Dalle sezioni del PCL

Contro i fascismi di ieri e di oggi

23 Aprile 2017


Oggi più che mai assistiamo ad una ripresa politica delle organizzazioni di estrema destra. Il loro "risveglio" è alimentato dalla crisi e dalla copertura dei vari governi, nazionali e locali, che, di fatto, disarmano i partigiani, riabilitano i fascisti, tradiscono le ragioni di quella “rossa primavera”.
L’antifascismo è stato nella storia essenzialmente prerogativa dei militanti comunisti, socialisti ed anarchici, i quali hanno pagato al fascismo il prezzo più alto in termini di repressione, mentre altri, come il Partito Popolare (antenato della DC), ha sostenuto l’avvento della dittatura fascista fino a far parte del primo governo Mussolini.
Da alcuni anni assistiamo a squallidi tentativi di “pacificazione”, tesi ad affermare il concetto che partigiani e repubblichini fascisti fossero tutti uguali, tutti egualmente italiani e patrioti.
Oggi, come ieri, bisogna dunque guardarci da chi tenta di cambiare la storia per affermare nel presente un nuovo autoritarismo fatto di razzismo e discriminazioni nei confronti di ogni "diversità", di negazione dei diritti dei lavoratori, di repressione poliziesca del dissenso, d’annientamento di ogni garanzia sociale.
Il 25 aprile, per molti, serve per rendere leggeri e pulite le coscienze, per far credere alle masse che l'occupazione sia finita. In questo modo si produce una sorta di adattamento destando l'illusione che l'occupazione fosse solo quella dei nazifascisti, certo gravissima, certo durissima, ma fortunatamente finita ormai da più di settanta anni. Continuiamo a festeggiare la liberazione del 25 aprile senza rendersi conto che viviamo nel tempo dell'occupazione della dittatura dei mercati e della finanza, della dittatura delle banche che producono veri e propri genocidi finanziari. La memoria storica perde la sua funzione fondamentale; ricordare il 25 aprile dovrebbe essere una necessità volta a far sì che non si ripetano più le occupazioni dittatoriali.
Un ripensamento critico del 25 aprile, giorno di festa, da cui occorre partire per promuovere nuove liberazione contro le nuove dittature.
Oggi essere antifascisti vuol dire anche opporsi alle e nelle istituzioni locali e nazionali che molto spesso tollerano le sedi d'estrema destra. Amministrazioni locali che spesso si reggono con il sostegno acritico e prono di forze antagoniste.
L'antifascismo per noi non è un fronte popolare né un blocco per la democrazia, ma un metodo politico eretto sull'internazionalismo e la lotta di classe.

Partito Comunista dei Lavoratori - sezione “Tiziano Bagarolo” di Pavia

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