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SULLA CAMPAGNA ANTI-RUMENI
2 Novembre 2007
L’assassinio di una donna ad opera di un rumeno è assunto cinicamente, in questi giorni, come manifesto propagandistico del cosiddetto “pacchetto sicurezza” e di una volgare campagna xenofoba.
Centrosinistra e Centrodestra giocano al reciproco scavalco nella promozione e nell’inseguimento della pulsione d’ordine. Larga parte del giornalismo italiano, in particolare televisivo, si fa megafono di un’autentica isteria reazionaria.
Le sinistre di governo, già ampiamente compromesse nella gestione delle politiche dominanti, capitolano all’isteria (pur con mugugni e contorsioni): passando in ventiquattr’ore dall’ “astensione fiduciosa” sul pacchetto sicurezza al voto favorevole al decreto d’emergenza antirumeni.
Sull’intera questione, certo delicata, è importante mantenere e articolare una posizione controcorrente.
1) La campagna Veltroni – Prodi – Fini è segnata da una volgare ipocrisia razzista. Tragici assassinii di donne sono parte della cronaca ordinaria: sia per mano della comune criminalità, sia per effetto particolare di violenza maschile e pratiche di oppressione contro le donne (ben presenti in tante onorate famiglie italiane). Ma i delitti che vanno in prima pagina sono quelli compiuti da migranti ai danni di cittadini/e italiani/e. Perché solo quelli sono funzionali alla campagna xenofoba. Il caso di Roma è esemplare. Quando la prima notizia di agenzia sul delitto, martedì sera, parlava dell’uccisione di “una nomade da parte di un nomade”, i giornali riportavano un invisibile trafiletto nell’ordinaria cronaca nera. Come dire: “si ammazzano tra loro, non ci interessa”. Ma quando mercoledì è emersa la nazionalità italiana della vittima (per di più moglie di un ufficiale) e la nazionalità rumena dell’assassino, allora gli stessi giornali e i telegiornali si sono prodigati nella rappresentazione epocale dello “straordinario orrore” e dell’ “antropologia criminale dei rumeni” (come ieri degli albanesi). Aggiungendo oltretutto gratuite falsità, come quella dello “stupro” della vittima, al solo fine dell’eccitazione degli animi e della fomentazione dell’odio (viceversa i frequenti casi di violenza sessuale contro badanti rumene nelle case di rispettabili italiani non fanno testo per la grande stampa). E’ la riprova della volgarità dell’informazione dominante, e purtroppo anche della sua capacità di contagio.
2) Il decreto d’emergenza antirumeni, dentro il più generale pacchetto sicurezza, è una mostruosità giuridica e demagogica. Dal punto di vista giuridico, significa promuovere l’espulsione-deportazione di migliaia di persone, senza processo e senza neppure l’attribuzione di responsabilità individuali: il “reato” di indigenza e pericolosità sociale è indirizzato di fatto contro un’intera comunità e in ogni caso è strumento di arbitrio di prefetti e sindaci. Il clima che si respira non lascia dubbi peraltro sulla ricaduta pratica del decreto: sgombero generalizzato di campi nomadi, distruzione di baracche, sequestro di averi da parte di polizia e carabinieri… Pratiche già abbondantemente usate (da Roma a Pavia) ed oggi dispiegate e pianificate sull’intero territorio nazionale. Tutto questo, come insegna l’esperienza, non produrrà affatto “meno criminalità”: al contrario allargherà clandestinità, miseria sociale, disperazione, e quindi manovalanza criminale e delinquenza. L’unico effetto “utile” e scopo vero di questa campagna è quello di dirottare contro fasce marginali e invise della popolazione il malumore e l’odio di settori popolari colpiti dalle politiche dominanti (su salario, casa, pensioni…) al fine di salvaguardare e perpetrare quelle politiche. In questo senso la campagna antirumeni e antirom è parte indiretta dell’attacco più generale alle classi lavoratrici italiane.
3) Il fatto che questa campagna si sviluppi nel momento stesso in cui sulle spiagge italiane si ammassano cadaveri di migranti, assassinati di fatto dalle leggi securitarie, accresce il carattere odioso della nuova decretazione d’emergenza. Palestinesi, curdi, iracheni… che fuggono dalle guerre che l’Occidente o il sionismo scatenano sulle loro terre, sono respinti dalle politiche militari di difesa dei “sacri confini” italiani ed europei: per questo la loro ricerca di una vita migliore – che è diritto universale – si trasforma sempre più spesso in un viaggio di morte per uomini, donne, bambini. Senza che per questo nessun Consiglio dei Ministri si sia mai riunito d’urgenza, ed anzi sullo sfondo di una propaganda dominante che ogni giorno evoca lo spettro dell’invasione dei barbari e più decise misure antimmigrati. La campagna antirumeni mira a rafforzare ed allargare, per effetto condizionato, la reazione emotiva di “autodifesa” dall’immigrazione.
Nel documento congressuale sulla situazione politica italiana, argomentiamo diffusamente senso e ragioni del nostro intervento controcorrente sul tema complessivo dell’immigrazione: affrontando questa complessa questione non dal solo versante democratico, ma da quello, strategicamente decisivo, della ricomposizione di un blocco sociale alternativo, comprensivo dei migranti e delle loro rivendicazioni, nella prospettiva dell’alternativa socialista.
Nell’immediato, e nel quadro di quella impostazione, ci pare importante articolare la nostra proposta d’intervento attorno agli assi seguenti:
a) Denunciare il carattere xenofobo dell’attuale campagna antirumeni e il suo indiretto risvolto antioperaio: “Il reato di pericolosità sociale è un pessimo precedente per i diritti di tutti…Più i lavoratori stranieri sono umiliati e ricattabili, più saranno usati contro i diritti e le rivendicazioni dei lavoratori italiani…Vogliono indirizzare contro i rumeni la rabbia dei lavoratori italiani per impedire che essa si rivolga contro le politiche sociali dominanti su salario, casa, pensioni…”
b) Rovesciare di segno la denuncia della “criminalità” e la questione “sicurezza”: “La prima fonte di insicurezza sociale non sta nella criminalità di rumeni o nei furtarelli dei rom; ma nella grande rapina sui salari, sulle pensioni, sulle abitazioni da parte delle imprese e delle banche, attraverso l’usura dei mutui e mille speculazioni e vessazioni…Eppure la criminalità delle banche non solo è legale, ma è l’architrave di questo ordine di società. Oltre che la base d’appoggio del Partito Democratico e del veltronismo…Nazionalizzare le banche è una misura essenziale di pulizia morale, il primo atto di liberazione dall’insicurezza sociale per milioni di famiglie, e oltretutto un colpo ai traffici della stessa criminalità organizzata: inclusa quella che usa manovalanza rumena”
c) Lottare contro la marginalità sociale delle comunità rom e rumene, rivendicando non solo misure di inclusione sociale e di assistenza, ma l’abolizione di norme e di leggi che riproducono emarginazione e delinquenza: “Cancellare le leggi di precarizzazione del lavoro, introdurre il reato penale per lo sfruttamento del lavoro nero, è l’unico modo per liberare dalla miseria e dal ricatto milioni di lavoratori, italiani e stranieri… Quando un edile rumeno in nero cade da un’impalcatura e muore, nessuno grida allo scandalo…”
d) Difendere le comunità immigrate di rumeni e rom da retate, sequestri, deportazioni, aggressioni: “I crimini vanno colpiti, indipendentemente dalla nazionalità dei criminali, sulla base di accertate responsabilità individuali. Proprio per questo la criminalizzazione e deportazione di intere comunità di immigrati è inaccettabile. A maggior ragione va respinto il clima da pogrom in cui trovano spazio lo squadrismo fascista di Forza Nuova e le ronde della Lega. Che oggi si sviluppano contro i rumeni, domani chissà…La difesa delle comunità immigrate dai pogrom è parte di una più generale battaglia democratica e antifascista, come in altri paesi europei, a partire dalla Germania…”
e) Integrare i lavoratori rumeni nel movimento operaio italiano: “La restaurazione del mercato capitalistico in Romania, innestandosi su un corpo sociale già prostrato e desertificato dal dispotismo burocratico di Ceausescu, ha prodotto una decomposizione distruttiva della società rumena. Disoccupazione, vagabondaggio, criminalità hanno conosciuto uno sviluppo enorme. La percentuale record di bambini abbandonati a decine di migliaia negli orfanotrofi, parla da sola. Oggi 11 milioni di rumeni vivono con buste paga che oscillano tra i 200 e i 600 euro, a fronte di prezzi europei per i cibi e del prezzo di un euro per litro di benzina. In questo quadro 22 mila imprese italiane in Romania – prima potenza economica nel paese – sfruttano oltre un milione di rumeni con salari da fame: lo stipendio di un muratore in Romania è un quinto del misero stipendio di un minatore rumeno in Italia. Proprio la miseria di larga parte della società rumena è la prima fonte dell’emigrazione di massa in Italia. Gli edili e i manovali rumeni lavorano o cercano lavoro in Italia per mandare le rimesse in Romania a sostegno delle proprie famiglie. Sostenere le lotte dei lavoratori rumeni in Romania contro i capitalisti italiani; integrare i lavoratori rumeni in Italia nelle organizzazioni sindacali del movimento operaio, sulla base di comuni rivendicazioni tra lavoratori italiani e immigrati (su salario, lavoro, casa, diritti) è l’unico modo reale per ricostruire solidarietà, combattere la xenofobia, contrastare la presa della criminalità, sia rumena che italiana, all’interno delle comunità rumene”.








