Interventi

Chi comanda davvero nel M5S?

Considerazioni varie sul M5S, basate sull' ultimo libro di P. Becchi.

21 Agosto 2016

Reazionari e populisti
Paolo Becchi – professore di Filosofia pratica e Bioetica all' università di Genova e autore di vari saggi di attualità politica – nel 2013 aveva scelto di aderire al M5S, come semplice iscritto e senza mai ricoprire alcun incarico ufficiale, nonostante le sue numerose apparizioni in tv a favore del M5S. Alla fine del 2015 decide, però, di uscire dal M5S, e nel suo recente libro “Cinquestelle e Associati. Il MoVimento dopo Grillo” (Kaos edizioni, Aprile 2016) spiega le sue motivazioni. Di seguito ne cito solo alcune, quelle cioè che ho ritenuto più significative.
In sostanza, per Becchi: “Il Movimento inventato da Grillo ormai non c' è più, molti attivisti sono stati espulsi, meet up storici liquidati, altri hanno assistito increduli alla metamorfosi del M5S. Una metamorfosi che ha trasformato il Movimento in un partito settario, deformandolo in una piccola nomenklatura di potere legata alla ditta Casaleggio Associati srl... L' originario Movimento di Grillo è diventato oggi il partito di Gianroberto Casaleggio” (pag. 7).
Se rapidamente il prof. Becchi era rimasto affascinato dallo “Tsunami Tour” di Grillo nella primavera del 2013, con le sue belle promesse di democrazia diretta dei cittadini, lotta alla casta e alla partitocrazia, lotta alla corruzione, informazione libera e gratuita per tutti, lotta alle grandi opere inutili come la TAV, difesa del trasporto pubblico, class action contro le multinazionali, abolizione della legge Gelmini, ecc...
Con altrettanta rapidità è avvenuto il brusco risveglio alla realtà, a partire dalle elezioni Europee 2014, durante le quali il M5S ottenne solo il 21% dei voti contro un PD che superò il 40% dei voti. A suo dire (pag. 48) “Dopo le elezioni Europee 2014 il Movimento comincia a cambiare pelle […] E da lì comincia una metamorfosi partitica, lenta ma costante, che diventa sempre più manifesta.”
Ancora: “Prima alcune trattative col PD sulla legge elettorale, poi ai primi di novembre 2014 un vero e proprio accordo di spartizione di poltrone (Silvana Sciarra voluta dal PD alla Corte costituzionale, in cambio di Alessio Zaccaria voluto dal M5S al Consiglio superiore della magistratura), evidenziano l' inizio della deriva partitica del M5S. Una deriva propiziata e manovrata, da dietro le quinte, dall' Ayatollah” [G.Casaleggio].
Con la nascita del Direttorio (29 Novembre 2014), poi, iniziarono le epurazioni all' interno del Movimento. Epurazioni molto arbitrarie e senza giustificati motivi. Scrive, infatti, Becchi (pag 49): “Nel M5S gli espulsi, quando si tratta di cittadini eletti nelle amministrazioni locali, vengono accusati di aver violato regole fondamentali del Movimento, però non si specifica mai di quali regole si tratti. Lo stesso accade anche per le numerose espulsioni decise a livello locale per eliminare attivisti non allineati al vertice del partito. Gli attivisti ricevono una mail firmata “Lo staff di Beppe Grillo” ma in realtà è lo staff di G.Casaleggio, che accusa il reprobo di aver violato imprecisate regole (senza mai indicare prove o anche solo il momento e il luogo in cui la violazione sarebbe avvenuta) e lo si invita a presentare burocratiche giustificazioni che verranno del tutto ignorate. Dopodiché l' infedele riceve una seconda mail che laconicamente conferma la decisione di espulsione [...]“.
Nell' estate del 2015 -dopo le elezioni Regionali di maggio, che hanno visto una sostanziale tenuta del M5S- Beppe Grillo annunciò di essere stanco e di voler fare un “passo di lato”, per tornare alla sua attività di comico e ai suoi spettacoli. (Pag.59) La leva di comando del M5S, nel frattempo, è ormai sempre più nelle mani di Gianroberto Casaleggio (e in quelle del figlio Davide), sebbene per raggiungere lo scopo abbia dovuto epurare un numero ragguardevole di parlamentari (18 senatori e 18 deputati hanno abbandonato il gruppo o sono stati costretti a farlo).

E imposto cambiamenti radicali al gruppo dei responsabili della Comunicazione a Montecitorio, mediante la nomina di persone direttamente scelte da lui. Non a caso, come riporta Becchi (pag. 60-61) il gruppo della comunicazione è uno dei due bracci operativi di Casaleggio, col compito di controllo sui deputati e senatori pentastellati. Ma non solo. E' il gruppo della comunicazione che decide, per esempio, chi può partecipare alle trasmissioni televisive o rilasciare interviste ai giornali, una volta vietatissime adesso molto ambite senza riserve.
L' altro braccio operativo di Casaleggio è, appunto, il Direttorio, formato dai 5 fedelissimi di Casaleggio (A.Di Battista, L.Di Maio, R.Fico, C.Ruocco, C.Sibilia), non votati in Rete ma scelti direttamente da Casaleggio. La Rete si è limitata a ratificare la decisione presa. Da non credere: un “Movimento che nel suo Non-Statuto [art.4] nega espressamente la necessità di una qualsiasi struttura rappresentativa […] all' improvviso invece se la inventa.”
Ad affiancare il Direttorio c' è, inoltre, la piattaforma operativa del M5S denominata “Rousseau” e gestita da 12 membri non eletti dalla Rete, ma anch' essi nominati solo da Casaleggio. E a questa piattaforma si accede unicamente attraverso un codice chiuso la cui password è nelle mani del solo Casaleggio (pag. 63). Megafono del Movimento è, poi, il blog di Grillo, gestito in realtà dalla Casaleggio Associati srl.
I meet up (gruppi di lavoro sul territorio) in origine il motore del movimento, col tempo sono stati relegati al semplice ruolo di supporto dell' attività politica dei portavoce a livello comunale, regionale e nazionale. Con i portavoce divenuti (pag.66) “sempre meno megafoni delle istanze dei cittadini iscritti al Movimento, e sempre più parlamentari nel senso tradizionale, soggetti politici chiamati a rispondere del loro operato non ai cittadini che li hanno votati, ma al vertice del nuovo partito M5S.[...] Da forza antagonistica nata nella Rete per cambiare un sistema marcio dalle fondamenta, il M5S si va trasformando in forza integrata nel sistema”.
Altro aspetto contestabile è la questione della rendicontazione, usata spesso per legittimare automatiche espulsioni. Tale rendicontazione, di fatto, è gestita con piena discrezionalità dallo staff della Casaleggio Associati, attraverso il sito Tirendiconto.it.
Per Becchi, nel complesso, il M5S ha ormai esaurito la sua carica antisistema, e oggi l' obiettivo dei vertici del Movimento è il governo a tutti i costi, pronti a qualsiasi compromesso per arrivarci, compresa la difesa delle istituzioni europee, l' accettazione del Patto atlantico e la sudditanza agli Stati Uniti (pag.74-75). “E non è un caso che il presidente della Casaleggio Associati srl guardi con particolare attenzione agli interessi dei poteri forti, come del resto risulta evidente dalla sua partecipazione, anche in qualità di relatore, ai meeting annuali della fondazione Ambrosetti a Cernobbio (pag. 77).
Questa involuzione verticistica del Movimento, il suo snaturamento politico, e la progressiva “neutralizzazione” della partecipazione diretta dei cittadini e del ruolo centrale della Rete, sono ben dimostrate dal metodo usato dal M5S per scegliere i propri candidati alle elezioni del 2014-2015. Se nel 2013 -in occasione delle cd “Quirinarie”- erano previsti due turni di votazione sulla Rete, e il controllo informatico sulla regolarità del voto era affidato a una società esterna (l' ente di certificazione Dnv); due anni dopo il metodo è cambiato radicalmente: non più doppio turno ma un solo turno di votazione, nessuna certificazione del voto fatta da enti esterni alla Casaleggio, lista “bloccata” di candidati confezionata dai soli parlamentari del M5S, e tempi dimezzati per votare (pag. 87-88).
Così sono state scelte anche le candidature per le ultime comunali: quelle, ad es. di V. Raggi per Roma, di C. Appendino per Torino, di M. Bugani per Bologna; tutti scelti direttamente dallo staff di Casaleggio e fatti accettare ai meet up territoriali.
Così è stata scelta anche la candidatura di A. Salvatore per le ultime Regionali in Liguria. Una giovane donna, telegenica, devota e ubbidiente al capo, che nel 2014 si era già candidata senza successo alle Europee. Adesso, dopo il suo ingresso in Regione, fa parlare di se per aver deciso di tenersi 1500 euro in più al mese, ai fini pensionistici (pag.94-95). Come a dire: quando hai Casaleggio che ti copre, puoi fare quello che vuoi.
Sempre nel suo libro (nota di pag.95) Becchi anticipa un tema che -recentemente- ha trovato spazio sui media genovesi: quello della trasparenza sull' uso dei soldi da parte di tutti i 6 consiglieri regionali liguri, accusati da membri della base di spendere troppo ed essere poco trasparenti, e di non voler dare risposte sulle varie voci di spesa.
Paolo Putti -capogruppo consigliere in Comune e figura storica del M5S genovese- ha dovuto ammettere che “il vento è cambiato” e che il Movimento a Genova non esiste più, né c' è più lo spirito delle origini. “Sono finite le assemblee settimanali con centinaia di persone e animate discussioni, dove i cittadini si confrontavano sulla base del principio “uno vale uno”. Adesso si incontrano stancamente una volta al mese: uno/a indottrina una trentina di fan, in attesa di un posto in lista per le prossime elezioni... Molti attivisti genovesi della prima ora hanno abbandonato il Movimento, e se ancora non lo hanno fatto comunque non partecipano più. Lo stesso Putti medita di ritirarsi nella sua amata campagna di Murta” (pag. 94-95).
Contro il nuovo corso imposto dall' alto, in diversi meet up territoriali ci sono stati casi di opposizione e resistenza dura da parte della base, terminati -però- con la scomunica e l' espulsione di numerosi attivisti. “Attivisti di vecchia data sono stati cacciati perché riottosi ad accettare la svolta partitica, qualunque discussione interna troncata sul nascere.Tra questi, il celebre meet up romano, il gruppo 878, con parecchi attivisti, ben noto a livello nazionale per essere il più duro e intransigente sui principi del Movimento: è stato chiuso in quattro e quattrotto, senza clamori perché mai avrebbe accettato la svolta partitica in atto.”(pag. 104-105)
In conclusione.
Recentemente è venuto a mancare l' ayatollah G. Casaleggio, subito sostituito dal figlio Davide (come avviene in tutte le monarchie) alla guida del M5S, senza nessuna consultazione della base. Inoltre, è stato annunciato dal Direttorio che entro la fine del 2016 il M5S si doterà di un nuovo statuto, più a carattere partitico. Entrambi i fatti confermano la tesi del prof. Becchi circa la mutazione partitica e verticistica del M5S. Praticamente, siamo a un passo dall' arrivo definitivo di questo processo di mutazione, e molto probabilmente ciò produrrà nuovi contrasti interni e nuove espulsioni alla base.
Va però chiarito che la trasformazione di un movimento in partito di per se non è nulla di negativo, anzi, può rappresentare il tentativo di darsi una forma organizzativa più efficiente. Ma ciò che conta molto è la possibilità del libero confronto interno e reale, trasparente e a tutti i livelli. Che preveda dei momenti congressuali come occasioni di discussione e bilancio, cioè il centralismo democratico: massima discussione prima del voto, massima compattezza dopo il voto. E nel caso, consentendo la formazione e l' attività di frazioni politiche pubbliche. Al contrario, il M5S -per la forte influenza della Casaleggio Associati- manifesta una concezione unicamente verticistica e antidemocratica della politica, più simile ad un partito-azienda.
Nel suo libro, il prof. Becchi tende ad assolvere -nel complesso- Beppe Grillo, considerandolo non colpevole dell' involuzione negativa del Movimento, ma testimone inerme, a fronte del vero colpevole (e dominus del Movimento) cioè Casaleggio e il suo staff. E' una considerazione facilmente criticabile. Perché, pur essendo vero che Grillo ricopre attualmente un ruolo più marginale rispetto a quello che aveva ricoperto nei primi anni del Movimento (nato col V-Day del Settembre 2007), e pur avendo nel Febbraio scorso deciso di ritirare il suo nome dal logo del Movimento, la sua presenza ha continuato ad esserci e a pesare, specie in occasione dei principali appuntamenti elettorali. E in tutti questi anni non sono mai mancati i suoi interventi e commenti sul web, sempre costantemente ripresi dalle agenzie di stampa: sia su temi esterni sia su temi interni al Movimento. E il più delle volte, si è trattato di interventi in linea con le scelte politiche e organizzative di Casaleggio&co. Perciò Grillo è corresponsabile, quanto Casaleggio, della degenerazione del Movimento.
In fin dei conti, l' esperienza del prof. Becchi all' interno del M5S è stata di soli due anni. Non ha, quindi, prove dirette sufficienti per parlare di involuzione del M5S imputabile solo a uno dei due fondatori (Casaleggio), e non ad entrambi; ad esempio per effetto di una dinamica organizzativa già prevista fin dalle origini del Movimento stesso, in funzione di interessi sociali ben precisi, molto chiari ai due fondatori: un comico-artista milionario e un ricco imprenditore a capo di un' azienda privata (la Casaleggio Associati srl).

In generale, manca nel libro un' analisi di tipo classista sui fatti avvenuti, e questo -a mio avviso- non aiuta a capire i reali motivi di questa metamorfosi del Movimento. Per esempio il perché dei vari accordi col PD per spartirsi posti istituzionali (per la Corte Costituzionale, il CSM, ma anche per la RAI), o le scelte operate a livello locale su temi come tasse, welfare e aziende partecipate (si pensi a Parma e Livorno), o i rapporti di Casaleggio con la fondazione Ambrosetti, ecc. Non a caso, questi fatti o sono semplicemente accennati nel libro o vengono unicamente attribuiti alla volonta maniacale di Casaleggio&co di voler controllare e dirigere tutto.
In senso più lato, credo che quanto è avvenuto finora al M5S (e quanto avverrà ancora in seguito) è ciò che succede spesso a ogni movimento populista e reazionario, che nasce su contenuti vaghi e/o interclassisti, solo per fare numero e acquisire visibilità, per poi diventare -al momento opportuno- uno strumento di potere (e di ricchezza) per i suoi dirigenti o eletti. E nel fare ciò, diventa un agente politico al servizio del sistema economico-sociale vigente (il capitalismo) e, quindi, un avversario degli interessi delle masse popolari.
Pertanto, tocca alla parte più cosciente degli attivisti del M5S -che spesso hanno un passato politico di sinistra - prendere atto di questa mutazione, e scegliere di abbandonare questo Movimento alla sua deriva. E, senza rinunciare ad un impegno politico attivo, provare a guardarsi intorno....
E chissà, scegliere col tempo di collaborare con organizzazioni politiche comuniste e anticapitaliste, come il Partito Comunista dei Lavoratori (PCL), senza pregiudizi e in maniera costruttiva.

Leo S. (PCL Genova)

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