Dalle sezioni del PCL

Il processo a Sultan Wali Khan, Imitias Khan e Yhaha Khan, prove di stato d’assedio a Sassari

27 Dicembre 2015

Ingresso del tribunale blindato (fonte: La Nuova Sardegna)

Si è aperto il 17 dicembre a Sassari il processo a Sultan Wali Khan, Imitias Khan e Yhaha Khan, ritenuti alla testa di una presunta cellula olbiese di al-Qaeda, in un clima, per un giorno, quasi da stato d’assedio che sembrava riecheggiare quello di Parigi e Bruxelles, con le vie intorno al tribunale chiuse al traffico - auto parcheggiate rimosse - e blindate da un ampio schieramento di forze a presidio di strade e tetti dell’area adiacente il tribunale di Sassari.

Gli imputati intanto continuano a dichiararsi innocenti. È significativo che, mentre sono sotto processo in Italia, come afferma uno degli avvocati: «nessuno degli arrestati è stato indagato in patria, nonostante le pesantissime accuse di strage di cittadini e di attacchi alle istituzioni politico-militari del Pakistan», e che, ancora, come assicurano gli avvocati «il gruppo sia stato prosciolto da ogni accusa in Pakistan», «motivo per cui il paese islamico non si sarebbe costituito parte civile» (La Nuova Sardegna, 17 dicembre 2015). Tutto si baserebbe su delle “equivoche intercettazioni”, dicono gli avvocati, «che partono dal lontano 2005, quando una prima inchiesta venne aperta e poi archiviata perché nulla venne scoperto contro l’attuale gruppo di imputati.» (La nuova Sardegna).

È davvero difficile immaginare che sia possibile, anche perché sarebbe stupido, pensare di poter pianificare ed organizzare un attentato della portata di quello di Peshawar del 2009, giudicato il più grave della storia del paese, da parte di un gruppo di immigrati risiedenti in una cittadina a migliaia di chilometri di distanza, in un paese “nemico”, in pieno regime giuridico internazionale di “guerra al terrorismo”, in un territorio, come quello della Sardegna, che, data la sua importanza strategica per la presenza di importanti basi e poligoni militari, è da ritenere particolarmente “attenzionato” da parte dei servizi di sicurezza. L’organizzazione di simili attentati richiede la presenza di una struttura logistica sul territorio degli eventi ben organizzata e protetta, condizioni che a miglia di chilometri di distanza è molto difficile immaginare di poter garantire o controllare. Vi è però un altro aspetto che appare invece più significativo ad un osservatore realmente attento: tanto i talebani (“Tehrik-i-Taliban Pakistan”, “Movimento talebano del Pakistan”) che al-Quaeda hanno negato fin dal principio il loro coinvolgimento nell’attentato al Mena Bazar del 2009, condannandolo pubblicamente. Infatti, con una e-mail inviata, in quell’occasione, a tutti media, al-Quaeda dichiarò pubblicamente di non mettere bombe nei bazar e nelle moschee, aggiungendo che altre forze «che vogliono diffamare la jihad e i rifugiati sono dietro l’attacco bomba» (The New, 29 ottobre 2009, riportato in wikipedia). Questo fatto dovrebbe per lo meno porre qualche dubbio sulla matrice jihadista dell’attentato.

Alcuni elementi, invece, a partire dalle “equivoche intercettazioni” denunciate dagli avvocati, fanno pensare ad un vecchio copione, già visto in Sardegna alcuni anni fa, ma con attori differenti. Ci riferiamo al periodo della famigerata “Operazione Arcadia” e dell’arresto di un gruppo di compagni e compagne indipendentisti comunisti, accusati di progettare attentati vari in Sardegna e contro il G8, sulla base di intercettazioni giudicate, anche allora, dagli imputati, altrettanto equivoche, ma che furono sufficienti a fargli subire oltre due anni di carcere preventivo, per poi essere rilasciati, e il calvario di processi che ancora non sono terminati.

Ciò che invece sinora è mancata è una seria inchiesta sui reali retroscena dei fatti del Bataclan di Parigi, e sul come sia stato possibile che un gruppo di attentatori, alcuni dei quali già noti e sotto controllo da anni, perché schedati dalle forze dell’ordine francesi come minaccia per la sicurezza nazionale, abbia potuto agire così facilmente. Una cosa è certa: l’attentato del Bataclan si è rivelato un ottimo pretesto per il governo imperialista francese e i governi occidentali per intensificare l’intervento di aggressione in Siria, Libia e Medio Oriente, e imporre lo stato d’assedio in casa. Questi due aspetti confermano una cosa: che la pulsione imperialista del capitalismo decadente, nella sua crisi storica inarrestabile, combina e persegue due obbiettivi necessari di politica estera ed interna: intensificare ed approfondire, da una parte, la “crociata” del capitale finanziario internazionale alla riconquista delle ex colonie in Africa, Medio Oriente ed Asia sino all’obbiettivo finale di una sottomissione della Russia e Cina da ridurre a semicolonie; e procedere, dall’altra, usando il pretesto della difesa dalla minaccia terrorista interna, alla liquidazione della democrazia politica in Occidente, condizione indispensabile per fronteggiare la rivolta sociale contro la crisi. Per questo il proletariato deve rifiutarsi di arruolarsi in quella che, con il pretesto di una guerra contro il terrorismo, è in realtà una guerra dichiarata dal capitalismo in putrefazione ai proletari e agli sfruttati di tutto il pianeta.

La sezione provinciale di Sassari del Partito Comunista dei Lavoratori si associa ancora una volta alla richiesta di libertà per Sultan Khan e gli altri imputati!
Fa appello agli elementi autenticamente democratici della magistratura, gli stessi che perseguirono e indagarono lo stragismo neofascista e di Stato contro il movimento operaio italiano, a non prestarsi e smascherare la politica di repressione e intimidazione dell’imperialismo e il sovversivismo dei governi borghesi!
Difende il diritto del popolo afghano ad insorgere e resistere contro l’occupazione militare dell’imperialismo USA e della NATO!
Denuncia alleanze militari come la NATO, l’occupazione militare della Sardegna, e le mire imperialiste dei governi italiano, francese, inglese, USA e dell’UE, su Libia, Siria, Iraq, Iran, Afghanistan, Cina, Russia, come la sola e principale minaccia alla pace e alla sicurezza di tutti i popoli!
Fa appello alla mobilitazione organizzata della classe operaia, dei lavoratori salariati, delle masse popolari e sfruttate dell’Unione Europea e degli USA per rovesciare i propri governi guerrafondai e affamatori!
Ricorda che solo la mobilitazione di massa, rivoluzionaria e socialista, del proletariato nordamericano e dell’Unione Europea per rovesciare i rispettivi governi borghesi può scongiurare il precipitare dell’umanità in una nuova carneficina mondiale: una guerra fratricida tra i popoli d’Oriente e d'Occidente, e riaprire una prospettiva realmente socialista e progressiva per i popoli del Medio Oriente che l’aggressione imperialista ripresa nel 1991, il collasso dei vecchi regimi borghesi nati dalle rivoluzioni anticoloniali del secolo scorso, la crisi internazionale della direzione socialista rivoluzionaria e i limiti dell’islamismo e del jihadismo hanno condotto nel vicolo cieco di un guerra fratricida e settaria in Iraq e Siria che solo agevolerà i programmi già lordi di sangue dell’imperialismo.

Partito Comunista dei Lavoratori - sezione di Sassari

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