Interventi

Neoautonomismo o Repubblica Sarda dei Consigli ?

20 Febbraio 2017

Quest’articolo ha come traccia l’intervento al convegno “DAE S’ISTATUTU A SA COSTITUTZIONE DE SOS SARDOS”(Tàtari -11 de freàrgiu 2017), organizzato da Pros’alternativa natzionale-Medas, Sàbios, Imparis. Pros’alternativa nazionale è una coalizione di formazioni indipendentiste

L’assunto per questo dibattito che ci aiuta a non cadere nell’idealismo è il seguente: le costituzioni che hanno segnato la vita dei popoli sono nate da rivoluzioni e, per essere specifici, da guerre civili. La rivoluzione americana, che ha dato “il primo impulso alla rivoluzione europea del XVIII secolo” (Marx), fu, anche, una guerra civile fra i coloni che si battevano per la separazione e quelli fedeli alla corona d’Inghilterra. La Grande Rivoluzione francese, “una prova che sparisce il nimbo intorno alla testa degli oppressori e degli dei della terra” (Hegel), ha fatto conoscere al movimento operaio il compito primario del governo rivoluzionario: schiacciare la controrivoluzione. La rivoluzione russa che ci ha insegnato come prevenire le forze che avversano la strategia della rivoluzione socialista mondiale. Infine la guerra civile del 1943-45 nel regno sabaudo che ha prodotto lo statuto regionale del 1948, fallito non appena nato.
Nel centenario della rivoluzione russa viene ancora confermato che l’emancipazione del popolo sardo può attuarsi solo con la strategia del marxismo rivoluzionario nello stato italiano, le cui basi sono state poste nei congressi di Lione e di Colonia del Partito Comunista d’Italia, sezione dell’Internazionale Comunista:
“Allo scopo di accelerare lo sviluppo economico, politico e culturale del Mezzogiorno, della Sicilia e della Sardegna e di soddisfare le aspirazioni delle masse lavoratrici, la rivoluzione proletaria promuoverà una particolare organizzazione autonoma politico-amministrativa di queste regioni, sino alla costituzione di repubbliche socialiste e soviettiste del Mezzogiorno d’Italia, della Sicilia e della Sardegna, nella Federazione delle Repubbliche Socialiste e Soviettiste d’Italia. La rivoluzione proletaria darà alle minoranze nazionali il diritto di disporre di sé stesse sino alla separazione, realizzerà questo diritto nel modo più assoluto, e libererà tutte le popolazioni coloniali dall’oppressione dell’imperialismo italiano”( IV congresso – Colonia 1931). Le tesi di quei due congressi sono il risultato della lotta di Gramsci per il metodo della trascrescenza rivoluzionaria (Lenin), della rivoluzione permanente (Trotsky). La svolta di Salerno in Sardegna fu avversata in nome di quei due congressi dal Partito Comunista di Sardegna (1943-44). Nel manifesto politico del PCS la Repubblica Soviettista della Sardegna avrebbe fatto parte di un’ampia Federazione socialista. La mancanza di collegamenti internazionali e, soprattutto, l’assenza di una direzione rivoluzionaria ha reso debole il PCS di fronte all’offensiva togliattiana. La prova, qanche dopo la fine del PCS, che tra i comunisti sardi resistesse la linea di Lione e di Colonia sono le conclusioni di Togliatti al congresso regionale del PCI del 25-26 aprile 1947: “La linea politica del partito dunque non è stata esattamente attuata in Sardegna. Molti compagni sardi facevano riserve alla politica comunista perchè volevano dare all’autonomia un contenuto di classe, ma l’autonomia è una rivendicazione democratica: l’autonomia interessa tutti poveri e ricchi, ed infatti ogniqualvolta si creano situazioni in cui una regione viene oppressa nell’ambito dello Stato si crea nella regione una solidarietà fra le classi contro lo sfruttamento dello stato”. Don Luigi Sturzo non avrebbe potuto dir meglio. Togliatti, con il dente avvelenato, vedeva nella “situazione del partito in Sardegna” la prevalenza dei “difetti comuni a quelli della popolazione sarda: isolamento ideologico, grettezza nei rapporti politici, mancanza di slancio nell’azione politica”. Mentre a Sassari e ad Ozieri, nel gennaio del 1944, il proletariato si rivolta contro la classe dominante, Togliatti, ubbidendo a Stalin, brigava per entrare nel secondo governo Badoglio. Enrico Berlinguer fu arrestato durante la rivolta sassarese. Il proletariato ozierese espropriò le riserve del grano a una sessantina di printzipales. Al contrario di quanto ha scritto M. Brigaglia non ci furono “saccheggi” . Quando alcuni printzipales rifiutarono di aprire i portoni furono espropriati di altri beni oltre il grano e qualche porcellana volò per aria. Fu occupata il palazzo del fascio e trasformato in casa del popolo e qui fu depositato il grano. Ozieri fu circondata dall’esercito per tre giorni. Un morto e centocinquanta arresti. Alla fine di settembre del 1946 vengono occupate le campagne terre intorno ad Alghero, Ardara, Benetutti, Bonorva, Ittiri, Tissi, Usini, Codrongianos, Nulvi, Uri; a Sedini e Ozieri iniziarono i lavori di preparazione per la semina di terreni. A Benetutti un contadino fu ferito. L’occupazione si estese alle campagne di Romana, Pozzomaggiore, Banari, Pattada, Padria, Sassari e Oschiri. Togliatti, quale ministro di giustizia del governo Badoglio, due mesi prima, il 22 giugno 1946, promulgò il decreto di amnistia per i fascisti salvando i printzipales ozieresi che, insieme a Ferrucio Sorcinelli, padrone delle miniere dell’iglesiente, furono tra i primi finanziatori dello squadrismo in Sardegna. Togliatti voleva sradicare dalla memoria dei comunisti sardi la Repubblica Sarda dei Consigli. Nel PCI in Sardegna, ancora nel 1967, si cercava di stravolgere quella storia. Umberto Cardia, nel suo intervento al convegno internazionale su “Gramsci e la cultura contemporanea”( Cagliari, aprile 1967) vedeva nell’Appello dell’Internazionale contadina - che l’ex bordighista Ruggero Grieco doveva leggere al V congresso del Partito sardo d’azione a Macomer fine settembre 1925 (250 delegati, pieno controllo del territorio) - “persistenti residui del meccanicismo e dell’estremismo bordighiani”. L’Appello finiva inneggiando alla Repubblica sarda degli operai e dei contadini pensata al congresso provinciale clandestino della federazione cagliaritana di Is arenas del 26 ottobre 1924. La relazione introduttiva fu tenuta da Gramsci. In Sardegna l’esistenza del Partito Sardo d’Azione veniva considerata da Gramsci “il campo per affermazioni essenziali nel problema dei rapporti tra proletariato e classi di campagna” (Gramsci a Togliatti 18 maggio 1923). Come sottolineò il professor Guido Melis “nell’indicare quale indirizzo i comunisti” dovessero “imboccare per uscire dalle secche del settarismo bordighista Gramsci scrisse: << Studio delle possibilità militari di una insurrezione armata nel Mezzogiorno e nelle isole. Studio di fare alcune concessioni di carattere politico a queste popolazioni con la formulazione di ‘repubblica federativa degli operai e dei contadini’ invece di ‘governo operaio e contadino’>>”. Ma a non capire i termini della questione sarda e meridionale nella strategia rivoluzionaria nello stato borghese italiano, non c’era solo Bordiga ma, anche, Togliatti che deformava la natura del Partito Sardo d’Azione: “uno dei tentativi che la borghesia fa per conquistare fra le masse una base al suo stato, allo stato che corre il rischio di precipitare se la violenza e l’inganno non lo sostengono”(L’Ordine nuovo, 11 dicembre 1921). Togliatti prima di diventare un servo di Stalin era un giovane dirigente affetto di scolasticismo.
Il centro e la destra dell’indipendentismo soffrono al pari della sinistra radicale italiota di cretinismo parlamentare e di astrattismo politico. Si chiacchiera di processi graduali verso l’obiettivo finale, l’indipendenza. Si fa astrazione da un dato che è più che un pugno nell’occhio: non c’è governo dell’Unione europea, dal 2008, che abbia fatto retromarcia di fronte alle lotte operaie e popolari. Si fa astrazione dal fatto che le potenze capitaliste dominanti risolvono la loro crisi col militarismo. Il segretario della Nato, Mattis, segretario di stato USA e Michael Fallon, ministro della difesa del governo pro-Brexit, all’ultimo vertice dei ministri della difesa dell’Alleanza a Bruxelles (15-16 gennaio) hanno redarguito gli alleati che non hanno raggiunto il tetto del 2% del Pil per la spesa militare deciso al vertice Nato nel Galles due anni e mezzo fa. La Sardegna nel posizionamento del militarismo imperialista italiano, UE e USA è strategica. La sovranità del popolo sardo ci sarà solo quando nelle basi militari non ci sarà più un soldato delle truppe imperialiste. Sotto occupazione militare non ci sarà mai la sovranità popolare e democrazia politica. La lotta contro l’occupazione militare dell’imperialismo italiano e di quello della Nato ci unifica a tutta la classe lavoratrice europea: le truppe schierate ai confini della Russia sono contro il proletariato dell’ex spazio sovietico e contro il proletariato dell’Unione europea. Non si può parlare di conquista della sovranità nazionale se al proletariato e al popolo sardo si nasconde che quando andranno sino in fondo nella lotta per la loro emancipazione dovranno confrontarsi con ciò che è lo stato: l’organizzazione armata della classe dominante.
Le masse in lotta hanno sperimentato in questi ultimi anni che - anche con le battaglie di strada, come a Carbonia il 13 novembre 2012 (fuga in elicottero dei ministri Passera e Barca) - senza un programma e una direzione politica e sindacale rivoluzionaria, c’è solo la sconfitta. La sostanza del programma e della direzione politica in Sardegna, in Sicilia e in Meridione è che nella lotta per la difesa dell’occupazione e per avere un lavoro si pone la questione del potere. Facciamo un esempio, se si sviluppasse un movimento di massa dei disoccupati nel mezzogiorno e nelle isole con i metodi di lotta del Sicobas e le giunte regionali capitolassero, si può ignorare la questione dell’esproprio delle banche per finanziare un piano economico contro la disoccupazione?
Le masse sarde, meridionali e siciliane non hanno mai interiorizzato la nazione italiana, vera e propria invenzione della borghesia che ha strisciato sotto i Savoia. I comunisti devono provare alle masse di essere gli unici ad essere in possesso di una strategia per sfasciare l’Unione Europea, questo è l’unico antidoto ai virus dei sovranisti, dei seguaci di Trump e di Lepen.
Evviva la Repubblica Sarda dei Consigli, evviva il Partito della Rivoluzione Socialista Mondiale

Gian Franco Camboni

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