Dalle sezioni del PCL
Giustizia per le vittime degli inquinatori a P.Torres e nel Sulcis-Iglesiente/ Espropriazione e galera per gli inquinatori/ No al V gruppo a carbone nella centrale elettrica di Fiume Santo/ Un piano economico di risanamento ambientale/ Una lotta di popolo
23 Settembre 2015
Il capitalismo nella sua agonia trascina il pianeta nella miseria economica, nella guerra e nella catastrofe ambientale. Tutti gli strumenti messi in atto per uscire dalla crisi sono fattori essi stessi di crisi. I tanto elogiati Quantitative Easing in USA, in Europa ed in Giappone hanno prodotto un oceano di liquidità usato nella speculazione finanziaria. La politica monetaria delle banche centrali appare sempre più per ciò che è: l’arte di tirare ad indovinare. Di fronte alla catastrofe inarrestabile c’è chi continua a illudersi che il capitalismo è migliorabile. Fra questi il riformismo ecologista. Il riformismo ecologista, al pari di quello socialdemocratico, ha una fede incrollabile sull’esistenza di una borghesia illuminata a cui fare affidamento. E’ bastato che ‘zio Tom’ Obama annunciasse una spruzzatina di “green economy”, che il riformismo ecologista, insieme alla redazione del Manifesto, annunciasse una nuova era. Sotto Obama c’è stato il più grande attacco alla classe dei salariati statunitensi e nel nome di Roosevelt sono state liquidate quelle conquiste strappate con lotte eroiche negli anni trenta. Sul piano interno Obama ha proseguito, intensificandola, la politica liberticida di Bush; Obama si è distinto, prima, nella repressione del movimento ‘Occupy Wall Street’ e, dopo, in quella del movimento di lotta del proletariato afroamericano dopo l’assassinio di Ferguson. Sul piano internazionale Obama presentò, il 6 di gennaio del 2012, il documento dal titolo Sustaining US Global Leadership. Nel corso di quella presentazione Obama insistette sul fatto che nonostante alcuni tagli, il bilancio della difesa sarebbe cresciuto e sarebbe rimasto più alto di quello degli altri dieci maggiori paesi messi insieme; annunciò lo spostamento del 60% della flotta militare USA nell’Oceano Indiano e nel Mar Meridionale della Cina e il piano di guerra contro la Cina, AIR-Sea-Battle.
Non si tratta di cambiare ‘cambiare modelli di sviluppo ’ si tratta di rovesciare il capitalismo. Nel capitalismo tutto ciò che serve per estrarre plusvalore, per realizzare in profitto, costituisce un costo. Pr questa ragione l’applicazione della scienza galileiana alla produzione nel capitalismo è limitata dai vincoli posti dalla quantità di plusvalore necessario per far ripartire l’accumulazione. I capitalisti non applicano nessuna delle tecniche disinquinanti perché è un costo che non possono permettersi e questo è il limite invalicabile del capitalismo. Non esistono lotte parziali contro gli effetti prodotti dagli inquinatori e dal loro stato. La lotta contro l’inquinamento è parte della lotta per la conquista del potere e della Rivoluzione Socialista Mondiale. Questo è l’ordine delle questioni per la maggioranza della popolazione mondiale, però per il riformismo ecologista il nemico è l’ ‘industrialismo’. Ciò è fuorviante e non contribuisce a far evolvere la coscienza politica della classe operaia per il rovesciamento del capitalismo, anzi la blocca. L’ ‘industrialismo’ è una vuota astrazione, esistono rapporti sociali di produzione che ostacolano lo sviluppo delle forze produttive. Con il coltello sono stati commessi crimini atroci ma, anche, con il coltello le classi oppresse si sono liberate dagli oppressori. Le menti non dialettiche sono terrorizzate dalla contraddizione e si rifugiano o nell’ intellettualismo astratto o nella filosofia irrazionalistica che indica nella ‘Tecnica’ la causa dell’alienazione. Chi ragiona così fa un’apologia indiretta del capitalismo perché non dice chiaro e tondo che è questo sistema il nemico dell’umanità. Il riformismo ecologista ha fatto proprie le tesi della decrescita, un miscuglio d’anarchismo, d’anticapitalismo, e di malthusianesimo. Partendo dall’affermazione che le risorse umane sono limitate e che la produzione si accresce senza tener conto di questi limiti, la decrescita predica la lotta contro la crescita economica, contro il consumo delle masse e lo sviluppo della tecnica. La ricetta dei filosofastri della decrescita: il ritorno all’artigianato, alla produzione locale e alla vita in campagna. Le vecchie idee di Proudhon, ma non di Buenaventura Durruti e di Francisco Ascaso. La crisi inarrestabile del capitalismo e l’offensiva della borghesia che ha drasticamente ridotto, il già storicamente ridotto, consumo delle masse, rende particolarmente odiosa quest’ideologia.
Se si vuole eliminare la sozzura creata dal sistema capitalistico bisogna rovesciarlo e dar vita a un potere rivoluzionario, l’unico che può agire in modo efficace e veloce, innanzitutto, mandando in galera gli inquinatori per soddisfare la sete di giustizia di coloro che sono stati colpiti dai tumori nell’area di P.Torres e nell’area del Sulcis- Iglesiente. La prima grande bonifica è la galera per gli inquinatori, questo deve essere il primo punto della piattaforma, altrimenti si fanno solo delle chiacchiere. Abolendo la logica dell’estrazione del plusvalore e del profitto si può fare industria senza inquinare; si può ricostruire l’intero sistema dei trasporti; si può dar vita ad una urbanizzazione in cui gli esseri umani conquistino la loro umanità, eliminando le megalopoli e riorganizzando il rapporto città-campagna secondo il soddisfacimento dei bisogni.
Dobbiamo impedire la costruzione del V gruppo a carbone. Per vincere ci vuole il numero, la forza, una direzione politica realista e avere fiducia nell’azione indipendente delle masse. Perciò riteniamo che appellarsi all’enciclica sull’ambiente del capo dei papisti, o alle “buone leggi” del direttorio di Bruxelles non aiuta a costruire il movimento di lotta per bloccare la costrizione del V gruppo a carbone. Non s’illudono le masse con l’indicare dei ‘salvatori’. L’abbaglio che tutta la pseudo sinistra piccolo borghese ha preso su Soru, non è ancora servito da lezione. Per quale ragione la classe operaia e le masse popolari non possono battersi contro gli inquinatori? E’ un errore pesante quello di confondere la codardia e il servilismo della burocrazia di CGIL, CISL e Uil con la classe operaia. Oggi fra le masse è diffusa la conoscenza della catastrofe ambientale, la Sesta Catastrofe. E allora che fare per impedire il V gruppo della centrale a carbone? Organizzare una campagna per mobilitare le masse dei nostri paesi e i lavoratori dell’E.ON per:
-la galera per gli inquinatori,
-l’espropriazione di E.ON,
-un piano di occupazione per le bonifiche, per la ristrutturazione delle strade, dei centri storici e per la riforestazione con salari dignitosi
Solo unificando la lotta contro l’inquinamento e contro la disoccupazione si possono mobilitare le masse in modo indipendente. In modo indipendente significa senza la presenza dei politicanti di ogni ordine e grado. Di fronte alle masse la loro assenza è garanzia di serietà e onestà.