Interventi

Boicottare la legge 107, sconfiggere Renzi!

30 Settembre 2015

La Buona Scuola, nota come legge 107, corona il sogno europeo sull'istruzione cominciato alla fine degli anni '90 con il “Processo di Bologna”, promosso in Italia dal ministro Luigi Berlinguer.

La strada era stata spianata dalla vittoria della riforma Ruberti ed ogni cambiamento successivo, tanto di centro-destra quanto di centro-sinistra, è stato caratterizzato da rovinose modifiche strutturali. Il legame scuola-impresa, leitmotiv delle riforme, ha una doppia articolazione: finanziamenti di privati e possibilità di trasformare le scuole in fondazioni; impiego di forza-lavoro giovanile in maniera gratuita o sottopagata sottoforma di stage.

In generale l'esistenza di un esercito di disoccupati e precari qualificati è funzionale all'imposizione di politiche filopadronali con conseguenze devastanti: allungamento dell'orario di lavoro, abbassamento dei salari e diminuzioni delle tutele sindacali. Attraverso la legge 107 si vuole imporre il jobs act in tutti i settori della Pubblica Amministrazione a partire dagli insegnanti.

Lo sciopero del 5 maggio è stata la prima risposta di massa da parte dei lavoratori contro la riforma, con obiettivi chiari: stabilizzazione dei precari, no alla chiamata diretta, no alla differenziazione degli stipendi. Gli strumenti sono stati diversi: mobilitazioni, boicottaggio test invalsi e blocco degli scrutini.

Nonostante la sconfitta, la volontà di ricominciare a lottare ha dato le prime avvisaglie con l'inizio del nuovo anno scolastico. A partire da ciò abbiamo deciso di proporre riflessioni e proposte. Il maggio 2015 non è lontanamente paragonabile al glorioso '68, poiché una parte importante della scuola deve ancora esprimersi adeguatamente: gli studenti.

Dopo la sconfitta storica del movimento della Pantera i giovani sono riusciti, in alcune fasi, a creare potenziali condizioni di cambiamento sociale. Sono stati traditi dalla “sinistra”, dalle burocrazie sindacali e depotenziati dall'assenza di un movimento operaio organizzato. Gli insegnanti da soli non hanno forza sufficiente: la loro vertenza va unita ad altre vertenze con una mobilitazione prolungata e su una piattaforma generale che riguardi i punti fondamentali del lavoro: tempo, salario, tutele.

Dal mondo della scuola deve partire l'appello per uno sciopero generale e al contempo una critica radicale ad una scuola paternalista, dequalificante e funzionale al capitale; tutt'altro che buona.

PCL - Sezione di Pavia "Tiziano Bagarolo"

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