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Tematiche di genere

17 Febbraio 2016
enrichetta

La spersonalizzazione dell'identità femminile

La nostra attuale società è basata su ruoli e costumi che affondano le radici nel passato, in epoche che hanno sfruttato – come avviene anche oggi - proprio questi ruoli e le funzioni ad essi associati. Nella storia del sistema capitalistico anche i ruoli hanno delle specifiche funzioni. In un quadro che professa pace e che uscendo dalla propaganda vende le armi per fare delle guerre incrementando gli estremismi su base religiosa e non solo (*), le donne sono vittime doppiamente perché il ruolo che ad esse si chiede di esercitare come se fosse nella loro “natura” farlo è estremamente pesante da vari e molteplici punti di vista; la frase di Luxemburg: Socialismo o Barbarie assume un volto estremamente moderno e calza anche su questo piano di ragionamento e analisi, anche in virtù del fatto che guerra fa rima con capitalismo, patriarcato ed estremismo che sia politico, di genere – maschile-patriarcale – e/o religioso o che abbia insieme tutte queste caratteristiche.
Ogni periodo storico ha avuto regole di convivenza basate su leggi, scritte o meno. Volendoci riferire a quelle taciute, i ruoli hanno avuto da sempre un grande potere rispetto al concetto di dominio e sottomissione delle persone. Ruoli sociali basati sia sui sessi sia sulle classi e basandosi su questo concetto non può e non può essere esistito movimento politico che agisse senza un'idea a monte che deve necessariamente essere quella che in un sistema classista la soggettività femminile non si può esprimere e che solo con l'abolizione delle classi sociali la donna potrà essere davvero libera anche di cercare una sua identità. Da tempo immemore questi ruoli sono stati presentati al banchetto del capitalismo e della borghesia per dirigere soprattutto le donne a scapito della loro identità che cresce proprio formandosi su ruoli e viene scientemente diretta da questi.



La violenza di genere: un dibattito costantemente aperto

Molte persone con l'emergere del dibattito sulla violenza di genere si sono domandate da dove derivi tale violenza e talune hanno liquidato – con estrema semplicità – la questione con frasi del tipo:
“sono scatti che attingono ad una malattia mentale che si manifesta così per gelosia” e attribuiscono il senso di tali omicidi a crimini di stampo passionale. Questa concezione liquida per l'appunto - e fondamentalmente tende a svilire - una questione ben più ampia che attiene ai ruoli sopra menzionati mai realmente analizzati nel profondo e mai correlati da un analisi che indichi finalmente un'unica verità, quella che nello schema del capitalismo le persone sono considerate una proprietà al pari delle merci e le donne lo sono doppiamente proprio per il ruolo che devono assumere e che viene loro imposto. E il linguaggio non aiuta affatto in tal senso perché quando una donna o un uomo condividono un tratto della loro esistenza con un'altra persona, quest'ultima viene definita con termini come “mia” o “mio” attribuendo ad essa un concetto di proprietà.
Il titolo dell'articolo parla di spersonalizzazione dell'identità femminile e quindi si riferisce a ciò che avviene all'interno del sistema borghese e patriarcale, perché ovviamente a questo quadro ci riferiamo e in questo viviamo purtroppo. Abbiamo parlato dei ruoli e della lingua ma volendo schematizzare le tendenze e le regole scritte e non scritte del sistema che viviamo capiamo che questi espropriano la donna dalla sua personale ricerca di un'identità specifica e fanno sì che questa non sia mai libera. Volendo fare una lista delle problematiche che non consentono alle donne di crearsi una propria identità in questa società possiamo sintetizzare in sette punti la questione:

_La simbologia e l'iconografia che sia essa laica o religiosa all'interno della società borghese e patriarcale riveste un potere condizionante verso le donne che assumono tale simbologia come unica possibile il più delle volte
_La religione
_La sedicente naturalità di taluni aspetti legati al femminile ma anche al maschile come ad esempio l'istinto citato a sproposito quando si parla di maternità, oppure la forza anteposta alla cura
_L'idea che esista una suddivisione naturale (invece dettata dal capitalismo e dal patriarcato) di funzioni specifiche
_Simboli di dominio, forza e decisione dettati dal patriarcato e che le donne dovrebbero amare quando sono proprio questi che generano violenza prima psicologica e purtroppo troppe volte successivamente anche fisica a danno delle donne
_Il riversare sul rapporto di coppia aspettative idealizzando la-il partner anche attraverso un romanticismo di maniera che logora e non alimenta nulla se non la frustrazione e il concetto di proprietà che ovviamente è patriarcale
_Una ricerca di un identità che non accetta le regole non scritte e precedentemente illustrate e si pone invece verso la somiglianza con il modello maschile patriarcale.

Volendo partire dal primo punto la simbologia che ci viene consegnata da vari canali è quella dello strapotere maschile nel corso dei secoli, nell'iconografia, nelle materie scientifiche, in quelle della letteratura, nell'arte etc... e nelle scuole; un uomo vincente – ancora oggi – è uno che combatte per la sua nazione, che con le sue armate piega il nemico e sposa una donna che ne asseconda la tendenza comportamentale. L'iconografia agganciata a questo modello mostra divinità che stuprano – Zeus – tutte le donne che incontrano e lo fanno anche cambiando aspetto, divinità maschili forti che vengono onorate e innalzate fino al cielo, o grandi eroi che compiono atti di forza o misericordia – facce speculari del medesimo ruolo come Gesù – insomma uomini che adottano dei comportamenti atti a far sentire la donna inferiore, e che sono simboli di diverse caratteristiche ma tutte atte a forgiare appunto un modello e ruoli specifici da assegnare all'uno e all'altro sesso.

Della religione abbiamo già accennato nell'iconografia e certamente questa da molti secoli individua divinità – uomini – che rispetto alle donne sono molto più potenti e queste ultime secondo i dettami della religione devono assecondare una serie di richieste. Attualmente non se ne parla molto neanche quando si discute di violenza di genere ma i testi religiosi più significativi e simbolici delle varie fedi monoteiste ma non solo, scrivono delle donne le peggiori cose possibili e non sono mai stati messi in discussione seppur superati dalla realtà anche se non come ci si sarebbe aspettato ovvero con una ribellione profonda e radicata. L'immagine della donna nelle diverse confessioni assume il ruolo che il patriarcato le fornisce e resta – nei testi – inferiore all'uomo; parlando di violenza sulle donne, a scatenarla è proprio questa, una religione che classifica come primo l'uomo e ultima la donna attribuendo anche tanti aspetti negativi a chi nasce donna, fornisce ad un qualunque estremista anche oggi un canone da prendere ad esempio. E i testi di questa o quella religione, per l'appunto mai modificati, sono un pretesto per decidere di stuprarle in gruppo, di vessarle psicologicamente, di ucciderle oppure di isolarle completamente visto che comunque sono ritenute inferiori e ciò avviene infatti quando queste si ribellano perché risulta impensabile per l'uomo patriarcale che questo possa avvenire. Non volendo però guardare solo ai fondamentalismi, la religione anche se presa con moderazione ha comunque un ruolo preciso nel dirigere l'azione delle donne fornendo loro il ruolo che il patriarcato e la borghesia vogliono, e lo fa quando individua un concetto di famiglia anche ampio, lo fa quando presuppone che esistano questioni naturali dalle quali non si può prescindere in alcun modo, lo fa consigliando e dettando regole come sappiamo.

Il terzo punto si riaggancia al secondo. Cosa significa naturale? Naturale può essere davvero ogni cosa nelle specie animali e nella loro storia evolutiva, ma appunto evoluzione significa che fattori o attributi selezionati precedentemente si trasformino evolvendosi nuovamente. Comunque la scusante del naturale viene utilizzata dalle religioni da tempo immemore e travisandone completamente il senso.
È stato mostrato e dimostrato ampiamente come in natura comunque esiste e si esplica l'omosessualità in diverse specie animali. Anche il concetto di naturalità non è quindi salvifico per le religioni e anzi può essere facilmente smontato ma in una mente magari indotta da sempre a seguire le leggi religiose può essere il collante per discriminare e magari non accettare quello che sente e prova. Infatti sono ancora oggi tanti i casi di uomini e donne che non accettano la propria omosessualità perché sono cresciute-i con il concetto che questa sia innaturale. Il concetto di naturale è uno strumento in mano al patriarcato e alla borghesia nella società in cui viviamo finalizzato a dirigere le persone e incanalarle in ruoli specifici, sia attraverso pensieri laici sia religiosi per l'appunto. Quando si parla di naturale rispetto alle donne spesso si parla di maternità. Andava bene questo quando vivevamo in branchi come altri animali che poi anche in quel contesto non è esattamente così perché in molte specie i cuccioli malati li abbandonano per curarsi di quelli che sanno potercela fare a sopravvivere; a parte questa parentesi oggi la società insegna uccidi o verrai ucciso, piega la testa e di sì e poi cerca il tuo riscatto, vale ovviamente per la borghesia questo certo non per il proletariato ma comunque si subiscono violenze di ogni tipo tutti i giorni nella vita delle donne e queste comunque saprebbero mantenere un livello di dedizione – ciò viene chiesto – “naturale” e che sfida tutte le leggi del sistema stesso annullando la personalità della donna che avendo questa tendenza non vedrebbe altro che la sua prole e per questa annullerebbe tutto perché un istinto è qualcosa al quale non si comanda e che implica un attività tesa al solo oggetto – o soggetto – a cui è destinata, e questa attività sarebbe universale e incontrovertibile. Insomma qualcosa che davvero non ha un senso eppure le persone sono in maggioranza convinte di essere ancora al tempo della pietra quando la donna doveva procreare per non far estinguere la sua specie e comunque questa pressione al “ruolo naturale di mamma” persiste quindi è un limite per le donne, e quando queste non sentono di voler procreare vengono osservate con altri occhi anche appunto perché è diffuso il concetto che ci sia ancora questo istinto materno e che prima o poi bussi nell'animo della donna e la costringa a fare figli.

Il quarto punto è direttamente correlabile agli altri e in realtà sono tutti correlati da un nastro sottile invisibile. Su questo punto si è discusso molto parlando della teoria del gender, o meglio dovremmo dire del genere. Questa si basa – tra gli altri – su di un punto specifico, quello secondo cui non esistono mansioni naturali per gli uomini e mansioni naturali per le donne ma che se vuole la donna invece che preparare torte può svolgere lavori come l'imbianchina o la muratora o altro ancora. In Italia sappiamo che si sono scatenate tutte quelle associazioni che agitando lo spauracchio della pedofilia e molte altre cose che non hanno nulla a che vedere con la teoria dei generi, e queste ne hanno di fatto bloccato l'insegnamento nelle scuole. Il problema relativo ai ruoli e alle funzioni che questi comportano è anche quello della violenza di genere.
I ruoli naturali nell'evoluzione della specie non esistono, possono esistere delle tendenze, delle passioni, ma non certamente dei ruoli che sono e rappresentano degli obblighi per chi deve seguirli mentre le tendenze come possono nascere possono anche affievolirsi e scomparire progressivamente.
I ruoli dettati dal patriarcato sono quelli che contemplano amori unici, sottomissione della donna alle ragioni dell'uomo che siano esse poste per una guerra imperialista o per come la donna deve comportarsi in presenza dei figli o in presenza di altre persone, immagini stereotipate e pensieri che devono essere trasmessi di generazione in generazione. La favola del principe azzurro è l'emblema sia per le donne etero che non perché si identifica comunque un unica figura salvifica che dona un amore che è vincolante e per tutta la vita, un modello questo che viene replicato pur avendo magari esperienze dirette in famiglia secondo cui stare insieme è più controproducente che utile e sano; il tema tra l'altro non è nuovo nelle nostre analisi politiche della realtà. Il ruolo richiesto alle donne è sempre quello di tutela del modello patriarcale e perfino della sua valorizzazione come se fosse naturale e imprescindibile per la società, tanto che sono le stesse donne a giustificare stupri e percosse se una ragazza o una donna non “veste in modo appropriato” o se provoca come forma di gioco ciò le viene proibito e lo può anche pagare a caro prezzo perché comunque introiettando quel modello reprimono la femminilità e la loro identità di donna relegando anche la loro sessualità ad un orpello in mano al prossimo amore che – non essendo educato – potrà donare loro solo frustrazione e per l'ennesima volta un ruolo che provocherà risentimenti e dolore.

Il quinto punto riguarda i simboli del dominio patriarcale. Dalla simbologia che caratterizza certi modi comportamentali passare all'azione è solamente il passo successivo. Ad esempio la forza maschile viene assunta a simbolo e da simbolo diviene caratteristica atta a proteggere la donna e questo automaticamente si trasforma in ruolo per un uomo. Ma la forza è anche simbolo di vittoria contro i nemici e la correlazione con la violenza specie nei film è quasi automatica. In tutto ciò la donna viene rappresentata come indifesa e bisognosa di attenzioni e protezioni. La forza a dispetto di altre caratteristiche è posta al di sopra di altri tratti distintivi e rappresentata come una peculiarità che annienta, sconfigge e fa risultare vittoriosi uomini potenti, quindi se un uomo è forte e potente può tutto secondo questa visione e possedendo una donna può anche farne ciò che vuole perché quella caratteristica è la più importante visto che è rappresentata come tale.

Il sesto punto è qualcosa che attiene sia al ruolo che viene richiesto alle donne sia a qualcosa di basato su un nucleo che nasce e che distrae l'attenzione cosciente da tutto il resto. Il romanticismo si sosteneva qualche tempo fa che fosse un costrutto atto a far vacillare le sicurezze delle donne, questo aspetto è ancora oggi messo in evidenza da molte donne e uomini che si ritengono femministe-i. Il concetto dell'amore romantico è una gabbia psicologica per le donne che sentono il bisogno di un atteggiamento e/o di comportamenti atti a renderle maggiormente sicure in generale di loro stesse. Una donna che necessita di questo ha in se delle insicurezze o meglio dovremmo dire che ha assunto il patriarcato come criterio esistenziale affidando ad un uomo, o ad un altra donna, il compito di fornirle quella sicurezza che lei stessa dovrebbe cercare al suo interno. Le rassicurazioni di una presenza romantica sono uno strumento patriarcale e più si viene rassicurate più il legame da libero e condiviso diventa una dipendenza. La ricerca di una propria identità dentro al sistema patriarcale viene così interrotta per assimilare qualcosa che sembra essere naturale e non il portato di una specifica cultura ancora dominante. Il culmine del romanticismo è l'unione in matrimonio con aspettative che sistematicamente sono disattese e che inglobano la donna fornendole un ruolo specifico escludendo la possibilità – fin tanto che dura il legame vincolante – di vivere liberamente la sessualità se non con la menzogna, nascondendo possibili relazioni e portando quindi la stessa unione stipulata nella bugia e nella falsità invece di ammettere che i sentimenti cambiano e anche le persone, cosa che è esclusa e preclusa alle donne mentre nell'uomo – nel patriarcato e nel capitalismo – è tollerata e accettata.

L'ultimo punto che va evidenziato è quello legato alla ricerca di un'identità basandosi sui simboli del maschile-patriarcale. Molte donne sentendosi marginalizzare per i loro pensieri e per i loro caratteri ad un certo punto assumono il ruolo di maschio dominante. Lo fanno nel lavoro, nella carriera, additando altre donne e non capendo che ciò che accade ad una accade a tutte e che quindi non ci si può trasformare in uomini. Ovviamente anche questo avviene perché la società vissuta è patriarcale e i suoi simboli di dominio e annientamento “del nemico” - che sia questo una donna che si ribella o una persona in generale che non accetta determinate regole – debbono essere marginalizzati e/o repressi. Ritorna anche in questo specifico caso il modello patriarcale di forza che le donne assumono nei comportamenti e nelle scelte determinanti della vita e ovviamente stanno assumendo un portato culturale, il modello più vicino eppure così distante e bramato anche nelle specifiche negative di cui abbiamo precedentemente parlato che per molte persone sono caratterizzanti di forza e non di vigliaccheria e/o di un modello fuorviante per l'intera società.



Il superamento del paradigma di genere legato ai ruoli

Per liberarsi di modelli, culture repressive, canoni assurdi, della violenza perpetrata costantemente sulle donne anche in contesti di festa o gioia – ci vengono in mente le aggressioni del 31 dicembre in Germania – bisogna dire chiaramente che è il capitalismo attraverso le varie religioni e/o assieme ai vari modelli sociali a volere una discrepanza di diritti tra uomini e donne e che solo il superamento dello stesso potrà portare alla vera parità di genere che non sia più basata su regole atte a perpetrare il sistema delle classi.

NOTE
(*) Inutile ricordare che l'Italia fa parte della NATO e che ospita numerose basi militari americane sul suolo nazionale. Inoltre sta esportanto e vendendo armi all'Arabia Saudita e preparando, spinta dall'ENI future azioni militari in nord Africa e Libia.

Enrichetta R. - Roma

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