimostrano la necessità di un partito marxista rivoluzionario in Francia. Questo potrà nascere solo con il superamento di LO e NPA. In Francia ci sono piccoli gruppi che hanno criticato l’impostazione generale dei partiti centristi. Il gruppo Etincelle (Scintilla) ha rotto con Lutte Ouvriere e la sua impostazione di partito-setta, il gruppo Anticapitalisme et Revolution ha rotto con l’impostazione codista dell’NPA. Il piccolo gruppo Renaissance Ouvrière Révolutionnaire (sezione francese della nostra corrente internazionale) è nato contro il centrismo dei due partiti maggiori. Dal raggruppamento di queste tre forze potrebbe scaturire la nascita di un terzo partito, con una base di centinaia di militanti, alternativo all’operaismo settario di Lutte Ouvriere e al nuovismo eclettico, ostile alla costruzione di un partito rivoluzionario (teoria dei partiti amplii e codismo verso il movimentismo) dell’NPA.

Michele Amura

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