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Roma: per un bilancio di classe della giunta Marino

Contro l'opportunismo della sinistra. Dalla parte dei lavoratori e delle lotte

6 Novembre 2015
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La storia del sindaco Marino e della sua amministrazione è giunta ormai al capolinea, col definitivo commissariamento del comune di Roma e nel contesto di un rimescolamento delle carte in gioco tutto interno al comitato d’affari della borghesia romana, dei suoi partiti e del governo nazionale.

Dal versante dei lavoratori e della sinistra, tutte le vicende, da un lato degli scandali di corruzione, dall’altro dei pesanti attacchi che sono stati portati avanti dalla giunta “progressista” contro i lavoratori romani, rappresentano sicuramente un elemento chiarificatore sulla realtà del capitalismo, e non solo "sotto il Cupolone".

Ma se c’è una lezione fondamentale (una delle tante) da trarre in merito alla vicenda è sicuramente quella del fallimento ideologico e materiale della sinistra riformista, in particolar modo di SEL, principale soggetto a sinistra del PD e suo alleato nella giunta ora dimessa.

Dall’inizio della giunta Marino fino al suo epilogo, il partito di Vendola si è rivelato nient’altro che la stampella “sinistra” delle politiche antipopolari e di austerity che sono state attuate a livello locale. Si è trattato forse di un “errore” o di una ”eccezione”? Tutt’altro: si è trattato dell'attuazione locale della strategia nazionale su cui si è fondata da sempre la politica di SEL, e del riformismo in generale (la stessa strategia di Rifondazione Comunista fin dalla sua nascita, prima di essere ciclicamente scaricata dal PD). Una strategia di compromesso col grande capitale e i suoi partiti; la stessa che negli anni passati ha sostenuto e coperto i governi nazionali di centrosinistra e le sue politiche di attacco ai diritti dei lavoratori e di guerra imperialista; la stessa politica che, privando le masse popolari di un riferimento di classe e di sinistra, ha spianato e sta spianando la strada dello scenario locale e nazionale alle forze più reazionarie oggi in campo (dal populismo del Movimento 5 Stelle alla Lega neolepenista di Salvini, fino a Casa Pound, passando per i vari rottami del berlusconismo, e anche in questo caso Roma è all'avanguardia). Questa strategia è da SEL portata conseguentemente fino in fondo, e fa sì che le scelte di quel partito siano ormai impensabili se non all'interno delle istituzioni e delle amministrazioni, e in funzione della permanenza in esse.

La vicenda romana lo conferma apertamente. Fino all’ultimo, il partito di Vendola a Roma è stato fedele alla giunta Marino. È stato fino alla fine la forza politica che più di tutte ha tentato di mantenere in piedi il sindaco.

Le ultime dichiarazioni, prima del commissariamento di Roma, degli esponenti romani di SEL hanno confermato questa linea; basti leggere l’ultima intervista al Manifesto a Gianluca Peciola (capogruppo consiliare di SEL), in cui sosteneva la probabilità di una nuova fiducia a Ignazio Marino, sperando nella svolta di un Marino bis, "più di sinistra”, in nome di una discontinuità della sua giunta rispetto al passato.

La domanda che si pone è: quale discontinuità? La giunta Marino si è inserita appieno in un contesto di continuità con le politiche delle giunte precedenti, all'interno del perdurare della grande crisi capitalista: un contesto ovunque e sotto ogni forma caratterizzato da un aggravamento dell’attacco delle classi possidenti contro il mondo del lavoro.

È in questo contesto che sono stati portati avanti i tagli ai servizi pubblici (asili comunali, mense scolastiche) e l’aggressione senza precedenti al contratto dei lavoratori municipali (che prevede, tra le altre cose, il taglio del salario accessorio e la riduzione dei permessi sindacali). Per non parlare dell’indegna campagna pubblica di Ignazio Marino contro i lavoratori dell’ATAC (l’azienda del trasporto pubblico locale) che, con la solita retorica sui “fannulloni”, sta portando ad un taglio del salario dei dipendenti e all’aumento massacrante dell’orario di lavoro (mentre gli stipendi d’oro dei dirigenti rimangono tali). Un quadro di continuità, anzi di coincidenza con la politica antioperaia del governo Renzi. Il tutto mentre si è spianato il terreno all’elargizione di enormi fondi pubblici per il Giubileo del populista Francesco I e nel contesto di emersione dilagante della criminalità "di ordinaria amministrazione" nell’economia, negli uffici e nel governo romani, col radicato e inestricabile intreccio affaristico tra bande le criminali del capitale e le forze politiche di entrambi gli schieramenti.

Il Partito Comunista dei Lavoratori è sempre stato al fianco dei lavoratori di Roma. Lavoratori che spesso hanno risposto con la lotta, come nel caso dei lavoratori comunali o delle aziende municipalizzate. Quella del PCL è stata una presenza riconoscibile, che ha inserito all'interno delle lotte le parole d’ordine dell’unificazione delle vertenze in corso, dei comitati di autorganizzazione e dello sciopero ad oltranza. Esattamente dall’altra parte della barricata rispetto a SEL, che invece è stata fino all’ultimo il baluardo del centro borghese e della sua giunta comunale.

È proprio a partire dalle ragioni della classe lavoratrice, che ha subito a Roma un trattamento senza precedenti, e che farà da laboratorio per i lavoratori pubblici in altre città e a livello nazionale; è proprio a partire dalla coerente e conseguente opposizione alla giunta Marino, come alle giunte borghesi precedenti, che il Partito Comunista dei Lavoratori sarà presente in prima fila, con il suo programma, agli appuntamenti di lotta immediati e futuri, su qualsiasi terreno essi si svolgeranno.

A.C.

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