Interventi

Contro l'uso capitalistico della scuola

6 Novembre 2015

È necessario, se non si vuole restare nel campo delle riforme borghesi, spingersi oltre la richiesta di una scuola statale, gratuita e per tutti, in quanto essa non può, anche essendo pubblica, non provvedere ad un indottrinamento ideologico ed una preparazione funzionale al capitale. Lo Stato non è mai soggetto neutrale.

Attualmente la linea politica dei partiti di sinistra sulle problematiche scolastiche è quella di una difesa della scuola pubblica dagli attacchi tesi ad una sua privatizzazione ed alla trasformazione della scuola in azienda alla stessa stregua delle società con fini di lucro, rivendicando fondamentalmente una scuola pubblica per tutti, gratuita, con maggiori risorse da destinarsi sia per quanto riguarda gli emolumenti degli insegnanti sia per il materiale didattico e formativo.
Il capitale ha chiaramente tutto l'interesse a privatizzare la scuola statale in modo che risponda al meglio alle sue logiche di profitto e di gestione di quella forza lavoro che si va man mano ad inserire nel processo produttivo. Se questa azione di privatizzazione non le è possibile, la borghesia predilige scegliere i suoi rampolli nella scuola privata, più legata ai suoi interessi aziendali.
Le ultime leggi approvate dai vari governi sia di centro-sinistra sia di centro-destra in materia scolastica spingono sempre più verso una privatizzazione della scuola pubblica. Gli aiuti dello Stato alla scuola privata e l'abbandono ed il disastro economico in cui è tenuta quella pubblica, mirano sostanzialmente a favorire lo spostamento delle masse scolastiche verso le scuole private e favorire la trasformazione normativa per la creazione di aziende scolastiche private con scopi di lucro.
Scuole a pagamento per tutti in una logica di mercato della cultura.
I figli della classe operaia, sia nella scuola statale sia nella scuola privata, sono plasmati in funzione dell'attività lavorativa che potenzialmente dovranno svolgere. In questo processo di formazione della forza lavoro, sia in quella tecnico-specialistica che in quella di formazione generica, la classe operaia agisce come oggetto di questo lavoro di formazione, come materia grezza da plasmare, da irreggimentare, da trasformare per renderla fruibile nel processo produttivo, cioè come merce forza-lavoro da inserire nei processi di valorizzazione del capitale. I programmi scolastici e l'azione dell'insegnante devono procedere secondo una direttiva di adattamento della futura classe operaia alle esigenze del capitale. Il frutto dell'azione degli insegnanti, che essi ne siano coscienti o meno, è quello di preparare una classe operaia docile, flessibile e tecnicamente adattabile per il processo lavorativo. In questo processo di formazione la classe operaia ed i suoi figli sono quindi fondamentalmente soggetto passivo proprio perché futura merce da forgiare e da presentare nel mercato del lavoro e quindi il più possibile appetibile per gli obiettivi e gli interessi del capitale. Come merce in formazione è necessario per il capitale che il legame tra capitale e scuola sia di subordinazione degli interessi di questa a quello. In virtù di questa logica il capitale privilegia in primo momento il rapporto con le scuole private, ma successivamente provvede a piegare la scuola pubblica ai suoi interessi, attraverso leggi che tendono alla sua privatizzazione.
Una formazione intellettuale che si presentasse non necessaria o una formazione prettamente di carattere dirigenziale, quale quella universitaria, deve per forza di cose essere progressivamente preclusa alla classe operaia - destinata come si è detto a quei processi di valorizzazione che prevedono preparazione generica o capacità tecnico specialistiche non dirigenziali e quindi capacità medie - attraverso il numero chiuso di iscritti alle varie facoltà od attraverso l'aumento delle tasse scolastiche.
Così pure una formazione culturale generalizzata insufficiente sarebbe dannosa per il capitale, che da una parte se rende obbligatoria la scuola fino ad una certa età lo fa soltanto per motivi di profitto e non per bontà o filantropia nei confronti della classe operaia, dall'altra se ne impedisce una maggiore acculturazione è perché gli serve una merce forza-lavoro con conoscenze proporzionate al grado di sviluppo delle forze produttive ed all'inserimento nel processo produttivo a cui destinarsi questi ultimi.
La preparazione universitaria è gioco forza destinata a restringersi ai ceti più abbienti.
Gli ostacoli ed i freni agli accessi universitari sono chiesti a gran voce anche dalle varie corporazioni o ordini, non fosse altro che per conservare i loro privilegi di casta ed evitare una concorrenza eccessiva tra i loro membri che ne sminuirebbe il valore, proprio in virtù di quelle regole del mercato, per cui una maggiore offerta di merce ne determina un abbassamento del suo prezzo.
Risulta evidente che la classe operaia ha la necessità di assumere nelle sue mani la funzione di educazione dei propri figli dalla scuola materna fino all'università, non potendo lasciare questa funzione nelle mani della piccola borghesia e del ceto medio, permettendo così ai propri figli di accedere ai gradi più alti dell'istruzione resa gratuita per tutti e, unendo in se attività manuale e attività intellettuale, educando ed educandosi, cioè provvedendo essa stessa alla sua educazione e formazione, evitando quella manipolazione ideologica e quei criteri di giudizio basati su un verifica dell'asservimento idiota ai valori borghesi, ponendo successivamente le basi per un superamento della vecchia divisione tra lavoro manuale ed intellettuale.
L'unità di lavoro manuale e lavoro intellettuale, per i soli figli della classe operaia, all'interno del capitalismo, non risolve nessun problema di quelli sopra descritti, ma anzi li rende più insopportabili, in quanto si sottopongono questi al massacro del lavoro di fabbrica e all'indottrinamento ideologico. L'unità tra lavoro manuale ed intellettuale deve realizzarsi necessariamente in tutti i campi del vivere sociale.
È necessario, se non si vuole restare nel campo delle riforme borghesi, spingersi oltre la richiesta di una scuola statale, gratuita e per tutti, in quanto essa non può, anche essendo pubblica, non provvedere ad un indottrinamento ideologico ed una preparazione funzionale al capitale. Lo Stato non è mai soggetto neutrale.
È evidente che il superamento di queste contraddizioni diventa possibile solo se la classe operaia riesce a ridurre il tempo di lavoro passato in fabbrica ed a trasformarlo in tempo di educazione per sé e per i suoi figli, assumendo la direzione della scuola, della fabbrica, del territorio, in breve dell'intera attività sociale, in una prospettiva di abolizione della proprietà privata che è alla base della divisione tra lavoro manuale e lavoro intellettuale.

Salvatore Cappuccio

CONDIVIDI

FONTE