Interventi

Per il raggruppamento dei marxisti rivoluzionari, sulla base di un programma

11 Luglio 2016
FIT

Circa un mese fa, il compagno Matteo Bavassano, dirigente del PdAC, scriveva un articolo (“Su che basi si costruisce l'unità tra rivoluzionari? Cosa rispondiamo ai compagni che ci chiedono una costituente trotskista”) in cui esponeva la posizione del PdAC, e della LIT, sull’unità dei trotskisti.
Visto che nel testo si fa riferimento, più volte, a “un compagno del PCL”, e che il tema generale della discusione è centrale per noi, riteniamo opportuno rispondere.


CONTRO L'"INTERNAZIONALE FRAZIONE"

Come PCL ci siamo sempre battuti contro l’"internazionale frazione", cioè contro la deriva di tante organizzazioni trotskiste che invece di costruire un’internazionale che unifichi tutti i soggetti che si riconoscono nel programma marxista rivoluzionario, costruiscono la propria organizzazione indipendente «sulla base della “propria” tradizione, attorno ai “propri” gruppi dirigenti e alla loro storia» (1), considerandosi l’unico nucleo dell’internazionale rivoluzionaria; essendo, di fatto, un fattore di dispersione e quindi di ostacolo alla costruzione della Quarta Internazionale .
La LIT, l’organizzazione internazionale del PdAC, si costruisce proprio con questo metodo. Lo dimostra il considerarsi l’unico nucleo fondatore della Quarta, non tanto per il nome LIT - Quarta Internazionale (2), ma soprattutto per la autodefinizione che si dà nel primo punto del proprio statuto: “La LIT-QI non sostiene di essere la direzione rivoluzionaria del proletariato mondiale, né rappresenta il superamento dell’attuale crisi della Quarta Internazionale, ma al momento costituisce l’unica organizzazione mondiale democraticamente centralizzata che combatte per questo fine”.
Consideriamo grave che il PdAC, invece di lottare contro questa deriva, le dia un effettivo appoggio.


LE DIVERGENZE TATTICHE CON LA LIT

Le divergenze con la LIT non si limitano a questa. Ce ne sono ulteriori, in primis il richiamo ideologico al suo fondatore Nahuel Moreno, e quindi alla corrente del morenismo.
Una corrente del trotskismo molto particolare, affetta da varie storture e degenerazioni: innanzitutto il manovrismo, che ha portato Moreno a prendere posizioni importanti solo per polemizzare con altri correnti del trotskismo, arrivando a dire tutto e il contrario di tutto, dal difendere Batista, definendo la lotta guerrigliera di Castro un golpe reazionario, a dire che Cuba non era uno Stato operaio deformato, ma uno Stato operaio “puro”, capitolando al castrismo. Dal teorizzare che la costruzione di un partito della classe lavoratrice era un compito storicamente decaduto, e che bisognava formare organizzazioni armate in America Latina (3), a fare fronti elettorali con il partito comunista stalinista argentino. Una corrente, il morenismo, che storicamente ha capitolato al peronismo, cioè al nazionalismo borghese argentino, e alla burocrazia sindacale, legata a doppio filo con Peron; e che per via del suo “ottimismo” senza un’analisi marxista dei processi, e delle loro contraddizioni, definì la restaurazione del capitalismo nei paesi dell’Est europeo come “rivoluzioni democratiche” e eventi “progressisti”.

Difetti che persistono ancora, anche se in minor misura, nella LIT di oggi, come “l’ottimismo” che l'ha portata ad appoggiare il movimento di Euromaidan, in Ucraina, definendolo come il più grande esempio rivoluzionario in Europa, e non come una rivolta reazionaria a egemonia fascista.
Così come il “manovrismo” che la porta a criticare, in maniera strumentale, il PO e il PTS argentini, che fanno parte del FIT (fronte elettorale della sinistra trotskista argentina, la cui base elettorale arriva ad un milione di voti), e ad accusarli di elettoralismo solo perché loro hanno eletti, a differenza del marginale PSTU, sezione argentina della LIT.

Detto questo, consideriamo che la LIT possa, o meglio debba, fare parte del processo di unificazione per la rifondazione della Quarta Internazionale, perché è una forza che, al di là di questa o quella differenza, porta avanti il programma del marxismo rivoluzionario, i suoi principi e i suoi obbiettivi strategici, come ha dimostrato la sua opposizione al chavismo, posizione esattamente opposta a quella presa nei confronti di Peron.


L’UNITÀ SUL PROGRAMMA E SUGLI OBIETTIVI STRATEGICI

Il tema del come si costruisce un'internazionale è fondamentale. Per la concezione leninista, il partito (e l’Internazionale è un partito mondiale) è una struttura dell’avanguardia politica militante che raggruppa tutti coloro che si riconoscono nel programma marxista rivoluzionario. Questo riconoscimento deve essere sostanziale e non formale, e ciò va valutato con attenzione contro derive opportuniste; ma, all’interno del comune accordo programmatico, posizioni anche ampiamente diverse hanno legittimità di esistenza (4).
Per questo rivendichiamo l’unità dei trotskisti conseguenti sulla base di un programma comunista, che sintetizziamo nei quattro punti fondatori del PCL: l’indipendenza di classe da qualsiasi forza borghese e quindi l’opposizione a qualsiasi governo della borghesia; la lotta per un governo dei lavoratori che costruisca una società su basi socialiste, il collegamento costante di ogni obbiettivo immediato al fine rivoluzionario e la prospettiva di un’alternativa socialista internazionale.


RIFERIMENTI STORICI

Il compagno Bavassano teorizza che l’unità si può raggiungere solo quando due o più forze convergono nell’analisi di un dato fenomeno, cioè solo quando c’è una completa, o quasi, unità d'intenti.
A servizio di questa teoria fa l’esempio dell’unificazione tra Lenin e Trotsky nel ‘17, quando i due «riconoscono reciproci meriti e i reciproci errori: Lenin aveva ragione sul partito e Trotsky sulla dinamica della rivoluzione russa (cioè sulla teoria della rivoluzione permanente» (5); l’esempio della Terza Internazionale con Rosa Luxemburg che si divise da Martov, appoggiando il bolscevismo solo dopo la rivoluzione d’ottobre; e l’unificazione, nel ’63, tra il Socialist Workers Party e il Segretariato Internazionale sulla base della comune analisi di Cuba.
Mai esempi furono più sbagliati, perché dimostrano proprio l’inesattezza della tesi. L’unità non si raggiunge sulla base della comune analisi di questo o quel fatto, ma sulla base degli stessi obbiettivi strategici, cioè dell’obbiettivo della rivoluzione socialista.
Partendo dall’ultimo esempio, è vero, ci fu una riunificazione della Quarta Internazionale sulla base della stessa analisi di Cuba, ma è proprio per questa base che l’unificazione durò poco, perché appena su un altro fenomeno l’analisi fu differente, il Segretariato Unificato si ridivise.
La Terza Internazionale vedeva Rosa Luxemburg e Lenin uniti nella stessa organizzazione, ovviamente perché la Luxemburg riconosceva “l’avvenire del bolscevismo”. Proprio per questo, nonostante le differenze tattiche enormi - una su tutte, sull’autodeterminazione dei popoli - le due correnti rimanevano unite perché riconoscevano che entrambi lottavano per lo stesso obiettivo, cioè la rivoluzione socialista mondiale. Lo stesso esempio può esser fatto con Bordiga e tutto il "comunismo di sinistra" che, nonostante le enormi differenze tattiche sul sindacato, sulle elezioni e sul fronte unico, rimanevano nella stessa organizzazione internazionale per il comune obiettivo strategico.
La storia dimostra che un partito rivoluzionario si costruisce sulla base dello stesso programma e degli stessi obbiettivi strategici, e che, nel quadro di questa comunanza, ci possono essere le più grandi discussioni sull’analisi e sulla tattica.


IL CASO BRASILIANO

Oltre ai riferimenti storici, nell'articolo vengono esposti esempi attuali, come l’esperienza brasiliana e le diverse posizioni prese dalle correnti trotskiste nei confronti dell’impeachment a Dilma Rousseff; esempio in cui si esprime l'impossibilità di unire nella stessa organizzazione chi denuncia il golpe e chi dice "Fora todos!", pensando che non ci sia nessun colpo di stato in atto.
Anche qui la questione è posta male. Ci può essere un’unità tra chi appoggia Dilma Rousseff contro il golpe (come il PCO[6]) e chi si oppone a Dilma? Ovviamente no! Infatti nessuno la rivendica. Ma ci può essere un’unità tra chi si oppone a Dilma, e allo stesso tempo lotta contro quello che definisce un golpe (PO [7] e FT [8]) e chi si oppone a Dilma, e allo stesso tempo lotta contro le destre, senza pensare che ci sia un golpe in atto (LIT e UIT [9])? Ovviamente sì! Perché il dato fondamentale è mantenere la propria opposizione a un governo borghese, e lottare per un governo dei lavoratori. Poi la discussione se c’è o non c’è un tentativo di golpe istituzionale si può benissimo fare dentro la stessa organizzazione.


L’ESPERIENZA DEL FIT ARGENTINO

Un altro riferimento all’attualità è l’esperienza del Frente de Izquierda y de los Trabajadores argentino (FIT), che è un fronte elettorale della sinistra trotskista argentina, composto dal PO, sezione del CRQI, dal PTS, sezione della FT, da Izquierda Socialista, sezione della UIT, e dal PSTU, sezione della LIT; un fronte che è riuscito ad essere un riferimento per l’avanguardia operaia e giovanile argentina e che prende un milione di voti (circa il 4%) alle elezioni.
Il compagno Bavassano dice che non è un fronte elettorale ciò che può essere alla base di una riunificazione. Siamo d’accordo. Ciò che però dice il PCL è che i partiti che formano il FIT hanno lo stesso programma, e che dovrebbero unirsi in un unico partito, andando oltre il semplice fronte elettorale. E che una volta uniti i partiti nazionali ci debba essere una unificazione a livello internazionale.


IL PARTICOLARE CASO ITALIANO

Tutta questa discussione non può tralasciare la particolarità del caso italiano. Perché i rapporti tra il PCL e il PdAC non possono essere considerati come i normali rapporti tra il CRQI e la LIT.
Il PdAC viene da una tradizione diversa dal morenismo: quando ruppe col PCL, o meglio con l'Associazione Marxista Rivoluzionaria (AMR) che in seguito darà vita al PCL, chiese al PO di diventare la sezione italiana del CRQI; solo quando il PO rifiutò, chiese di entrare nella LIT. Per questo è abbastanza singolare che il PdAC faccia della crociata anti-CRQI e della “santificazione” della LIT un suo punto di distinzione.
La realtà è che l’asse centrale del PdAC è l’attacco al PCL. Da questo deriva il continuo rinfacciare che il PCL non fa parte di una organizzazione internazionale che periodicamente fa congressi, a differenza della LIT, e quindi del PdAC; da questo si capisce perché c’è la continua accusa di fantomatici programmi elettorali «non sostanzialmente differenti da quelli delle liste riformiste» (10), come se l’annullamento del debito pubblico, il rifiuto del patto di stabilità, la ripubblicizzazione dei servizi e la requisizione degli immobili sfitti non sia un programma anticapitalista; da questo la continua accusa di aver costruito un partito basato sulla figura del “guru Ferrando” e non sulla attività dei militanti, accusa che cozza con la realtà di un portavoce che vive la quasi totale assenza mediatica e la realtà di un partito che si è strutturato progressivamente come partito militante, contro la concezione del partito di puri “iscritti”.
Tutte le accuse, false, servono a nascondere un dato di fatto. Il PCL e il PdAC hanno lo stesso programma, e la divisione non ha alcun senso se non quello di mantenere la propria organizzazione sotto il proprio controllo da parte del gruppo dirigente del PdAC.


CONCLUSIONI

Il Partito Comunista dei Lavoratori rivendica la rifondazione della Quarta Internazionale, perché la Quarta Internazionale come organizzazione unita della piccola avanguardia marxista rivoluzionaria mondiale è entrata in crisi ed ha cessato, in quei termini, di esistere (11). Non si può considerare tale il Segretariato Unificato in quanto tale, che in tutto il mondo capitola ai partiti riformisti (Syriza, Podemos...), entrando addirittura in alcuni governi borghesi (Lula, Prodi). Non lo possono essere le varie correnti del trotskismo conseguente (CRQI, LIT, UIT e FT) divise tra loro, una contro l'altra armate.
Il nostro obiettivo è l’unificazione di tutte le forze del trotskismo conseguente in unica organizzazione internazionale, sulla base di un patrimonio comune, sul terreno dei principi e del programma: la demarcazione dal centrismo e dal riformismo, l’opposizione ai governi borghesi, la lotta per la rivoluzione socialista.
In virtù di questo ci battiamo per un congresso del CRQI, organizzazione che, in piccolo, unisce forze che provengono da correnti diverse del trotskismo, ma soprattutto intessiamo rapporti con varie organizzazioni trotskiste: la sinistra del SU, con Anticapitalisme et Revolution francese e le varie forze legate ad essa; la Fraccion Trotskista.
Perché il nostro obbiettivo non è costruire la "nostra" organizzazione internazionale, autocentrata su noi stessi, ma, anche con un percorso tortuoso, lavorare a rifondare la Quarta Internazionale.





Note:

(1) Documento internazionale III congresso del PCL

(2) «L’accusa che ci viene mossa talvolta da questi compagni che hanno spirito unitario è quella di essere settari, di considerarci autosufficienti, di considerarci il partito rivoluzionario in Italia e la Quarta Internazionale ricostruita (questo sarebbe peraltro confermato dal nome Lega internazionale dei lavoratori – Quarta Internazionale)» [citazione dall'articolo di Bavassano]

(3) Congresso del PST nel 1967

(4) Documento internazionale III congresso del PCL

(5) Cit. articolo di Bavassano “Su che basi si costruisce l'unità tra rivoluzionari? Cosa rispondiamo ai compagni che ci chiedono una costituente trotskista”

(6) Partido da Causa Operária

(7) Partido Obrero

(8) Fraccion Trotskista - Cuarta Internacional

(9) Union Internacional de los Trabajadores

(10) Articolo del PdAC "Uno sguardo alle ultime elezioni amministrative"

(11) Documento internazionale III congresso del PCL

Michele Amura

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