Interventi

Stucchevole "morenismo" e chiarezza sulla FIR

23 Aprile 2017

Un clima di accese discussioni e di aggressioni verbali — stando ai social — ha attraversato il PCL. A rendere ancora più grigio il dibattito politico è stato l'ingresso del PDAC. Non si tratta di una critica all'intemperanza polemica del gruppo morenista, quanto mai legittima, ma lo sfondo che vuole tratteggiare. Dietro questo quadro dipinto dal PDAC non c’è solo malinformazione ma anche e soprattutto pochezza, come spesso, di stile.

Andiamo con ordine, partiamo dall'abc.

Poniamo ai compagni più onesti del PDAC una serie di domande semplici e ovvie: com'è che un partito “centrista” come il PCL fa della demarcazione più rigorosa dal riformismo e dal centrismo l'asse della sua costruzione (basta leggersi i documenti congressuali)? Il programma non è chiaro? Le analisi cedono ai richiami del riformismo? Com'è che un partito che da undici anni “svolta a destra”, affogando nel riformismo ha fatto del programma rivoluzionario del trotskismo l'asse della sua costruzione? Com'è che un partito “lasso” si è strutturato progressivamente come partito militante? E soprattutto: com'è che un partito che da undici anni dichiarate “fallito e finito” è sempre presente come forza politica organizzata su scala nazionale (unica forza rivoluzionaria con proiezione politica) mentre il PDAC resta il solito piccolo gruppo?
Stucchevole!
Siamo sempre alla solita solfa: “mai così in crisi”, “mai così a destra”, “mai così centrista”, "mai così lasso”. Ed ora, dopo le simpatiche critiche del gruppo dirigente del PDAC, andiamo ad analizzare l'ultima perla, l'ultima verità, in realtà non nuova ma ciclicamente ribadita.

Il Partito lasso.

Questa critica dal sapore menscevico (catalogazione che tanto piace al PDAC) è l'accusa che viene estrapolata dal dibattito che ha attraversato ultimamente il PCL. Si utilizza sempre lo stesso registro, Ricci scrive:
"...cosa più interessante è che nei documenti della piattaforma B al Congresso del Pcl e in quelli della Frazione si sviluppano critiche al Pcl e proposte a positivo che sono in molti casi molto simili a quelle che la nostra frazione in Progetto Comunista prima, e il Pdac poi, hanno sostenuto. Elenchiamo i punti di convergenza che ci sembrano più importanti."
Vediamo sempre Ricci:
"...O partito "di tipo bolscevico" o partito "lasso"
La piattaforma B ha cercato al recente Congresso di contrastare la pratica di un partito "lasso" sostenuta dalla maggioranza dirigente del Pcl, un partito basato nei fatti sulla indeterminatezza nella definizione dei militanti.
Viene da chiedersi: i dirigenti del PDAC hanno letto i testi del congresso? Hanno letto la proposta organizzativa della piattaforma B da cui prende vita la FIR? Perché il testo della piattaforma B in sostanza fa del partito lasso un vero e proprio mantra così riporta la piattaforma b: "...Il Comitato Centrale è strutturato in Commissioni di lavoro settoriale, ognuna composta da un minimo di 2 compagni: Lavoro e Sindacato; Tesoreria; Agitazione/Propaganda; Organizzazione; Movimenti; Oppressioni; Internazionale; Formazione; Giovani. Ogni Commissione elegge al suo interno un compagno che ne coordini i lavori e che funga anche da referente della Commissione verso il resto del partito.
Pensare, nei fatti, che le commissioni (autoreferenziali) associate all'abolizione della segreteria (una segreteria che di fatto viene cancellata e sostituita da un non ufficio politico) rappresentino la svolta verso il partito bolscevico vuol dire far passare per centralizzata un'organizzazione in realtà federalista. Quindi la piattaforma B invocava formalmente il massimo centralismo, attraverso un principio di comando del centro sulle sezioni, ma paradossalmente il centro veniva di fatto rimosso con la cancellazione della Segreteria politica nazionale e la proposta di un Ufficio politico ridotto a strumento organizzativo. Il potere del centro sarebbe stato distribuito su nove commissioni composte da due o più compagni/e. In assenza di una struttura centrale responsabile politicamente della gestione quotidiana del partito, la proposta avanzata era quella sì di stampo federalista: una sorta di federalismo delle commissioni del CC.
Dunque il PDAC o non ha ben chiaro (non lo escluderei) la differenza tra partito centralizzato democraticamente e partito federalista oppure "ciurla nel manico" in entrambi i casi non fa un buon servizio al trotskismo in Italia.

Continuiamo con la FIR.

I compagni della FIR, che stimo nella sua quasi totalità, non essendoci tra loro "sottoposti" e avendo fatto una battaglia politica a viso aperto, hanno avuto il merito di essere conseguenti con le loro posizioni, e di questo va dato loro atto.
In uno dei loro testi hanno scritto:
"...Siamo stati espulsi per aver mosso una critica alla strategia complessiva del PCL e del suo gruppo dirigente. In particolar modo sulla questione internazionale..."
Far passare la separazione dal PCL per una "sorta di epurazione" nei confronti di compagni internazionalisti non solo è politicamente scorretto ma anche pericoloso.
Pericoloso perché s'inventa di sana pianta, in modo amministrativo, il motivo della separazione ed in più si fa un torto al metodo trotskysta.
L'accusa di epurazione degli internazionalisti dal PCL non solo non è vera (come vedremo) ma ad essa va aggiunta un'altra inesattezza: la FIR (stando a loro) sarebbe l'unica tendenza internazionalista nel PCL.
Per fortuna la cronostoria del PCL ci viene incontro. Compagni che nel Partito hanno fatto una battaglia sulle questioni internazionali ce ne sono e permangono nel PCL ed esistono da prima che la FIR fosse stata solamente ideata. Da circa 7 anni nel PCL esiste un'area (come funziona in un vero partito bolscevico senza uniformazioni ideologiche che tanto piacciono alle piccole sette), non organica in quanto tale, di pensiero direi, che canonicamente in tutte le sedi di Partito porta posizioni di sinistra a livello internazionale (contandosi nei congressi) sul CRQI e sul da farsi a livello internazionale, lettera aperta al PO risposta alla FT ecc... e tutto il partito ne è a conoscenza compresi i compagni della FIR e ci duole che abbiano rimosso questo aspetto in modo del tutto burocratico per propri fini autopromozionali.
Ci sono tanti testi e ordini del giorno a riprova di quello che qui sopra è riportato, che questi compagni (internazionalisti ante FIR) hanno portato nel corso del tempo all'attenzione del Partito. Sarebbe certo complesso fare una ricerca meticolosa (ma se sarà necessario la faremo) è sufficiente qui limitarsi a invitare i compagni a leggersi gli atti del Terzo Congresso del PCL del 2014 e sfogliare gli emendamenti al testo internazionale (pubblico sul sito) per farsi un' idea del dibattito e della capacità di questo partito di discutere, anche duramente, ma nella completa libertà di dissenso.

Evitiamo assurdità!

Si opera una vera e propria distorsione della realtà da parte dei compagni della FIR se si pensa che :
A) il FIR sia stata la parte di sinistra internazionalista del PCL (come se il resto del partito non lo fosse)
B) il PCL ha espulso la FIR in merito alle loro posizioni internazionali
Far passare la separazione dal PCL per una "sorta di epurazione" nei confronti di compagni "internazionalisti" è solo una scorrettezza.
I compagni della FIR, questa è la sola realtà, non hanno deciso di separare la loro strada dal PCL per questioni internazionali ma per il semplice fatto di aver fatto della frazione una cosa pubblica, tradendo i principi dello statuto.
Siamo trascinati, ormai da un po' di tempo da compagni che si esprimono con un lessico all'apparenza pungente, ma che di fatto è solamente violento e volgare e siamo stanchi di rispondere ad accuse non reali. In questo modo si mostra in questo dibattito pigrizia politica e scarsa intelligenza, molto stucchevole.

Eugenio (Roma)

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