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Grecia: il governo Tsipras ratifica accordi politici, economici e militari con Israele e cancella la solidarietà con il popolo palestinese
29 Gennaio 2016
Al governo Tsipras fa gola il gas naturale israeliano e Benyamin Netanyahu chiede in cambio patti e alleanze strategiche politiche e militari con la Grecia. Accordo fatto sulla testa del popolo palestinese. Tutto è stato ratificato in un incontro tra i due governi a Cipro. Mai prima, sia in Grecia che in Europa, dei leader di destra che di sinistra avevano stipulato delle alleanze così forti con Israele, paragonabili fino a ieri solo con quelli in atto con gli USA.
La “chiave” è il gas naturale israeliano, che dalle sue coste dovrebbe passare tramite un metanodotto da Cipro fino in Grecia e raggiungere l’Europa.
Panos Kammenos, ministro della difesa del governo Tsipras, a Tel Aviv, già a luglio aveva firmato col ministro israeliano della difesa, Moshe Ya’alon, un accordo militare.
Kammenos, fondatore del partito di destra Anel, ha scelto il momento in cui la Grecia era presa dalla questione del debito. L’«Accordo sullo status delle forze», ha comunicato il Ministero greco della difesa, stabilisce il quadro giuridico che permette al «personale militare di ciascuno dei due paesi di recarsi e risiedere nell’altro per partecipare a esercitazioni e attività di cooperazione».
Non solo. Sul tavolo dell’accordo di Cipro sono state messe sul piatto anche questioni geopolitiche dell’area. In particolare si è parlato dei “pericoli” provenienti dall’ Iran. Kammenos e Tsipras hanno pertanto rafforzato il ruolo della Grecia dentro la NATO e creato di fatto una rete di alleanze che inquadra al suo interno anche l’Arabia Saudita e l’Ucraina. Significativa la dichiarazione del segretario generale Stoltenberg, dove la Grecia è vista come un forte alleato che spende oltre il 2% del pil per la difesa.
In questo quadro, le vittime sacrificali sono la Palestina, i territori occupati e i diritti umani.
Tsipras, ancora una volta, se ce ne fosse stato bisogno, si dimostra cinico e spregiudicato. Ma nello stesso tempo getta la maschera di quello che è ancora visto come un campione dei diritti dei popoli in Europa da quei riformisti che non sanno più a che santi rivolgersi per la continuità di un riformismo che non ha più alcuna carta credibile da giocare.








