Dalle sezioni del PCL

LOTTA DI CLASSE - 8 OTTOBRE 2015

Bollettino Nazionale del PCL per Fincantieri

8 Ottobre 2015

“ L' emancipazione dei lavoratori sarà opera dei lavoratori stessi !! “ (K.Marx)

EDITORIALE :

IL CASO VOLKSWAGEN: LA REALTA' DEL CAPITALISMO

Il “caso” Volkswagen occupa da giorni il commentario pubblico della stampa borghese.
Ovunque fior di esperti, economisti, autorità di governo, in particolare in Europa, si interrogano sulle ricadute del “diesel gate” sul capitalismo mondiale. È comprensibile.

In un' economia internazionale segnata dal rallentamento dello sviluppo cinese, dalle difficoltà di una ripresa europea gravata dalla difficoltà della stessa (modesta) crescita tedesca, il caso Volkswagen aggiunge nuovi effetti potenzialmente dirompenti.

La debolissima ripresa capitalistica del continente dipende infatti in larga misura dalla forte ripresa dell'industria automobilistica. In Italia, ad esempio, in termini sostanzialmente esclusivi. Un calo o addirittura un crollo del mercato automobilistico potrebbe avere un effetto di trascinamento recessivo in tutta l' Europa, con conseguenze indubbie sulla ripresa mondiale.

Ma ciò che colpisce del commentario pubblico, anche a sinistra (vedi Il Manifesto), è l'assenza clamorosa di ogni riflessione sul significato rivelatore del “caso” circa la natura stessa del capitalismo. Per anni e decenni, tante culture “progressiste” ci hanno spiegato le virtù del “capitalismo renano” rispetto al “capitalismo anglosassone”, a dimostrazione della possibilità di un “capitalismo etico”, “sociale”, “partecipativo”, “attento all'interesse generale”.

Questa campagna ideologica, che ha unito un vasto arco politico e sindacale (dal liberalismo borghese ai gruppi dirigenti FIOM), è stata talmente ossessiva da resistere persino all'evidenza delle politiche antioperaie di precarizzazione del lavoro (mini Job) e di disarticolazione dei contratti nazionali portate avanti dal capitalismo tedesco a partire dai primi anni 2000.

Persino la rapina del capitale finanziario tedesco (e francese, e italiano) ai danni della Grecia, e le dannate politiche di austerità a trazione tedesca - che pure hanno prodotto una diffusa reazione in Europa (talvolta con tratti sciovinisti) - hanno risparmiato il mito ideologico del cosiddetto “capitalismo renano”.

Paradossalmente, proprio la Volkswagen ha recitato il ruolo di testimonial di cotanta virtù. Quante volte il profilo virtuoso Volkswagen è stato contrapposto come modello di riferimento allo stile del padronato FIAT?

Ora si scopre che la virtuosa Volkswagen ha prodotto migliaia di tonnellate di veleno in giro per il mondo, truffando ogni regola; che gli ambienti istituzionali tedeschi, che partecipano al capitale aziendale (incluse le banche territoriali dei Land) hanno coperto la truffa; che la burocrazia sindacale tedesca, chiamata a “vigilare”, ha chiuso un occhio a tutela dei padroni; che gli operai saranno chiamati a pagare i crimini dei loro capitalisti mentre i manager aziendali responsabili prendono buonuscite faraoniche di decine di milioni; che esiste infine il fondato sospetto che le condotte truffaldine della Volkswagen, siano in realtà praticate in varie forme anche dalle altre case automobilistiche concorrenti, che infatti osservano sul caso un silenzio diplomatico sin troppo eloquente.

La verità che emerge allora dal “caso” Volkswagen è molto semplice: non esiste e non può esistere alcun capitalismo “buono”. La dittatura del profitto è l'unica vera legge inossidabile del mercato. A dispetto di ogni altra legge, e di ogni valore morale.

Solo una rivoluzione socialista può cambiare le cose, e mettere fine alla dittatura del profitto.

ECHI:

VERTENZA CIA: RIPARTE LA LOTTA DEI LAVORATORI

Lo sciopero nazionale del 2 Ottobre scorso (di 4 ore alla fine di ogni turno) ha paralizzato l' attività produttiva in tutti gli stabilimenti di Fincantieri. E altri scioperi simili sono già in programma per tutto il mese di Ottobre. Riparte così la lotta per protestare contro la disdetta dell' accordo integrativo compiuto dall' Azienda ad Aprile scorso. Una disdetta che, tra l' altro, si è tradotta nella sospensione del premio annuale di risultato: un taglio di salario di circa 3 mila euro in meno solo per quest' anno. Altri punti di contrasto tra azienda e lavoratori sono il sistema degli orari di lavoro, i permessi individuali, le quote di salario (che l' azienda vuole completamente variabile e legato agli utili di bilancio), il demansionamento e i controlli a distanza mediante microchip nelle scarpe. C' è poi il tema del lavoro in appalto e in sub-appalto, dove vige una situazione di massima illegalità -non solo contrattuale- al solo scopo del massimo ribasso dei costi. Ed è a rischio il futuro dei cantieri di Cast.mare di Stabia e Palermo.

PER UNA LOTTA AD OLTRANZA

Nella vertenza sul contratto integrativo, gli scioperi hanno registrato, più volte, punte molto alte di adesione, ma nonostante ciò l' azienda continua a mantenere le sue posizioni iniziali. Secondo noi, perciò, è necessario passare ad un livello superiore di lotta: sciopero prolungato, coordinato e concentrato in tutti i cantieri e sostenuto dalla costituzione di una cassa di resistenza. Se i sindacati di settore non accettano di fare queste cose, allora che siano i lavoratori stessi a farlo, mediante la costituzione di un coordinamento di lotta tra delegati e lavoratori Fincantieri e delegati e lavoratori delle ditte d'appalto, che sia autonomo dai sindacati, e che abbia il compito di guidare, a maggioranza, questa lotta . In ogni caso, il PCL starà comunque dalla parte dei lavoratori, contro ogni loro svendita e a sostegno di questa importante lotta.

PROVE DI REPRESSIONE IN FINCANTIERI

Nei giorni scorsi i capi e i dirigenti dello stabilimento di Palermo hanno provato a fare pressione sui dipendenti per convincerli, in maniera ricattatoria, a firmare una dichiarazione in cui ciascuno s' impegna a non scioperare in cambio del lavoro. Il motivo pretestuoso sta nella richiesta di un armatore di garantire che i lavori di riparazione e manutenzione di una sua nave non subiscano ritardi. Altrimenti niente commessa. E si capisce cosa ciò significhi in un cantiere in perenne deficit di commesse, spesso interessato dalla cassa integrazione, anche a causa dei tentennamenti governativi e dei mancati investimenti per l' ampliamento dei bacini di carenaggio. Solo i rappresentanti della Fiom si sono rifiutati di firmare la dichiarazione e stanno tuttora invitando i lavoratori a non farlo. Lo scorso Agosto la Fincantieri di Marghera ha denunciato quattro compagni della FIOM, di cui due militanti del PCL, con la falsa accusa di “lesioni private”. Dopo lo sciopero del 14 maggio scorso, due compagni della FIOM erano stati costretti ad esporre querela per denunciare le violenze subite dal responsabile della sicurezza di Fincantieri, che nell’intento di fare entrare un gruppo di crumiri ha aggredito con spintoni i compagni posti ai presidi dei cancelli. In risposta la Fincantieri ha lanciato ad Agosto le controquerele: un atto ritorsivo e provocatorio che capovolge la realtà, un atto di rappresaglia contro chi lotta tutti i giorni per difendere il lavoro e le sue condizioni. Per l’azienda colpire chi tiene testa alla lotta (Marghera) e/o difende i propri diritti costituzionali (Palermo) vuol dire colpire direttamente i lavoratori che non si vogliono piegare al volere e ai ricatti aziendali. E la sola risposta veramente efficace a tutto ciò è la lotta unitaria in tutti i cantieri. Perchè un attacco fatto a un lavoratore è un attacco fatto a tutti.!



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PCL - GENOVA

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