Dalle sezioni del PCL

La partecipazione del PCL al presidio contro la Prima della Scala a Milano

L'intervento svolto dal palco del compagno Santino Tripodi, delegato della CUB e militante della sezione milanese del PCL

10 Dicembre 2016

La situazione di sfruttamento nel settore della logistica conosce livelli tali che, raccontandoli a chi non li vive quotidianamente, si corre il rischio di essere preso per un catastrofista.
La realtà, purtroppo, ha però ormai superato l’immaginazione: i ritmi di lavoro, al di là della comprensione comune. Non ci si ferma quasi mai, tutto il tempo a correre, sistemare e sollevare merce in magazzini freddi d’inverno e bollenti d’estate.
A volte mi fermo ad ascoltare certi politici in tv che si riempiono la bocca, presentandosi come difensori dei lavoratori: sono così fuori dalla realtà che non sanno nulla della pesantezza di questo tipo di lavoro, che a poco a poco ti logora il fisico e che ti lascia con una costante sensazione di incertezza e di instabilità a causa dei continui cambi di cooperative che vincono appalti al ribasso e che, per cercare di rientrare nei costi o truccano le buste paga, pagandoti meno di quanto ti spetta, oppure cercano di aumentare ulteriormente i ritmi di lavoro, trasformandoli in un martellamento continuo.
Ricordiamoci che nella logistica, salvo dove le lotte sono state particolarmente incisive, non esiste a livello di contratto nazionale una clausola sociale che imponga all’azienda subentrante di riassumere tutti i lavoratori presenti neì magazzini alle stesse condizioni economiche e normative. A causa di ciò, nel nostro settore, la maggior parte dei lavoratori oggi hanno il contratto a tutele crescenti.
Queste cooperative non sono altro che associazioni di caporalato che, con il beneplacito dei sindacati confederali, dopo un anno o poco più abbandonano sempre l’appalto passando la mano ad un’altra cooperativa che scientificamente va a peggiorare la situazione salariale con la stessa scusa “non ci stanno dentro coi costi” e con la scusa della crisi ti dicono o cosi o vai fuori dai coglioni (tanto ci sono altri da sfruttare).
Compagni, purtroppo oggi non lottiamo per migliorare ma per mantenere lo sfruttamento attuale: è un paradosso ma è cosi.
Dobbiamo prendere coscienza che bisogna fare un salto qualitativo e quantitativo, bisogna prendere coscienza della nostra condizione di classe e dobbiamo estendere il conflitto ovunque.
Solo così potremo tornare a lottare per migliorare le nostre condizioni di vita.

Partito Comunista dei Lavoratori - sezione di Milano

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