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Crisi, autonomia e sindacato: un contributo per una prospettiva di classe e anticapitalista dell'opposizione CGIL.
18 Settembre 2015
Questo contributo è stato presentato nel gennaio 2015 per il seminario nazionale dell’Area OpposizioneCGIL, firmato da Luca Scacchi e Franco Grisolia, compagni dell’esecutivo nazionale di quell’area e del CC del PCL.
In un’area sindacale plurale (con diverse sensibilità, impostazioni e linguaggi), questo contributo si propone di concorrere alla costruzione di campo di confronto comune, presentando una riflessione che aiuti ad approfondire la discussione e ad articolare collettivamente l’elaborazione.
Il 17° congresso della CGIL si è chiuso con la costituzione della nostra area di opposizione. Non era una conclusione scontata. L’assemblea congressuale di Rimini si era infatti aperta con la nostra denuncia sul furto di democrazia. Non segnalavamo la “scontata” sperequazione tra una maggioranza con migliaia di funzionari e i nostri pochissimi distacchi, ma una palese manipolazione dei dati. Ad esempio a Trieste, dove “avevano votato” più di mille pensionati in Croazia e Slovenia, moltissimi con più di 90 anni, alcuni persino morti! “Avevano votato” più a Napoli che a Milano, a Palermo più che a Torino, a Caserta più che a Brescia: piccole realtà con partecipazione “bulgare”, quando strutture storiche avevano registrato partecipazioni molto inferiori. Dove si era “partecipato”, abbondavano i 100% di votanti, tutti al primo documento e tutti contro gli emendamenti! Il nostro risultato era stato quindi schiacciato ben sotto al 3% quando, al netto delle manipolazioni più evidenti, si era presumibilmente collocato sul 5-7%. Come erano stati compressi gli emendamenti “critici”. In questo quadro, in alcuni congressi di categoria ed in alcuni territori eravamo stati esclusi dai direttivi (FILT, FILCAMS, Firenze, Calabria, ecc). Così sembrava si potesse concludere anche il congresso nazionale, dove la gestione di Scudiere preannunciava la nostra marginalizzazione: obbligo del 3% per presentare liste al Direttivo, esclusione dagli organismi collaterali e annuncio di una conferenza in tempi brevi per modificare il quadro organizzativo, l’autonomia delle categorie, le regole interne. Ma se la maggioranza voleva imporre le proprie scelte, anche un po’ “con le spicce”, ha trovato una resistenza maggiore del previsto nelle aree critiche (il risultato della seconda lista, che riuniva landiniani, exCgilchevogliamo e metà di Lavorosocietà), nella determinazione del nostro documento (presidio, appello al congresso per le firme, ecc), nelle perplessità di una parte della stessa maggioranza (intervento di Colla, segretario dell’Emilia, nella lunga pantomima finale sulla votazioni delle commissioni). E quindi alla fine Camusso è uscita dal congresso più debole di prima.
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