Interventi

Dal Programma minimo della Seconda Internazionale: l’armamento generale del popolo

1 Aprile 2016

L’armamento generale del popolo, ovvero l’istituzione di una milizia popolare, dotata di istruzione militare, è una rivendicazione democratica contenuta nel programma minimo dei partiti operai della Seconda Internazionale, l’Internazionale Operaia Socialista. Non la borghesia dominante e decadente ma il movimento socialista ha ripreso questo diritto democratico rivendicato in tutte le rivoluzione antifeudali e antiassolutiste che hanno portato al potere la borghesia rivoluzionaria. In quello che Lenin chiamava il democratismo rivoluzionario, l’armamento generale del popolo è una necessaria conseguenza dai principi della democrazia politica. La sezione popolare della Butte des moulins, nei giorni che precedono l’insurrezione parigina del 10 agosto 1792 che fondò di fatto la Grande Repubblica , dichiarò: “il sovrano, il popolo deve essere al suo posto: a capo dell’esercito, a dirigere gli affari; deve essere ovunque”. Robespierre, insuperato nei raggionamenti on punto di diritto scriveva in proposito: “la democrazia è uno stato in cui il popolo regna sovrano facendo da sé per quanto è possibile e servendosi di delegati laddove non è in grado di fare da solo”. Il sovversivismo economico e politico della classe dominante, la sua impunità rispetto alle sue stesse leggi significa che per la classe dominata si vogliono eliminare quelle minime difese assicurate dal diritto borghese. Gli ideologi dell’offensiva reazionaria dell’oligarchia finanziaria tentano di legittimare i crimini politici ed economici della classe dominante con “lo stato d’eccezione”, ma, purtroppo, per loro non esiste nessun fondamento giuridico democratico che lo giustifichi. Noi di fronte ai crimini della classe dominante abbiamo tutto il diritto di rivendicare l’armamento generale del popolo. Proprio per questo motivo i partiti operai dell’Internazionale Operaia Socialista introdussero questa rivendicazione nel programma minimo.

Può questa rivendicazione essere tacciata di sostitutivismo e lottarmatismo o, peggio ancora, essere considerata alla stregua del terrorismo? Assolutamente no! La stessa giurisprudenza democratica borghese non lascia addito a dubbi su questo: il diritto dello stato italiano, dopo i rilievi fatti dalla corte di cassazione e accolti dai giudici di Milano nel processo alle “Nuove BR” configura il lottarmatismo come “associazione sovversiva e banda armata”.

In nessun modo quindi l’armamento generale del popolo può, anche dal punto di vista del diritto democratico borghese, rientrare in queste due categorie, per le sue stesse caratteristiche: l’attributo della generalità, il contenuto di radicalismo democratico, ed il soggetto che si arma. La banda armata è chiaramente qualcosa di radicalmente diverso dal popolo in armi, per il semplice fatto che lì si prevede l’esistenza di un gruppo armato quantitativamente ristretto e funzionalmente separato, mentre qui si parla dell’intera popolazione. Inoltre il popolo, in quanto tale, è il soggetto detentore della sovranità (“La sovranità appartiene al popolo”), ed uno degli attributi fondamentali della sovranità, – anzi quello decisivo e principale perché è la garanzia della sua stessa esistenza – è il diritto all’autodifesa che corrisponde al diritto del popolo a portare le armi, e che si realizza concretamente nell’organizzazione delle milizie armate popolari come strumento di difesa contro ogni forma di usurpazione della sovranità stessa. Invece, proprio gli strumenti di difesa storicamente approntati dalla borghesia e, adesso, dall’oligarchia finanziaria europea, come la gendarmeria europea, si configurano per il loro esclusivismo, la loro separatezza, e la genesi stessa, come una banda armata e associazione sovversiva; la banda armata e l’associazione sovversiva della borghesia europea appunto, contro i lavoratori e i popoli d’Europa, e come tali costituiscono una limitazione e una minaccia all’esercizio stesso della sovranità. L’armamento generale del popolo, quindi, è qualitativamente diverso dall’armamento di una banda o di un’associazione che ha come suo contenuto il sovversivismo delle classi dominanti; esso è l’armamento di organismi democratici eletti dalla popolazione nei quartieri, dalle assemblee cittadine, nelle fabbriche, in ogni posto di lavoro, nelle scuole e università; è l’armamento generale del sovrano, e, come tale, dal punto di vista dello stesso diritto democratico borghese, esso è la realizzazione della forma più democratica, e più piena dell’ esercizio della sovranità, e, nella pratica, è la rivendicazione dell’unico reale strumento di difesa del popolo contro qualsiasi forma di sovversivismo politico ed economico delle classi dominanti ovvero del loro tentativo di usurpazione della sovranità. Tale rivendicazione – nel contesto della crisi e della tendenza in corso all’abuso, all’arbitrio ed alla sovversione dello stesso ordinamento democratico borghese da parte delle classi dominanti – risponde all’esigenza concreta e sempre più pressante delle masse di dotarsi di strumenti di difesa, contro l’usurpazione e la negazione della loro sovranità, e come garanzia dell’esercizio del loro controllo effettivo e diretto su ogni sfera della società per mettere fine alla criminalità della classe dominante.

Nelle Istruzioni generali per i delegati del Consiglio Centrale Provvisorio dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori (20-2-1867), Karl Marx scrisse: “proponiamo l’armamento generale del popolo e la sua istruzione generale sull’uso delle armi”( punto b, voce Eserciti).

Il socialismo scientifico anche su questa rivendicazione è l’erede migliore della tradizione della borghesia rivoluzionaria:

“una ben ordinata milizia essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero, il diritto del popolo a tenere armi non potrà essere violato ( il secondo dei Dieci Emendamenti aggiuntivi alla costituzione degli Stati Uniti d’America redatta nel 1787. I Dieci Emendamenti sono una vittoria degli antifederalisti, la corrente democratica che si opponeva all’aristocrazia liberale e schiavista – guidata da G. Washington, sostenitrice di un governo federale centralizzatore- accusata di limitare fortemente i diritti degli individui e dei singoli stati.

Nel Programma di Macomer (agosto 1920), i sardisti rivendicavano:

““La gioventù sarda imparerà nelle scuole l’uso delle armi per essere pronta ad una sciagurata ipotesi di difesa della nazione. I combattenti vogliono l’immediato scioglimento dei reparti regionali: la Brigata Sassari, le Guardie Regie, i Battaglioni C.C.R.R.e le Guardie di Finanza. Non per piazze deve essere deriso chi rappresenta una stirpe orgogliosa della sua gloria, né la Sardegna può soffrire di diventare il deposito dei poliziotti d’Italia.L’arruolamento in questi corpi speciali deve essere abolito”

A cura di Gian Franco Camboni

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