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Il cielo sopra Parigi

Sempre più incertezza e rischio sul primo turno delle elezioni presidenziali

22 Aprile 2017
elez.Francia


I fotogrammi degli ultimi istanti della campagna delle presidenziali francesi in corso, con tanto di attacco terroristico di contorno, ci consegnano uno scenario sostanzialmente mutato rispetto all'inizio della competizione e totalmente inatteso rispetto al panorama politico francese per come era fino a pochi mesi fa.
Le sensibili oscillazioni e i serpeggiamenti dell'elettorato sono soltanto le manifestazioni di superficie di ciò che si è mosso nel ben più profondo ventre della società francese in tutti questi anni.
Il fatto che, mai come per queste presidenziali, i principali candidati e le principali forze politiche risentano di un'incertezza di fondo riguardo non solo alla loro sorte ma più in generale riguardo alla tenuta delle loro basi elettorali e sociali, dà la misura di come e quanto le fondamenta della seconda potenza capitalista continentale appaiano fragili ed esposte ad intemperie in grado di ridisegnare - forse irreversibilmente - l'assetto politico-istituzionale della Quinta repubblica.

E non è solamente il profilo inedito e "fuori asse" di quasi tutte le candidature maggioritarie ad aver scompaginato il quadro (il centrista-tecnocratico liberista Macron, il socialista "anti-terza via" Hamon, il sovranista di sinstra Mélenchon), ma sono soprattutto il loro peso specifico e la loro rappresentatività all'interno dei rispettivi schieramenti e insediamenti sociali.
L'ex socialista e già ministro di Hollande Macron rompe con il centrosinistra e si proietta in uno spazio tradizionalmente occupato dai centristi liberali dell'UDF, proponendo un'agenda politica erede del sarkozismo che fu. Hamon che raccoglie lo scontento della base socialista per il corso moderato di Hollande ed Aubry ma che finisce schiacciato dallo stesso fallimento e discredito della presidenza socialista (e dalla concorrenza a sinistra). Fillon che riposiziona la destra, incalzata dal lepenismo, su posizioni golliste ortodosse. L'ex socialista Mélenchon che capitalizza l'opposizione di sinistra ad Hollande e la confeziona in un (digeribile) impasto di tradizionale civismo repubblicano e di temi di sinistra, mandando in frantumi - ormai è certo - il primato del PS a sinistra, per la prima volta da quasi cinquant'anni.

È evidente che ad un tale riconfigurazione sembri corrispondere sempre più tendenzialmente una disgregazione e una ricomposizione dei blocchi politici e sociali del bipolarismo (sempre più) imperfetto francese.
E d'altra parte sono gli stessi temi, contenuti e interessi politici a disegnare questa riconfigurazione e ad esserne investiti a loro volta. Non si tratta solo dei temi della sicurezza, del terrorismo e dei destini dell'euro e della fatiscente UE, come il circuito mediatico borghese, francese e non, vuole dare ad intendere, ma sono anche e forse soprattutto i temi di classe, non nominati ma portati al centro della contesa dal perdurare della crisi economica capitalista, dai riflessi di questa sullo scacchiere politico internazionale (trumpismo, Brexit...), dall'azione dell'UE e del governo francese sui diritti e sulle condizioni dei lavoratori, dagli stessi episodi di lotta di classe che ne sono derivati (dalle lotte contro il taglio alle spese sociali a quelle contro il TTIP, dalle mobilitazioni contro gli attacchi all'istruzione a quelle, straordinarie, contro la legge El Khomri, a quelle contro le avventure imperialiste francesi...).
Un'inchiesta pubblicata dal quotidiano Le Monde il 20 aprile dà conferma indiretta di quanto forte sia il peso dei temi sociali e di classe, e di quanto in profondità agisca il loro richiamo, al punto da scompigliare trasversalmente anche voto d'appartenenza e identità consolidate: su cento elettori di Emmanuel Macron che dichiarano di non essere ancora sicuri della loro scelta, ben 26 dichiarano che prenderebbero in considerazione di votare Mélenchon (28 su 100 tra gli elettori di Marine Le Pen). Tanto basta per capire anche quanto sia fluttuante la stessa dinamica elettorale nel suo insieme, tanto da non consentire di escluderne in partenza alcun beneficiario, e alcun esito.
Sarà compito di una sinistra di classe, anticapitalista e internazionalista, "insoumise" ma anche non compromessa, trarne vantaggio. Ben al di là delle urne.

O.L.

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