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21 gennaio 1921: nasce il Partito Comunista d’Italia!

Ricordo di Antonio Gramsci

19 Gennaio 2017
ricordo Gramsci

Sono trascorsi 96 anni da quel 21 gennaio 1921, nel quale a Livorno i comunisti e gli elementi di avanguardia della classe operaia italiana fondarono il Partito Comunista d'Italia, Sezione dell'Internazionale comunista.
La fondazione del Partito avvenne nel corso della situazione rivoluzionaria creata in Europa dalla prima guerra mondiale e dalla rivoluzione proletaria in Russia, che in Italia dettero origine, nel biennio 1919-20, a una serie di dure lotte operaie e popolari culminate nell'occupazione delle fabbriche: una situazione dove Antonio Gramsci fu uno dei principali protagonisti e fondatore del Partito.
Antonio Gramsci ha segnato profondamente le vicende politiche e filosofiche culturali del 900. Da un po' di anni a questa parte sembra invece, fatalmente, essere uscito di scena. Anche la casa che fu di Gramsci, in cui abitò Gramsci a Torino, è diventata recentemente un Hotel di lusso a 5 stelle chiamato , per ironia della sorte, Hotel Gramsci. Ecco questo passaggio tragico dalla lotta per l'emancipazione umana, per la speranza sociale di un mondo più giusto e meno egoista al benessere individuale dell'Hotel Gramsci, sembra riassumere in se l'assenza di Gramsci, la doppia morte a cui è stato condannato. Gramsci nelle sue lettere parla di doppio carcere, quello inflitto dal potere fascista e quello dei suoi affetti da cui era stato escluso per via della detenzione.
Gramsci, quand'anche uno non avesse mai letto le sue opere, rappresenta un'icona di riferimento se non altro per il coraggio eroico di cui ha dato esemplare prova con la propria vita. Gramsci fino in fondo è stato coerente, non ha mai chiesto la grazia, ha pagato sulla propria carne viva le conseguenze della propria coerenza, fino in fondo ha testimoniato eroicamente della propria esistenza e del proprio coraggio. C'è una lettera molto bella che Gramsci scrive al fratello Carlo nel 1928 in cui dice testualmente” …non voglio fare né il martire né l’eroe, credo di essere semplicemente un uomo medio che ha le sue convinzioni profonde e che non le baratta per niente al mondo”.
Ecco crediamo che questa sia una eredità fondamentale per tutti noi.
Gramsci ci ricorda tutta una serie di passioni nobili come il coraggio la ricerca di un ulteriore dignità morale, una città futura, come amava dire lui, in cui l'uomo finalmente realizzi le sue possibilità e tutte le cose che oggi sembrano essere fatalmente uscite dall'orizzonte in un tempo in cui domina ovunque il fanatismo dell'economia, il cieco cinismo del “mors tua vita mea”, tutta una serie di passioni tristi come la rassegnazione, la paura, contro le quali Gramsci si era armato con il suo ottimismo della volontà. Gramsci ci insegna a resistere in questo clima desertico desolante in cui ci troviamo a vivere, in cui domina quello che Gramsci stesso chiamava con un'espressione insuperabile il “cretinismo economico” . La volontà, appunto, di calcolare, di risolvere i problemi solo e sempre sul piano della quantità e della cifra, in una rimozione integrale della cultura della politica di ogni dimensione più nobile nell'essere umano. In questo senso vi è in Gramsci un’attualità da cui bisogna ripartire nell'odierno scenario desolante. La volontà ottimistica che cerca qualcosa di più grande rispetto alla miseria del presente che non si arrende quando tutto sembra perduto. C'è una lettera molto bella che Gramsci, dal carcere, manda i suoi cari.” Mi sono convinto che anche quando tutto è appare perduto bisogna rimettersi tranquillamente all'opera rincominciando dall'inizio”.
Nel febbraio del 1917, cento anni fa, esce sul giornale “ Città Futura” uno dei testi più conosciuti, anche da chi non studia Gramsci, “Odio gli Indifferenti”
Un testo fondamentale, un vero e proprio grido di battaglia contro quella patologia dominante, oggi più di ieri, che è l'indifferenza.
L'indifferenza è quell'atteggiamento grigio, passivo di chi in maniera rassegnata accetta la realtà non perché sia buona e giusta ma semplicemente perché non ha la volontà, né il coraggio di battersi per riconfigurare l’esistente quand'anche massimamente ingiusto. Gramsci proprio contro questa passione fredda triste che è l'indifferenza esordisce in questo testo del 17 con una passione calda come l’ odio, passione calda che poi nei “Quaderni del carcere” si trasformerà come rabbia appassionata di chi non accetta l'esistente di chi parteggia. “Sono partigiano vivo sento nelle coscienze virili della mia parte già pulsare l'attività della Città Futura che la mia parte sta costruendo”. Qui vibra la volontà gramsciana di edificare una città futura da contrapporre alla società dominante del mondo, la società capitalistica, del tempo in cui vive Gramsci e a maggior ragione la società dell'odierno monoteismo del mercato che viviamo.
Dovere dei comunisti, in questo generale venir meno delle coscienze, delle fedi, della volontà, in questo imperversare di bassezze, di viltà, di disfattismi è quella di costruire un partito a difesa dei lavoratori, dei più deboli, degli sfruttati, per un governo dei lavoratori, distinguersi, appunto ,da un confuso amalgama di posizioni ideologiche e politiche che nulla hanno a che vedere col marxismo rivoluzionario e col leninismo.
Il Gramsci di ieri è più attuale che mai “O di là o di qua; o con la socialdemocrazia o col comunismo”.

Partito Comunista dei Lavoratori - Sezione di Pavia “ Tiziano Bagarolo”

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