Interventi

Memoria breve: mimetica e vulnus democratico

22 Marzo 2016
Renzi mimetica

Marshall McLuhan sosteneva che il mezzo è il messaggio. Il nostro tempo è contraddistinto dall’introduzione di nuove tecnologie: dagli smartphone ai social network, i quali stanno contribuendo a ridurre le nostre memorie, e a rendere superficiali i nostri pensieri.
Tutto passa quotidianamente tra notizie martellanti e fiumi in piena di nozioni inutili. Un meccanismo che non cancella solo la memoria storica, ma porta a dimenticare cosa è successo persino nell’arco degli ultimi 2-3 anni.
Dal 2013, ci ritroviamo con la libertà di licenziare e i militari in strada (giustificati con la scusa dalla presenza del Califfato a Raqqa e Mosul) introdotti da un governo illegittimo: non solo sul piano politico, ma su quello delle stesse leggi che i partiti borghesi hanno prodotto.

Un governo illegittimo
Nel 2013 il Pd guidato da Bersani otteneva alla Camera il 25,43% dei voti;il PdL di Berlusconi il 21,56%; Grillo il 25,56%; Monti l’8,3%. In coalizione Bersani cresceva, raggiungendo il 29,55%; Berlusconi con i suoi lacchè leghisti arrivava al 29,18%; Giuseppe Piero Grillo si fermava al voto di lista (25,56%); e Monti al 10,56%. Con il premio di maggioranza i deputati a sostegno di Bersani erano 340. I berlusconiani 124 e i grillini 108. 45 eletti con Mario Monti. Il problema che incontrava il nuovo esecutivo in formazione era al Senato, dove per mezzo di una legge elettorale “bizantina” Bersani pur ottenendo 200.000 voti in più di Berlusconi finiva per ottenere meno senatori (113 contro 116). A cui si aggiungevano 54 grillini e 18 montiani. Il Senato diventava così il mercato del reclutamento del trasformismo parlamentarista. L’impasse istituzionale permetteva a Monti di governare ad interim illegittimamente (esattamente come si era insidiato) per altri 4 mesi, pur avendo ottenuto il 10,56%. Il 28 aprile 2013, dopo giri di valzer e mercati delle vacche, poteva costituirsi il governo Letta. La sua maggioranza alla Camera arrivava a 453 parlamentari; mentre al Senato ne otteneva 233. Da dove era scaturita questa maggioranza di lanzichenecchi? Aveva incassato il sostegno del centrodestra fino al novembre 2013. Quando i berlusconiani decisero di staccare la spina al governo, Alfano rispose avviando la costruzione del NCD, finendo per puntellare l’Esecutivo, traghettandolo sino al febbraio 2014.

Renzismo: dalla Certosa alla Leopolda
La caduta di Letta permetteva l’ascesa della primavera di bellezza del renzismo che, tra Leopolde e rottamazioni conquistava la scena politica nazionale. Eletto a sindaco di Firenze ed ancora in carica venne catapultato a svolgere il ruolo di primo ministro. Un autentico vulnus democratico. La sua maggioranza era meno numerosa di quella Letta ma più solida. Una maggioranza che con il Jobs Act ha distrutto l’art.18 e aperto la strada all’introduzione di telecamere sui luoghi di lavoro; una maggioranza che ha trascinato il paese in politiche belliciste e militarizzato le città. E in questi giorni assistiamo persino al salvataggio delle banche in nome del familismo più amorale ed abietto.
Ma quale maggioranza? Questo governo, frutto di manovre parlamentari trae la sua origine dalle elezioni del 2013 che non garantivano nessuna maggioranza. Nel 2013 l’astensione aveva inoltre raggiunto il 25%, il vero primo partito d’Italia. Con gli 8,6 milioni sostenitori di Bersani, Renzi sta governando 46 milioni di aventi diritto.
Ha ragione Renzi a vestire in mimetica, si tratta pur sempre di golpismo, anche se in salsa “democratica”. Ecco svelata la democrazia in tutta la sua farsa: una dittatura delle classi dominanti che salva i banchieri, aumenta gli stipendi alla sbirraglia di Stato, regala 500 euro ai figli degli industriali. Una dittatura che se ne frega dei milioni di disoccupati e precari. Una dittatura che criminalizza l’opposizione e le lotte ancora separate e insufficienti che pure si sviluppano.
Certo, non è tempo di proclami roboanti né di attendismi. Bisogna costruire pazientemente qui ed ora le premessa perché si possa aprire la prospettiva della dittatura del proletariato, l’unico governo che può spazzare via: reazionari, razzisti e capitalisti.
L’unico governo che potrà aprire ad una democrazia autentica e rigenerare una società putrescente. Premessa di questa prospettiva è la costruzione più che mai indispensabile del partito rivoluzionario di classe.

Trotsko

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