Teoria

Plusvalore assoluto e plusvalore relativo

Sviluppi e combinazioni dello sfruttamento della forza lavoro.

11 Gennaio 2017

L'elaborazione del plusvalore assoluto e del plusvalore relativo nello studio di Marx.

1. Plusvalore assoluto.

Consolidatasi negli Stati Uniti d’America la meccanizzazione della produzione capitalistica, dal 1921 al 1929 si verificò un incremento di produzione del 50%, quindi di 8 ore di lavoro +  4 ore in aggiunta: un rapporto di quota 1/3 rispetto alla produzione giornaliera per operaio: 4 ore/12 ore = 33 1/3%. Alla lunga, sarà proprio questa quota di produzione ad essere intaccata dalla crisi, a causa di una quota valore-merce che gli operai non potevano comprare, per nulla pagati per queste 4 ore aggiuntive, che costituiscono come vedremo pluslavoro o plusvalore aggiuntivo di $ 4,00. Marx in Teorie sul plusvalore III imputa al plusvalore definito in termini di merce fisica, materiale, come plusprodotto, la causa principale dell’ingorgo di mercato, del “glut”, della sovrapproduzione, che porterà durante la crisi del 1929 alla inoperosità dei macchinari, quindi alla dismissione di impianti, alla contrazione della quota capitale da investire, alla produzione su una scala più ridotta di quella precedente e disoccupazione pari a 1/3 della popolazione operaia negli U.S.A. L’incremento della produzione del 50% partiva dalla necessità dell’industriale, ad esempio del magnate Henry Ford, di tenere costantemente in moto i macchinari e questo poteva farlo prolungando l’orario di lavoro da 8 a 12 ore,  perché, aumentando la produzione, il valore dato dei macchinari si ricostituisce più rapidamente come fondo di accumulazione e il suo valore si distribuisce su un numero maggiore di merci prodotte e vendute, ad esempio un maggior numero di utilitarie Ford Model-T. Essendo il logorio una perdita periodica di valore del macchinario attiva anche durante il suo inutilizzo, risulta conveniente all’imprenditore impiegare il macchinario per più ore di lavoro così che questo valore si trasferisca a pieno, pur sempre periodicamente, sul prodotto. Ora, un prolungamento della giornata lavorativa oltre i suoi limiti medi, normali, cioè nel nostro caso negli anni 20 in U.S.A., oltre le 8 ore di produzione, Marx lo definì plusvalore assoluto.
Posto del 100% il saggio del plusvalore in 8 ore lavorative, cioè 4 ore di lavoro dell’operaio per riprodurre il suo salario v giornaliero di 4 dollari e 4 ore di pluslavoro, cioè di lavoro non pagato all’operaio, che produce gratuitamente 4 dollari di plusvalore pv per l’imprenditore, se il prodotto di 1 ora di lavoro si rappresenta nel valore di 1 dollaro, avremo:
saggio del plusvalore pv’ = $ 4,00pv / $ 4,00v = 100%.
4 ore di pluslavoro/4 ore di lavoro necessario = 100%.
Prolungando l’orario di lavoro per altre 4 ore, il saggio di plusvalore diviene del 200%.
8 ore di pluslavoro/4 ore di lavoro necessari = 200%. Cioè,
 pv’ = $ 8,00pv / $ 4,00v = 200%.
Era pratica diffusa, dal 1921 al 1929, ESTENDERE l’orario di lavoro senza incremento di retribuzione (STRETCH OUT). L’operaio lavorava 4 ore in più, cioè 8 ore per l’industriale e 4 ore per la riproduzione del proprio salario giornaliero di 4 dollari.

2. Plusvalore assoluto “differito, indiretto”.

Se oggi supponiamo l’allungamento degli anni di servizio, cioè l’allungamento, imposto dal capitale e dallo Stato, della durata della capacità lavorativa da 35 anni a 40 anni in media, cioè di 1/7, quindi del 14 e 2/7%, che si fonda sulla giustificazione, utile per gli scemi della piccola borghesia, che è aumentata la durata media di vita umana naturale, che quindi l’operaio possa vivere magari fino a 100 anni e oltre – questione che non c’entra con l’usura negli anni della capacità della forza lavoro perché essa si consuma ugualmente durante i 35 anni di lavoro, e si logora anche di più se in questi 35 anni di lavoro aumentano per l’operaio i ritmi e l’intensità di lavoro durante le stesse 8 ore di lavoro - è il pretesto, per via indiretta, per aumentare di 1/7 l’orario di lavoro giornaliero. Si assiste, pertanto, indirettamente, ad una legalizzazione dell’orario di lavoro da 8 ore a 9 ore e 1/7.
Ma a questo prolungamento legalizzato e indiretto dell’orario di lavoro in un arco compreso tra le 9 e 10 ore giornaliere corrisponderebbe un logorio della forza lavoro maggiore che si sostanzia in una durata della capacità lavorativa minore di 1/7, cioè da 35 anni a 30 anni, anziché da 35 a 40 anni e dunque il risarcimento per questo logorio dovrebbe essere quello di un aumento salariale o pensionistico di 1/3, cioè del 33 1/3%, corrispondente ad un prolungamento degli anni di lavoro 30 a 40 anni. Una copertura salariale o pensionistica che tenga conto di questo tipo di prolungamento dell’orario di lavoro, renderebbe chiara e immediata agli occhi degli operai una lotta per aumenti salariali o per il riconoscimento degli straordinari da pagare, dal momento che si supera l’orario di lavoro apparentemente legale di 8 ore. Si vuole, quindi nascondere il pluslavoro assoluto e renderlo puro e combinato al plusvalore relativo già esistente sulla base della caduta del valore dei mezzi di sussistenza grazie allo sviluppo della forza produttiva del lavoro, spalmando la durata media giornaliera di lavoro di 8 ore giornaliere su 40 anni anziché 35 senza corrispondente aumento salariale o copertura ed erogazione pensionistica connessi al logorio della forza lavoro di cui sopra.
A ciò corrisponde dunque il pluslavoro assoluto, cioè il prolungamento dell’orario di lavoro oltre la sua durata normale, cioè oltre le 8 ore, anche se queste 8 ore di lavoro contengono già pluslavoro: sono già divise in lavoro necessario e pluslavoro. Per esempio, al lavoro necessario per riprodurre il valore della forza lavoro in 8/11 d’ora, cioè in 43 minuti e 38” per un salario di € 50,00 al giorno, si contrappone un pluslavoro che si allunga dalle precedenti 7 ore e 3/11 durante le quali l’operaio, lavorando gratuitamente, produce un plusvalore di € 500,00 per il capitale aziendale e per lo Stato, a 8 ore 24’ 56” (e 1/10) con le quali ore gratuite di pluslavoro ne paga € 578,57 (e 1/7) al capitale e allo Stato. In tal modo aumenta il saggio del plusvalore:
dal 1.000% = €500,00pv/€50,00v
cioè 7 ore 16’22” di pluslavoro/43’38”di lavoro necessario = 1.000%
al 1.157 1/7% = € 578,57 (e 1/7)pv / € 50,00v. Dunque,
8 ore 24’56”(e 1/10) di pluslavoro / 43’38” di lavoro necessario= 1.157 1/7%.
Prolungare la durata della capacità lavorativa dell’operaio da 35 a 40 anni significa, dunque, logorare di 1/7 in più la sua forza lavoro, la qual cosa richiederebbe, come detto sopra, un risarcimento. Ma posto il salario giornaliero pari a € 50,00 e quello annuo (x 300 giorni) pari a € 15.000, l’operaio è come se venisse pagato con un interesse del 2 6/7% annuo che dà, alla fine dei 35 anni di lavoro, € 525.000, cioè
€ 15.000 : 2 6/7% = € 525.000,
dunque € 15.000 x 35 anni = € 525.000,
ossia € 15.000/€ 525.000 = 2 6/7%.
E trattandosi di pluslavoro assoluto, l’operaio pur lavorando 40 anni, continua ad essere pagato con il valore della sua forza lavoro equivalente a 35 anni, cioè con
€ 525.000 e quindi al 2 e 6/7% annuo d’interesse.      
D' altra parte, sulla base dell’aumento della durata media di vita naturale di un uomo, l’aumento dell’erogazione pensionistica che tenga conto del logorio della forza lavoro sopra specificato, dovrebbe coprire tutto l’arco compreso tra la fine della vita lavorativa di un uomo e la fine della sua vita naturale in media più lunga, questione improponibile nella fase del debito e del risparmio da parte dello Stato connessi alla sua pratica di far risparmiare, o anche guadagnare, esentandole dalle tasse, frazioni sempre più consistenti di plusvalore aziendale al fine di incrementare l’accumulazione di capitale e dunque il saggio di accumulazione.

3. Plusvalore relativo.

Il plusvalore assoluto rappresenta il prolungamento dell’orario di lavoro oltre i limiti della giornata lavorativa normale e quanto maggiore è questo prolungamento tanto maggiore è il saggio del plusvalore pv’. Se gli operai della Ford avessero lavorato 16 ore anziché 12, il saggio del plusvalore assoluto sarebbe stato non del 200%, bensì del 300% perché a fronte del lavoro necessario all’operaio per riprodurre la sua forza lavoro in 4 ore per pagarsi, con il suo stesso prodotto, 4 dollari di salario v necessario ad acquistare i suoi mezzi di sussistenza giornalieri, c’è un pluslavoro di 12 ore anziché di 8 ore e quindi, se il prodotto di 1 ora di lavoro si rappresenta in 1 dollaro, il plusvalore sarebbe stato pari a 12 dollari:
pv’ = $ 12,00pv/$ 4,00v = 300%, cioè
12 ore di pluslavoro / 4 ore di lavoro necessario 300%.
Lo sviluppo o l’aumento del plusvalore relativo rappresenta invece l’allungamento del pluslavoro e l’accorciamento del tempo di lavoro necessario all’operaio per produrre i mezzi di sussistenza necessari a sé stesso e alla sua famiglia, o nel caso in cui l’operaio non lavora direttamente nel settore di produzione dei mezzi di sussistenza (ad esempio non lavora nel settore agricolo, nei pastifici, nelle aziende casearie, ecc.) per riprodurre il salario necessario ad acquistare quella la somma dei mezzi di sussistenza giornalieri, mensili, annuali, prodotti in un settore diverso dal suo, ma che gli sono necessari per vivere, dunque cibarsi, vestirsi, abitare sotto pigione, cioè in affitto. Questo salario dipende dal valore dei mezzi di sussistenza. Se per effetto dell’aumento della produttività del lavoro, quindi della tecnica di produzione, nel settore di produzione dei mezzi di sussistenza il valore complessivo di essi cala di ¼, cioè del 25%, il salario di un operaio Ford che abbiamo visto sopra calerebbe da 4 dollari a 3 dollari, perché tale è adesso il valore dei mezzi di sussistenza giornalieri: ora sono sufficienti all’operaio 3 ore di lavoro per pagarsi i mezzi di sussistenza con 3 dollari di salario. 1 ora eccedente diverrebbe pluslavoro gratuito dell’operaio per l’imprenditore. Complessivamente il pluslavoro ammonterebbe a 5 ore all’interno delle stesse 8 ore, quindi il plusvalore equivarrebbe a 5 dollari a fronte di un salario di 3 dollari riprodotto dall’operaio in 3 ore anziché 4. Il saggio del pluslavore, o grado di sfruttamento relativo aumenterebbe dal 100% al 166 e 2/3%.
pv’ = $ 4,00pv / $ 4,00v = 100%
4 ore pluslavoro / 4 ore lavoro necessario

pv’ = $ 5,00pv / $ 3,00v = 166 2/3%
5 ore pluslavoro / 3 ore lavoro necessario.

Volgendo lo sguardo all’attualità, se all’operaio sono sufficienti 40 euro giornalieri per fare la spesa, anziché 50 euro, per effetto dell’aumento della produttività del lavoro che riduce il valore dei mezzi di sussistenza del 20%, l’operaio riprodurrà il valore della sua forza lavoro in 1/5 in meno del tempo necessario sociale medio precedente. La società quindi ora produce i mezzi di sussistenza in un tempo sociale medio inferiore del 20%.
Se il prodotto di 1 ora di lavoro si esprime con il valore di € 68,75 e quello di 8 ore di lavoro si rappresenta nel valore di € 550,00 , 40 euro
(€ 40,00 : 68,75) saranno l’espressione in valore di 34 minuti 54” e 6/11 di lavoro necessario alla riproduzione e conservazione della forza lavoro individuale dell’operaio, mentre le restanti 7 ore 25 minuti 5” e 5/11 rappresenteranno pluslavoro che l’operaio offre gratuitamente all’imprenditore fruttandogli un plusvalore o profitto lordo di € 510,00 anziché € 500,00. € 10,00 diventeranno plusvalore che si cristallizza nel prodotto di 8 minuti e 8/11, cioè di 8 minuti 43” e 7/11. Dunque eccedenza di tempo di lavoro e di valore monetario che voleranno dalle tasche dell’operaio al conto in attivo dell’azienda capitalistica, compresa la parte riguardante interessi bancari o dividendi azionari (profitto lordo da cui l’imprenditore non ha ancora detratto il proprio guadagno netto da interessi, rendita e dividendi).
Il saggio del plusvalore pv’ allora sarà
pv’ = € 510,00pv/€ 40,00v = 1.275%
cioè 7 ore 25’5” e 5/11 di pluslavoro/34’54” e 6/11 di lavoro necessario. Il salario mensile è dunque calato da € 1.500 mensili a € 1.200 al mese. Cioè da € 50,00 a
€ 40 al giorno.
Il precedente saggio del plusvalore del 1.000% si ripartiva così:
7 ore 16 min. 21” e 9/11 di pluslavoro contro 43 minuti 38” e 2/11 di lavoro necessari all’operaio per riprodurre il suo salario giornaliero di € 50,00 con i quali comprava i suoi mezzi di sussistenza giornalieri che gli costavano in precedenza € 50,00. Pertanto, prima avevamo pv’ = € 500,00pv/€ 50,00v = 1.000%.

Si è parlato poco più sopra di riproduzione della forza lavoro INDIVIDUALE dell’operaio come riproduzione e conservazione della sua capacità lavorativa nel senso che il salario è solo bastevole a rigenerare e conservare la sua energia lavorativa (con cibo, vestiario, abitazione in affitto) a livello esclusivamente individuale, ma il salario di € 1.500 o di € 1.200 mensili non gli è sufficiente per procreare e mantenere i figli (riproduzione della forza lavoro nel senso marxiano generale). Un altro salario mensile di
€ 1.200, € 1000 o meno è solo o appena sufficiente a riprodurre e conservare l’energia vitale e lavorativa della moglie o della sua compagna, senza figli. Gli operai sanno tutti che per mantenere i figli sarebbero necessari € 5.000 mensili. Dunque la forza lavoro o capacità lavorativa è venduta dall’operaio all’azienda ed è pagata dai capitalisti al di sotto del suo valore e non è sufficiente a riprodurre o procreare altri salariati o altri figli di salariati aspiranti promotori finanziari, manager, ingegneri o imprenditori.

Francesco Lupinacci

CONDIVIDI

FONTE

  • Karl Marx, "Teorie sul plusvalore, III", K. Marx, "Il capitale" Libro I
  • email: frankx@email.it