Interventi

Violenza sulle donne: quale giustizia?

23 Dicembre 2016

Il caso di una violenza maschile in Calabria ci permette di ragionare su quale tipo di "giustizia" agli sfruttati e agli oppressi, donne proletarie in primis, offra la società borghese.

Chiamare la giustizia con un tale nome è uno scherzo di cattivo gusto.
Lo si è visto nei molteplici casi in cui la classe lavoratrice è vittima di repressione, così come in quelle circostanze dove il diritto e il pensiero borghese svelano la loro naturale propensione misogina nell'esercizio di una violenza di genere.
Sarebbe più consono chiamarla giustizia a servizio della dominazione patriarcale, giustizia borghese, giustizia per i pochi.
Le vittime di violenza sono tante, e tante sono le circostanze nelle quali una donna, nel caso sporga denuncia, non viene ascoltata.
In realtà non voglio fare del qualunquismo o un discorso moralista, perché sradicare l'ideologia del patriarcato non rientra in inutili speculazioni moraleggianti, ma vorrei parlarvi dell'attuale situazione che una persona a me cara è costretta a subire.
Il luogo da cui questa storia proviene è Scalea, un paese di dimensioni modeste situato sulla costa tirrenica del nord della Calabria.
Da cinque anni questa donna subisce l'ingerenza di un uomo (suo marito) che, oltre ai numerosi episodi di violenza domestica esercitata su di lei da quest'ultimo e al suo successivo allontanamento, continua ad intimidirla. Egli si è spesso presentato con propositi violenti alla porta del suo ufficio di lavoro e l'espressione di minacce sui social, mostrando visibili tendenze omicide nei suoi confronti al punto di dichiararlo apertamente al fine di vendicarsi contro le innumerevoli denunce della donna, è fenomeno assai frequente. Durante una giornata qualunque l'uomo ha demolito la porta della sua abitazione, costringendo da allora la donna a vivere esiliata e sotto il peso di una grande esclusione sociale. In seguito all'intervento delle forze dell'ordine, che hanno trattenuto il soggetto per circa due ore in caserma, è stato comunicato a questa donna che non era possibile trattenerlo ulteriormente e che in realtà l'accesso all'abitazione gli dovrebbe essere concesso, poiché egli vi risulta ancora oggi residente.
Com'è possibile reagire con una tale noncuranza? Com'è possibile lasciar passare questo richiamo di violenza con una tale impensabile indifferenza?
Qual è la soluzione da adottare affinché questo caso di non-giustizia, uno tra i tanti, possa essere ascoltato?
La giustizia è una giustizia borghese, si sa, ma il diritto all'autodeterminazione e alla libertà della donna è un diritto fondamentale che va difeso a tutti i costi, a pugno chiuso, così come lo è reclamare il termine definitivo dell'ideologia patriarcale.
Contro ogni forma di dominazione, la lotta delle donne è lotta di classe.

Ilaria Fortunato

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