Dalle sezioni del PCL

In memoria di Jasmine

23 Settembre 2007

Jasmine Marchese aveva 21 anni e come si dice a quell’età, una vita davanti. Jasmine viveva in provincia di Venezia ma ogni giorno si faceva un centinaio di chilometri per raggiungere Salgareda, un paese del trevigiano dove lavorava. Si, perché Jasmine era operaia in una ditta di lavorazione di materiale plastico, la Tre b e aveva un contratto di lavoro interinale che le veniva prorogato di mese in mese e a volte di settimana in settimana. Jasmine non doveva essere entusiasta nè di quel lavoro, nè di quel contratto ma sapeva che di questi tempi per lavorare bisogna accettare quello che capita, anche e soprattutto nel dorato nordest.

E a lei è capitato che alla fine del suo turno di lavoro pomeridiano di lunedì 18 Settembre, un suo collega, suo coetaneo e anch’egli interinale ha urtato con un carrello elevatore la pressa a cui lavorava Jasmine, che rovesciandosi l’ha uccisa.

I giornali, in cronaca hanno dato notizia della terribile fine di questa ragazza ma che volete, le notizie sul nascente partito democratico, i costi della politica, il grillismo montante, le anticipazioni sulla futura finanziaria non lasciavano molto spazio alle altre notizie.

Ecco, invece noi pensiamo che tutte queste cose messe insieme non valgano un minuto della vita di una ragazza di vent’anni e che in realtà, delle condizioni di lavoro in questo paese, si cerchi di parlarne il meno possibile per non essere costretti ad ammettere il totale fallimento delle politiche seguite finora. Come camera del lavoro precario, da anni cerchiamo di creare una sensibilità e una mobilitazione sul tema della precarietà e a questo punto ci sembra evidente che solo un’autonoma, radicale e decisa mobilitazione del mondo del lavoro nel suo complesso potrà modificare le cose, cominciando con il ritiro non negoziabile di tutte le leggi che hanno permesso il dilagare delle precarietà (dalla Treu alla legge 30, fino all’osceno pacchetto welfare dell’attuale esecutivo).

I precari, come del resto i lavoratori cosidetti “garantiti” sanno che non potranno contare su governi amici, figurarsi sull’attuale che è chiaramente nemico, sanno che solo la lotta potrà permettere la fine di un sistema di sfruttamento criminale, che anche quando non uccide condanna ad una condizione di vita inaccettabile. Non possiamo più accontentarci delle chiacchere di chi ha scambiato la difesa delle proprie poltrone con la condizione di milioni di lavoratori, non possiamo contare sull’indignazione di facciata ma bisogna battersi con decisione per cancellare questa vergogna. Solo così onoreremo la memoria di Jasmine.

Camera del Lavoro Precario Pescara

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FONTE

  • info@pclabruzzo.it