Interventi

Costruire la sinistra di classe per sconfiggere la destra!

dal Comitato Centrale di Solidarity (USA)

10 Novembre 2016
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Come milioni di persone qui e in tutto il mondo, ci svegliamo anche noi, stamattina, sorpresi e preoccupati della vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali. Molti vedevano come più plausibile la vittoria di Hillary Clinton del Partito Democratico; davvero pochi immaginavano che la maggioranza dei voti avrebbe favorito il candidato repubblicano.
Ma la vittoria di Trump è parte dell’ascesa della destra populista sul quadro globale, e si pone sul solco dell’altrettanto inaspettato voto alla Brexit nel Regno Unito. E come la Brexit, infatti, viene celebrata da tutti i leader della destra nazionalista in Europa, Marine Le Pen in testa.
Certamente il risultato di queste primarie è l’espressione di una maggioranza di elettori bianchi. Ma non è soltanto questo: abbiamo potuto notare come gli stati della Rust belt (la "cintura della ruggine"), che ostacolarono in netta maggioranza l’ascesa di Clinton, fossero quelle aree dalle quali Obama ebbe, tra gli elettori bianchi, i risultati significativamente più alti (nel 2008 e nel 2012) che invece la Clinton nel 2016, dissipando così la convinzione che quei voti fossero e siano semplicemente il frutto del razzismo degli elettori bianchi.

Il punto imprescindibile è che le politiche neoliberali della classe dominante devastano le vite e le comunità dei lavoratori nel Paese - e in tutto il mondo - da decenni. Giustamente, allora, Hillary Clinton viene oggi giudicata dai più come la personificazione di queste politiche di massacro. Per molti cittadini bianchi, questo malcontento sfocia nell’odio razzista e xenofobo. Ma le ragioni della vittoria di Trump sono anche altre, e per rispondere alla pressione razzista, la sinistra deve sapere indirizzare il malcontento popolare nel versante giusto.
Così come l’establishment repubblicano ha tragicamente perso il controllo del suo partito a vantaggio del populismo reazionario di Trump, i Democratiti hanno tragicamente ripiegato per il fronte moderato e centrista.
La convention nazionale del Partito Democratico (DNC) ha usato ogni strumento a sua disposizione per esser certa che a Bernie Sanders - un candidato 'populista' che secondo tutti sondaggi avrebbe sconfitto Trump meglio ancora che la Clinton, e che è stato il catalizzatore di molte delle stesse insicurezze di cui si è nutrito Trump – fosse impossibile vincere.
E così, avendo (in modo tutt’altro che democratico) spianato la strada ad un candidato che non piace a nessuno, il Partito Democratico ha impostato la sua campagna elettorale a favore della propria ala destra (quella della Clinton), prendendo per certi i voti degli elettori neri, della sinistra, e al tempo stesso cercando di guadagnare anche voti dai conservatori.

Intanto i Verdi (il Green Party), la più visibile alternativa a sinistra dei democratici, pare che abbia ottenuto meno dell’1%. Un esito abbastanza deludente per coloro i quali cercano di costituire quel partito come un partito di sinistra, specie considerando le dichiarazioni di avere un obiettivo minimo del 5% dei voti (comunque un traguardo totalmente insigificante se paragonato ai numeri dei Democratici e degli indipendenti che si sono astenuti, o di chi ha cambiato bandiera e votato Trump).

In breve: c’è un enorme vuoto nella sinistra della politica statunitense.
Nessuna analisi seria potrebbe concludere che l’ala 'presidenziale' del Partito Democratico rappresenti qualcosa di più rispetto al cosiddetto “meno peggio”, al “liberismo dal volto umano”.
Sono esattamente le politiche di questo partito che hanno generato la rabbia nella massa popolare alla quale si assiste su tutto il panorama politico. Continuare con la stessa ricetta ed ancorare a questo infimo livello ogni aspettativa di miglioramento non è certamente la soluzione. Ed è stata l’assenza di ogni alternativa di sinistra che ha fatto sì che a questo malcontento popolare desse voce la destra, almeno in termini elettorali.

Bisogna, da oggi, opporsi con ogni forza al programma di nazionalismo e suprematismo bianco promosso dall’estrema destra di Donald Trump. Dalla forza di questa opposizione dipende l’avvenire.
Ed ogni possibilità di vincere sulla destra dipende dalla costruzione della sinistra.
È una lotta che non potrà mai essere vinta se ci rassegniamo al ruolo di fanalino di coda dei candidati scelti dalla classe dominante e dei loro programmi liberisti; per quanto la paura del “peggio” abbia sospinto molti a sperare nella vittoria della Clinton (o chi per lei, nel 2020), questa retorica aveva comunque la funzione di posticipare l’avvento del peggio che comunque sarebbe arrivato, mentre la destra continuava a crescere più forte di prima.
È una retorica che non ci permetterà, né ora né mai, di prenderci il potere necessario per vincere e costruire un mondo migliore.

Per fare ciò, dobbiamo organizzarci.
Dobbiamo costruire veramente un potere politico indipendente dalla borghesia e i loro servi, che dia alla sinistra i mezzi per intervenire in modo significativo nelle politiche elettorali, partendo da un livello locale; il “Richmond Progressive Alliance”- il quale ieri ha vinto tre elezioni locali guadagnando così una “supermaggioranza” nel governo della città di Richmond, in California - è un esempio di come può costruirsi questo potere elettorale di base (un modo per essere coinvolti in questo processo è partecipare alla conferenza a Chicago di “Left Elect” dal 3 al 5 marzo del 2017).
La sconfitta, da parte di una coalizione guidata da un sindacato di insegnanti, di un’iniziativa di ballottaggio finanziato massicciamente che cercava di espandere le charter schools (scuole pubbliche un po’ più autonome, e che possono ricevere finanziamenti privati) nel Massachussets è un altro incoraggiante esempio delle mura che noi possiamo erigere contro il programma di privatizzazione neoliberista.
Bisogna supportare e costruire il movimento Black Lives Matter (1), sostenere coloro che stanno lottando in solidarietà con lo Standing Rock Sioux contro il Dakota Acces Pipeline (2), organizzazioni per i diritti degli immigrati, e tutte quelle organizzazioni che possono dare potere alle persone più indifese di fronte alle politiche di Trump e alla barbarie dei suoi sostenitori di estrema destra.
È vitale costruire una rinnovata organizzazione della classe operaia, così come lottare per un sindacalismo combattivo, senza escludere nuove e innovative forme di organizzazione che possano unire i lavoratori nella solidarietà di classe, e squarciare il velo delle illusioni con cui la destra razzista soffoca il proletariato!

In sintesi: dobbiamo costruire il partito della rivoluzione. L’alternativa possibile al terrificante schieramento di forze reazionarie che oggi affrontiamo su scala internazionale non può essere altra dal rovesciamento del capitalismo e del razzismo e del maschilismo patriarcale che inasprisce la sua offensiva.
Non conquisteremo un mondo socialista senza un’organizzazione socialista.
Noi esortiamo strenuamente tutti gli sfruttati a combattere per un mondo giusto allo scopo di raccogliere militanti per costruire l’organizzazione rivoluzionaria, al nostro fianco o a fianco di altri. Siamo tutti preoccupati di quello che ci aspetta. Ci si impone la necessità di analizzare i fatti insieme ai nostri amici, famiglie e compagni, e difendere i nostri diritti sociali e civili.
Ma non possiamo permetterci di aspettare fino a domani per ricostruire una forte sinistra anticapitalista capace di lottare e vincere.
Pertanto concordiamo con le parole che escono da tante bocche, oggi: non lamentarsi, ma organizzarsi!



(1)Movimento contro l’assassinio di afroamericani da parte della polizia statunitense

(2)Movimento di nativi americani formatosi in seguito alla costruzione in riserva indiana di un oleodotto che viola un cimitero sacro e minaccia l’ecosistema locale e le falde acquifere.

Solidarity

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