Interventi

Garanzia Giovani: la "Loi du Travail" in Italia

1 Giugno 2016

Sul raggiro del programma Garanzia Giovani, fondato su assoluta precarietà e super-sfruttamento.

Garanzia Giovani è, stando a quanto dice Capitan Rentier, lo straordinario strumento di rilancio dell'economia (uno fra i tanti che la banda PD ha escogitato) e per dare un'occupazione ai più giovani, ponendo un rimedio così a questa piaga terribile in Italia che è la disoccupazione giovanile, con tutto ciò che si porta appresso.

Nella fattispecie è un ufficio di collocamento per aspiranti lavoratori tra i 15 e i 29 anni.
Devi andare a registrarti presso gli uffici appositi, allestiti in tutta Italia, lasciare credenziali, telefono, indirizzo mail, compilare moduli e firmare deliberatorie come in tutti gli uffici di collocamento e poi, se agli addetti ai computer viene segnalato da qualche "datore di lavoro" un impiego per te, sei contattato ed ehi-oh, ehi-oh, si va a lavorare.

Oddio, non è un proprio un lavoro-lavoro, ecco...
Diciamo che sei in apprendistato.
Un apprendistato retribuito che dura sei mesi. Per un salario di 600 euro al mese.

Beh, uno si dice: meglio che niente, no?
In fondo, soprattutto nelle grandi città e per gli studenti fuori-sede, un apprendistato retribuito con modestia proporzionalmente alla modesta mole di lavoro richiesta (se è apprendistato, "apprendi" più che propriamente "lavorare"!) non è malaccio per poter mantenersi agli studi e per mantenersi un affitto in condivisione con altri, di 250, 300 euro al mese, e col resto provvedere a bollette, libri, cibo, vestiti, qualche piccola cura eventuale.

E invece no.
Per poter iscriverti a Garanzia Giovani, coloro i quali si recheranno a cercare lavoro presso gli uffici di Garanzia Giovani, bisogna "che non siano impegnati in un'attività lavorativa né inseriti in un corso scolastico o formativo". Lo dice, testualmente, il regolamento.

Se vuoi lavorare, e hai 15, 16, 17 anni, e magari stai cercando qualche occupazioncina proprio per risparmiare alla famiglia almeno i libri di testo, lo zaino, l'armamentario scolastico che costa iddio sa quanto (e il periodo è quello che è), beh... Hai capito male, amico.

Non puoi lavorare se risulti iscritto a un percorso di studi.
Se ci stiamo chiedendo, quindi, se il governo Renzi stia prospettando una società di quindici, sedici, diciassette, diciotto, diciannove e ventenni, di ragazzi che sono ancora intenti a conseguire il diploma superiore, che ...non lo facciano, perché se non lo fanno li si aiuta persino altrimenti no, la risposta è sì.

Ma continuiamo:
con gli universitari è la stessa cosa, se non peggio.
Perché se è vero che un liceale, se è studente dovrà fisicamente recarsi alle lezioni, fare i compiti e non potere tanto gestirsi i tempi a propria discrezione, è proprio ciò che invece all'universitario è concesso.

Ci sono corsi che puoi anche non seguire direttamente (con l'aggravante di qualcosa in più da studiare, ma in mancanza d'alternative...!), puoi posticipare la preparazione di un esame, ...insomma puoi (come da sempre è stato, per quanto non sia una cosa fantastica) organizzarti lo studio come ti riesce, come ti è utile, e contemporaneamente recarti sul posto di lavoro e lavorare comunque.

Qual è la ragione di una simile condizione, allora?
Di una condizione che impone la non-iscrizione a nessun corso di studio e/o formativo?

Ci si arriva da soli.
Capitan Rentier si può risparmiare i suoi istrionismi per spalmarci il miele sul bicchiere di cicuta.
Bisogna essere all'assoluta disponibilità e mercé di chi ti dà da lavorare.

Ma torniamo sulle condizioni di lavoro e sul salario.
Perché, a vedere il bicchiere mezzo pieno, si potrebbe anche pensare che, va bene: se stanno così le cose, magari non hai tutta la libertà di muoverti come credi. Ma in fondo il governo Renzi non è certo un governo che si prefigge l'abbattimento del lavoro salariato e l'esproprio dei centri e dei mezzi di produzione, l'autogestione operaia del lavoro, la pianificazione operaia dell'economia, e quindi è già gran cosa se, quantomeno, da ex-democristiano qual è, ha voluto ed è riuscito a riportare le lancette della storia agli anni '90. Dove già funzionava così; già, se palesavi di essere uno studente, il padrone difficilmente ti assumeva prediligendo lo schiavo totalmente disponibile, ...però, accidenti, se lavoravi, lavoravi!

Avevi il tuo stipendio, un mestiere per le mani, un posto fisso, ti pagavi una casa, ti facevi una vita. Una vita ben triste e, comunque, senza uno straccio di titolo di studio, ...ma una vita. Per i nostri tempi, sarebbe già tanto questo.

Ma il governo Renzi non porta indietro un cavolo proprio.
Il governo Renzi va avanti come un carroarmato ad arricchire sempre più i ricchi e impoverire sempre più i poveri. E la sola cosa che porta indietro sono le conquiste e quei piccoli spazi di democrazia che ci siamo guadagnati il secolo scorso con manganellate, morti e licenziati.

Innanzitutto, l'apprendistato che si va a svolgere non è un apprendistato. E' un lavoro vero e proprio in termini di tempi, perché si lavora comunque otto ore (e l'apprendista, uno che deve giusto "apprendere", non esercitare, non ancora, nei tempi e nei modi di chi non è apprendista, ma lavoratore a tutti gli effetti) e in termini di modi; di quel che ti mettono a fare.

Oltretutto, non si è mai sentito che un apprendistato duri sei mesi! Nell'arco di tre mesi, di lavoro costante, quotidiano, otto ore tutti i giorni ipercariche, hai imparato pure a ramazzare col culo.
Eppure con Renzi è così: si lavora otto ore al giorno, tutti i giorni, facendo ciò che fa l'assunto in regola e producendo il medesimo valore che produce di questi, per la durata di ben sei mesi, ma questo lo chiamiamo Apprendistato, e ce lo facciamo retribuire a 600 euro al mese.
2 euro e 50 centesimi l'ora. Forse a elemosinare, si raccoglie di più.

Coi quali non puoi nemmeno pagarti da studiare perché, innanzitutto, non ce la faresti coi tempi.
Perché non è un "job", come lo chiamano lorsignori delle truffe. E' un work, in piena regola. Che tempo non te ne lascia e che anche se riuscissi a ritagliartelo sudando sangue, ti è proibito comunque. Perché, per lavorare con Garanzia Giovani e col Jobs-Act, devi essere un non-studente.
Anche a 16 anni.

Così, per l'arco di sei mesi, i padroni avranno il ricavo intonso di un lavoro da operaio specializzato compensato però la metà di quanto si compensi un operaio specializzato.

Rilanciare l'economia, per Renzi e complici, significa aiutare i capitalisti, salvare le banche speculatrici con iniezioni di soldi prelevati dal fondocassa sociale dei lavoratori che hanno versato tasse e contributi per potersi curare o per potere andare in pensione, un giorno,
e a tutti questi, invece, la sanità viene tagliata e l'età pensionabile ritardata.

Togliere soldi ai poveri per darli ai ricchi. Questo è il movimento del capitale, da sempre, e che si acuisce sotto capitan Rentier, il Robin Hood al contrario.

Chi si lamenta, ovviamente, è un gufo e giù di sfollagente.

Con il Jobs-Act, per altro, il padrone non è tenuto nemmeno a un minimo di dignità pro forma. Nemmeno deve più fingere di render conto e ragione dell'operato di un lavoratore alla società;
in quanto è abolito l'obbligo per il padrone di certificare l'avvenuta o non avvenuta formazione del dipendente presso alcun ente pubblico,
e viene anche sgravato dall'obbligo (che aveva un certo peso!) di assumere almeno un lavoratore su tre di quelli che esperivano l'apprendistato.

Così, passano i mesi, e il padrone si trova a un bivio:
che faccio? Dico a Tizio Caio la verità, cioè che la sua formazione professionale, dopo sei mesi di lavoro, è più che riuscita, ma così facendo dovrò assumerlo ed esser costretto a dargli un salario vero, di 1000, 1000 e qualcosa euro al mese?

Oppure gli dico che no, non mi è piaciuto per niente, non me ne faccio un emerito, e ricominciare da capo con altra forza lavoro gratis?

E via così, sempre e ancora, finché una bella incazzatura di massa non spazzi via loro e la loro sete di profitto, e si riprenda il vero valore del proprio lavoro e lo finalizzi al proprio uso e consumo, non al plusvalore, al pizzo legalizzato dei padroni.

Dopo la legge Biagi, che cominciava a contrabbandare come "flessibilità" la precarietà,
il pacchetto Treu che precarizzava ancora di più il lavoro (interinale o in affitto) e correggeva le regole dell'apprendistato, la legge Fornero e lo smantellamento dell'articolo 18 che serve ai padroni a licenziare senza render conto e ragione a nessuno, eccoci al Jobs-Act. Il capitale ha seguito il suo corso (e ancora ne ha da seguire!), la forbice si allarga sempre più, e il disegno è compiuto.
Non si vernicia nemmeno più con il pretesto del "lavoro temporaneo" e sotto condizione di estrema ricattabilità e privo d'ogni tutela che, però, "può favorire il rapporto scuola-lavoro", perché di scuola non se ne parla più.

Forza lavoro in massa, spremuta fino all'osso e pagata niente. Regolarizzare il lavoro in nero.

Ovviamente per il compimento di un progetto così, il capitale aveva bisogno di qualcuno che ci sapesse fare! Mica si può andare avanti con vecchie carampane che piangono ogni volta che hanno da annunciare una catastrofe sociale!
Anche perché qui le catastrofi sono all'ordine del giorno. Quante lacrime da coccodrillo dobbiamo versare?

Serviva un uomo fresco e dinamico, giovane, determinato, dalla battuta e dalla fandonia prontissima, così da arpionare sull'immediato lo sprovveduto (o il disperato a cui, non vedendo altra soluzione, non rimane, ancora una volta, di fidarsi del Faraone che dall'alto gli vuole bene e lo irradia di luce salvifica) di passaggio che lo sente.

Ecco perché Renzi sta dove sta.
Nonostante stesse sulle carabattole, in primo luogo, alla gran parte del vecchio Pd (che, infatti, raccatta penosamente gli ultimi cenci di dignità e abbandona la barca) e nonostante avesse reiteratamente spergiurato che alla presidenza del consiglio sarebbe approdato, se mai vi fosse approdato, solo passando per regolari elezioni, "non con gli inciuci di palazzo".

Ma qua non è più tempo di osservare nessun galateo. Non è più tempo e non c'è più tempo. Il Paese è una polveriera, e la borghesia lo sa bene. Bisogna mitragliare sul grugno stronzate, senza lasciare il tempo di accorgersene, ché già viene l'altra! Bisogna prender tempo anche ricorrendo all'effetto "inebetimento" di bugie galattiche, a raffica, una dietro l'altra.

Bisogna smantellare la democrazia e lo stato sociale (quel poco che restava) prima che le masse impoverite, imbestialite come sono, possano ricorrere a qualche scampolo della residua democrazia per ostacolare l'avanzata militare della borghesia, e magari ricacciarla indietro e invertire rotta.

Renzi, tra un occhietto e una battuta, un pizzico di populismo qui e una scaramanzia contro la gufaggine là, e soprattutto le menzogne plateali e senza contegno, funge da eguale tacitamento che un colpo di manganello sul cranio.

Nel frattempo, però, in Francia l'incubo del renzismo è già la realtà.

Salvo Lo Galbo

CONDIVIDI

FONTE