Interventi

Idee di capitalismo creativo nella disinvolta edizione salviniana e del MoVimento 5 Stelle (sottotesto: è un bene ricapitolare)

23 Marzo 2016

La Lega Nord, nelle variegate esternazioni del suo leader, Matteo Salvini, tra una idiozia e l’altra, ha finalmente illustrato un po’ di proposte economiche (che sono più o meno comuni a buona parte della destra) con le quali intenderebbe amministrare un paese di più di sessanta milioni persone. Ora formulare un giudizio su certe proposte è piuttosto arduo e non perché i meccanismi prospettati siano difficili da comprendere, ma perché, leggendo certe cose, ti viene proprio da ridere e non puoi non farlo se pensi che le corbellerie che dice Salvini siano state ponderate altrove, da qualcuno convinto di essere un economista. È da un po’ di tempo che uscire dall’euro non viene più celebrato come la panacea di tutti i mali d’Italia, adesso la nuova sirena economica si chiama FLAT TAX che prevederebbe una aliquota unica di imposta sui redditi individuali, del 15% cui si aggiungerebbe una deduzione di tremila euro pro capite. Ovviamente la Flat Tax non è un’idea partorita da Salvini e dal suo cerchietto magico, ma è un cogito che viene da lontano, esattamente dalla Stanford University (prende il nome dal suo fondatore) situata in California, USA, più o meno dalle parti di Los Angeles e nasce dal cervello di uno dei suoi più illustri esponenti: il professor Alvin Rabushka.
Questo personaggio è una delle tante pessime frequentazioni di Silvio Berlusconi, al punto che, un giorno è stato anche ospite ad Arcore dove ha illustrato la propria teoria economica e seducendo al tal punto che il giorno dopo la Lega lo ha voluto nelle sue stanze perché illustrasse ai propri cervelli il progetto dell'aliquota unica del 15 per cento. Scontato dire che, a questo punto, l’idea ha solleticato molto perché, economia a parte, potrebbe essere il feticcio attorno al quale rimettere insieme i cocci del centro destra, feticcio che viene in qualche modo rielaborato da Armando Siri, nuovo guru del pensiero economico, già folgorato dalla stella di Craxi e ora vicino ai padani e ai loro aneliti.
E fin qui è politica, o almeno millantata di esser tale, ma non bisogna esser economisti di gran nome, per capire come il tutto non funzionerebbe ed è sufficiente per ciò, compiere addizioni e sottrazioni. Senza sciorinare virtuosi tecnicismi, limitandosi allo sterile e asettico linguaggio dei numeri, facendo i calcoli sulle dichiarazioni dei redditi dell’anno 2013, le entrate sarebbero immediatamente ridotte di circa quaranta miliardi, tagliando l’IRAP (imposta regionale sulle attività produttive) andrebbero via anche una trentina di miliardi e per giustizia sociale bisognerebbe abolire pure l’IMU agricolo: al tutto si aggiungerebbe inoltre la cancellazione (questa, però, è un’interconnessione neuronale ed autoctona di Salvini) delle “accise sui prodotti energetici, loro derivati e prodotti analoghi” e quindi un’altra trentina di miliardi mancanti.
Si aprirebbe dunque una voragine infinita, una sorta di buco nero in grado di risucchiare tutto; se si considera che questo è un paese dove la spesa sociale ha subito continui tagli, diventando generalmente insufficiente se non totalmente assente in molti casi; con una manovra del genere non si garantirebbe neanche, in pallida ipotesi socialdemocratica, più nulla a nessuno, anche perché è ovvio che le entrate sarebbero funzionali solo alla conservazione e alla gestione dell’ordine economico, amministrativo e politico di regime.
La Lega non la pensa così, i suoi elementi di punta, le sue intelligenze economicamente più avanzate, malgrado un evidente disturbo mentale, sono convinti che il gettito fiscale aumenterebbe del doppio, se non addirittura triplicherebbe e a corroborare tale economico-pensiero, parafrasano quanto recita il pragmatico economista americano che cita ad esempio la Russia dove l’aliquota è al 13% e “nessuno imbroglia”. Peccato però, che in questa affermazione non si rifletta sul fatto che la Russia è uno di quei paesi che riesce far cassa con le materie prime, a iniziare dal petrolio e dal gas e che l’Italia sotto questo aspetto è penalizzata perché non ha materie prime.
Poi c’è anche da chiedersi se nessuno di questi signori sia sfiorato da un benché minimo dubbio sul fatto che un povero e un ricco debbano avere la stessa aliquota fiscale e qui si innescherebbe anche un cattivo pensiero, dato che è immaginabile che nel bailamme che seguirebbe a questo reimpianto economico, si potrebbe modificare il meccanismo che sottende ai rapporti contribuente/fisco e considerato il fatto che l’Italia non ha mai brillato per correttezza in tal senso (basti ricordare i vari condoni goduti da quanti, ricchi evasori, hanno illegalmente portato i loro soldi all’estero), ancora una volta e stavolta in maniera più drammatica, disagi, privazioni, mortificazione dei diritti sarebbero a carico di coloro che della macelleria democratica, hanno già patito e stanno ancora patendo ma è ovvio che per le varie congreghe del renzismo, del berlusconismo e del grillismo, questo è un aspetto di scarsa o nulla importanza (altre punte avanzate dell’economico-politico-pensiero, nell’ambigua compagine politica, sono i grillini, il cui universo è più difficile da esplorare e da prendere sul serio, anche perché il loro capo è e rimane un comico, nonostante abbia cambiato genere e il suo compare, Casaleggio, con tutta buona volontà, non è che faccia comprendere granché quando esterna e ancora..: ai deputati del Movimento, quando viene concessa l’opportunità di esprimersi, difficilmente gli è possibile formulare un pensiero, uno, che non sia la ripetizione pedissequa del duo che ne conferisce identità - tra una mozione di sfiducia e un confino politico. L’unica cosa che appare sempre chiara in quello che dicono tutti i pentastellati è il mix di istanze omofobiche e razziste, cui il capocomico spesso si abbandona più degli altri).
Ma al di là di queste considerazioni spicciole, se vogliamo, è piuttosto difficile individuare nello stellato pensiero qualsivoglia traccia di un minimo e coerente progetto politico-economico-ideologico; appare, ogni tanto qua e là qualche guizzo di suggerimento contabile, surrogato a quello che ad oggi è in essere, laddove è evidente che ogni cosa andrebbe completamente reimpiantato. E’ infatti palese, quanto nelle proprie esibizioni da avanspettacolo, il comico, ben si guarda dal proporre quello che dovrebbe venire, ripetendo invece un logoro refrain su chi occupa lo scranno parlamentare e del quale, oramai, tutti sappiamo tutto. Considerato che il governo Renzi (ma non solo perché è in buona compagnia di tutti i governi a lui precedenti) ha scientemente massacrato ampi settori del proletariato e che il padronato è causa di un’ulteriore impoverimento nei processi di coscientizzazione dei lavoratori, va da sé che tale opposizione, rientra pienamente nella consorteria di un ingranaggio che perpetra se stesso attaccando al cuore i più indifesi, i meno tutelati nei diritti e nelle ipotesi occupazionali future e che il bieco populismo reazionario del MoVimento 5 Stelle anche nel regime democratico, si configurerebbe, ammesso fosse un rimedio, peggiore dello stesso male che sostiene di combattere e che ovviamente non contrasta se non in termini elettorali avendo ampiamente dimostrato di essere di quanto più distante da un fronte di classe che non sia quello appartenente alla borghesia politica e soprattutto finanziaria.

Chiara Pannullo

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