Dalle sezioni del PCL

Vita da rifugiato

I migranti a Cesenatico tra solidarietà e politiche razziste. Rilanciare la lotta di classe per sconfiggere le leggi contro gli immigrati e l'attacco dei padroni a tutti i lavoratori.

3 Febbraio 2016

Proponiamo un articolo di qualche mese fa che mostra un estratto concreto della vita degli immigrati "irregolari" in Italia, in fuga da povertà, fame, guerra.

profughi

Questa estate 2015 ci ha servito una razione particolarmente abbondante di politica borghese dai toni razzisti e apocalittici nei confronti dell'immigrazione via mare in Italia: oltre al solito allarmismo sproporzionato verso gli sbarchi nelle coste del meridione italiano, la marea montante della nuova Lega “nazionale” di Salvini e l'incubo allucinato di uno sbarco di militanti dell'ISIS in Italia hanno contribuito a diffondere una mentalità razzista e reazionaria, in particolar modo tra le stesse masse lavoratrici, portate a credere alla storia falsa degli immigrati che ruberebbero il lavoro, quando questi ultimi contribuiscono al PIL italiano per circa l'8% pur ricevendo mediamente molti meno fondi e servizi dallo Stato rispetto alla media dei residenti. Si è anche diffusa la credenza che i migranti sbarcati sulle coste italiane ricevano automaticamente, per un periodo non ben determinato, “stipendi” giornalieri di 25, 35, 50 euro… e chi più ne ha, più ne metta. Insomma, basta superare vivi il viaggio attraverso il Mediterraneo e la vita da nababbi in Italia è assicurata. La realtà è ben diversa: basterebbe parlare coi diretti interessati per capire come stiano veramente le cose. È quello che abbiamo fatto, incontrando gli immigrati ospitati (o meglio, rinchiusi) all'Hotel Splendid di Cesenatico e i volontari dell'associazione locale No borders che, senza alcun riconoscimento né rimborso dallo Stato, si occupa di aiutare in tanti aspetti della vita quotidiana questo gruppo di 76 persone (luglio 2015), perlopiù giovani tra i 18 e i 35 anni, provenienti quasi tutti dall'Africa centrale e dal Bangladesh. Come in tanti altri punti di parcheggio-reclusione dei migranti, la gestione dell'assistenza è stata affidata, tramite un bando al ribasso, a una cooperativa, la Cad di Forlì (gruppo Emtour), con un introito giornaliero di 35 euro a “ospite”, una spesa vista di vitto e alloggio di circa 20 euro e il resto… meno se ne spende, più ce n'è per la cooperativa, al netto di spese igieniche, medicinali e di alfabetizzazione nella lingua italiana (che in realtà è perlopiù offerta gratuitamente dai volontari No borders), oltre che a un lauto stipendio di… 2,5 euro al giorno per ogni immigrato. Non è un caso che la precedente gestione razionasse la colazione con dosi degne di una città sotto assedio.

Nel caso di Cesenatico, i primi migranti (smistati da Bologna) sono arrivati il 15 settembre 2014 e fino a fine ottobre sono stati alloggiati un altro hotel, sempre a Cesenatico. Il proprietario di tale hotel ha poi stracciato il contratto a causa della pressione dei partiti di destra e della Lega, che hanno in mano il consiglio comunale e che, specie nel caso della Lega, sfruttano e amplificano qualsiasi criticità per portare avanti campagne politiche dai toni razzisti.
Gli immigrati, al contrario di come li si vorrebbe dipingere, in questo come in altri casi subiscono con fin troppa pazienza quella che di fatto è una reclusione quasi a tempo pieno per mesi e mesi, cercando di passare attraverso una lunga procedura burocratica fatta tipicamente di un permesso di soggiorno temporaneo (3 mesi) e di una abilitazione al lavoro dopo ben 6 mesi dall'arrivo.
Questa condizione tutt'altro che piacevole è il proseguimento, praticamente in tutti i casi di chi arriva dall'Africa sub-sahariana, di un viaggio da incubo lungo il deserto del Sahara e poi su barconi ultra-affollati tra le coste libiche e quelle italiane. Un viaggio che, prima di approdare al mare, è esposto a pericoli continui: scarsità di viveri e acqua nella traversata del Sahara, maltrattamenti di ogni tipo, detenzione o necessità di nascondersi una volta arrivati in Libia, aspettando di poter salire sui barconi. In Libia, con la guerra civile in corso, i migranti sono esposti alle scorrerie di bande di briganti, dedite a derubarli, farli sbattere in prigione e persino a ucciderli.

Ci si chiederà: ma perché queste persone si espongono a tali pericoli? Non ci sarebbe un'alternativa? Effettivamente, alcuni esponenti “filantropi” della politica borghese hanno proposto di attrezzare un meccanismo di emigrazione controllata tramite le ambasciate dei vari paesi. Questa proposta va però del tutto contro la realtà dei fatti: chi cerca di approdare in Europa scappa da situazioni del tutto tragiche che comprendono carestie, tassi di disoccupazione nazionale del 50% (non 13%, non 25%, ma 50 o 60% !), guerre e conflitti tra bande armate su scala regionale, situazioni di aspra lotta politica e quindi di pericolo personale (come spesso succede dopo i tanti colpi di stato e cambi di governo “movimentati” in Africa). L'alternativa, in molti casi, è tra la certezza di una vita di solito piena di stenti e violenta e la possibilità di un futuro minimamente decente in Europa (non solo in Italia, visto che tanti poi proseguono per altri paesi dell'Unione Europea).
Non fosse abbastanza, gli immigrati (che spesso non riescono a farsi riconoscere lo stato di “profughi” o “rifugiati politici”, ovviamente per le modalità poco documentate con cui sono costretti a fuggire e per le situazioni politiche poco chiare dei loro paesi) sono oggetto di persecuzione politica: i recenti casi eclatanti in Veneto e fuori Roma hanno confermato come i fascisti e i reazionari in tutte le salse non smentiscano la loro natura di cani sa guardia dei padroni, pronti a sfruttare nuova manodopera in maniera più intensa grazie alla negazione dei diritti sindacali di base e al clima di paura nel quale gli immigrati si trovano a vivere. Cesenatico, nel suo piccolo, replica questi meccanismi: la Lega Nord non ha mancato ai suoi compiti organizzando due presidi contro gli immigrati (che ad oggi non hanno torto un capello a nessuno in città), anche se con una partecipazione modesta, ma con interventi a favore di telecamera del candidato alle regionali Alan Fabbri e del leghista nero anti-migranti, a sua volta immigrato, Tony Iwobi, che Malcom X non avrebbe esitato a definire giustamente “negro da cortile”, venduto ai padroni padani.
Oltre alle manifestazioni ufficiali, si sono verificati anche atti vandalici, con un lancio di sassi notturno che ha infranto diverse finestre dell'hotel e che avrebbe potuto causare feriti anche gravi. In tutto questo clima, il sindaco Buda, fervente cattolico appartenente alla setta di Comunione e Liberazione, continua a fare finta di nulla, a conferma che l'amore fraterno pretesco finisce dove incominciano gli interessi economici e politici della classe dominante di cui i partiti al potere non sono che servili commessi.

Tutto questo mentre i migranti a malapena possono uscire di tanto in tanto dall'hotel, e questo grazie agli sforzi dei volontari che hanno organizzato per loro uscite “turistiche” e attività sportive di gruppo. A conferma dello stato di senza-diritti in cui versano, questi giovani sono stati impiegati nella ripulitura delle strade dopo una grave alluvione a Cesenatico senza il benché minimo riconoscimento ufficiale da parte del comune, né tanto meno alcuna gratificazione economica: nell'era renziana del lavoro gratuito, gli schiavi negr… i fratelli migranti, da bravi ospiti, diano il buon esempio!
Se la destra ha dato il peggio di sé, va registrato che, mentre gran parte della popolazione fortunatamente non ha motivo d'aver paura dei migranti, il mondo politico, sindacale e delle associazioni ha quasi universalmente fatto finta di nulla, evitando di dare la benché minima attenzione agli immigrati, anche in contrasto agli attacchi della destra. Il Partito Comunista dei Lavoratori si è preoccupato di stabilire un contatto con i migranti e con chi concretamente dà loro una mano. Ma c'è poco da meravigliarsi, in fondo: l'unica linea politica che dà una prospettiva credibile ai lavoratori italiani e immigrati rimane quella di chi non ha mai tradito la classe lavoratrice, di chi si impegna ogni giorno per la ricostruzione sana e solida del movimento operaio non a partire da una prospettiva di collaborazione e svendita ai partiti dominanti, non cavalcando ondate populiste xenofobe (come spesso è capitato al Movimento 5 Stelle, entrato nel Parlamento Europeo nello stesso gruppo di partiti ultranazionalisti), ma indicando l'unica prospettiva reale per nuove conquiste da parte degli sfruttati: l'unità nella lotta di classe, l'unità dei lavoratori contro l'attacco dei padroni e del governo alle loro condizioni di vita. Per questo, come PCL, continuiamo a schierarci a fianco dei lavoratori stranieri in Italia: consideriamo interesse del proletariato italiano e internazionale difendere i migranti, che ne rappresentano il contingente più ricattabile e sfruttato; rivendichiamo la lotta contro ogni forma di discriminazione e razzismo, armi usate delle classi dominanti per riaffermare il proprio potere contro una possibile rivolta dei lavoratori e delle classi popolari, per dirottarli invece in una controproducente guerra tra poveri – anche se c'è sempre qualcuno più a nord, più a nord anche dei padani.

In altri termini la battaglia contro razzismo, xenofobia e fascismo è parte integrante della lotta di classe contro il capitalismo e i suoi governi reazionari, per il potere dei lavoratori in Italia, in Europa e in tutto il Mondo.
L'unità dei lavoratori va costruita pertanto anche in difesa dei migranti come di tutti i soggetti vittime di aggressioni razziste: si pone dunque il compito, non delegabile a burocrazie politiche o sindacali ma da portare avanti in massa, di battere la destra estrema e del governo renziano, determinare una svolta politica e sociale e porre le basi per il governo dei lavoratori, l’unico che non dovrà difendere alcun privilegio e non avrà interesse a fomentare la guerra tra poveri.
Come non ci stancheremo mai di ripetere, non è con lotte separate, corporative o interclassiste, che gli sfruttati fanno passi avanti: la giusta rivendicazione dell'abrogazione delle leggi razziste contro gli immigrati va collegata direttamente alla rivendicazione del diritto al lavoro e all'abitazione, alla rivendicazione di servizi sociali, scolastici e sanitari pubblici e gratuiti per i lavoratori e le masse di sfruttati, nativi e migranti; la requisizione, in ogni paese, dei grandi patrimoni immobiliari, per dare reale diritto di abitazione ai senza casa; la ripartizione fra tutti del lavoro esistente, con la riduzione dell'orario di lavoro a parità di paga; la cancellazione delle leggi di precarizzazione del lavoro. Ma questi bisogni basilari non possono essere soddisfatti da questo sistema, dalle classi dominanti, dai loro partiti al governo.
Il solo associazionismo non è sufficiente, e nemmeno il movimentismo è stato in grado di indicare la strada da battere per la risoluzione del problema. La diversa gestione del potere politico è la risposta: solo una società organizzata secondo un principio comunista, cioè una fondata solo sui bisogni del genere umano e non sui profitti, potrà definitivamente cancellare queste sofferenze.

Non c'è una terza via: o continua l'inasprirsi della crisi e l'avanzata degli attacchi padronali in campo economico e politico, o le masse sfruttate, riunite attorno al movimento operaio, impongono una loro via d'uscita, una loro soluzione. Una soluzione che non può separarsi dal conflitto centrale tra capitale e lavoro, tra una manciata di industriali e banchieri e la massa dei lavoratori, cioè di chi produce concretamente la ricchezza della società. Una soluzione, dunque, che non può passare per un'Unione Europea “buona” ma sempre con i capitalisti al potere, come non può passare per fantasiosi riallineamenti euro-mediterranei tra paesi capitalistici “buoni” contro il centro dell'UE “cattivo”. La politica dei fronti popolari1 tra lavoratori e borghesie nazionali “buone” in difficoltà contro quelle egemoni (Italia e Grecia “buone” contro Germania e Francia “cattive”), nega appunto la contraddizione di fondo tra interessi degli sfruttati e degli sfruttatori, prospettando le sonore sconfitte che i fronti popolari (caso eclatante quello della guerra civile spagnola del '36-'39) hanno sempre prodotto, aprendo a suo tempo la strada alla catastrofe della Seconda Guerra Mondiale.

Solo un governo dei lavoratori, in ogni paese e su scala europea, può seriamente affrontare la tragedia migratoria, sconfiggere definitivamente il razzismo e il fascismo, nell'interesse comune degli sfruttati. Solo gli Stati Uniti Socialisti d'Europa possono incoraggiare anche negli altri continenti la lotta e ribellione degli sfruttati contro la dominazione del capitalismo e dell'imperialismo, per il loro abbattimento (senza fede in impossibili riforme del sistema e in balorde alleanze con i propri nemici di classe). Solo facendola finita con i padroni si potrà spazzare via i venti di guerra che soffiano sempre più forte e fermare la catastrofe imminente.

Giacomo Turci e Leo Evangelista

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